Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Gli Hezbollah si fanno scudo di donne e bambini finalmente l'Onu accusa i terroristi
Testata: Corriere della Sera Data: 25 luglio 2006 Pagina: 6 Autore: Davide Frattini Titolo: «Israele vanza nel sud, il dramma dei civili»
Dal CORRIERE della SERA del 25 luglio 2006:
GERUSALEMME — «Restituite il piede del soldato ferito o raderanno al suolo Nablus». L'invocazione dei leader di Hamas e di Fatah ai miliziani è stata raccontata da un ufficiale israeliano a Nahum Barnea, prima firma di Yediot Ahronoth. Che attraverso l'episodio vuol far capire uno degli obiettivi strategici della guerra. A nord e a sud, in Libano e nei territori palestinesi: ristabilire il potere di deterrenza dell'esercito. Così lo Stato Maggiore fa filtrare — per poi smentire — l'indiscrezione che il generale Dan Halutz avrebbe ordinato «di abbattere 10 palazzi a Beirut per ogni razzo che cade sulle nostre case». Così i comandanti di Tsahal vogliono conquistare Bint Jbeil anche per infliggere all'Hezbollah una sconfitta nella città dove Hassan Nasrallah aveva tenuto un discorso trionfale dopo il ritiro nel maggio 2000 e aveva definito la società israeliana «fragile come una ragnatela». I commando delle forze speciali sono penetrati fino alla periferia di Bint Jbeil, due chilometri all'interno del confine, un tank è stato centrato dalle granate dei miliziani. Due militari sono stati uccisi, una quindicina feriti, 5 di loro forse da fuoco amico. I soldati hanno preso due prigionieri. Due piloti sono morti, quando il loro elicottero è precipitato sulla frontiera. I combattenti sciiti hanno rivendicato l'abbattimento, i portavoce dell'aviazione hanno parlato di un problema tecnico. Un proiettile sparato da un tank israeliano ha colpito una postazione Onu, ferendo 4 caschi blu ghanesi. Numerosi civili — scrive l'Ansa — sarebbero rimasti sotto le macerie delle case bombardate. Jan Egeland, capo della missione umanitaria Onu che aveva attaccato Israele per l'uso sproporzionato della forza, ha accusato ieri i miliziani dell'Hezbollah «di nascondersi vigliaccamente tra donne e bambini, causando la morte di molti civili». «Stiamo avanzando — spiega il generale Alon Friedman — e l'offensiva dovrebbe continuare per almeno dieci giorni, se vogliamo raggiungere gli obiettivi». Obiettivi che il capo di Stato Maggiore Halutz sembra ridimensionare. «Non riusciremo a estirpare fino all'ultimo razzo. Il nostro ruolo è fornire al governo le condizioni migliori per una soluzione politica». Strategia confermata da Avi Dichter, ex capo dei servizi segreti ora ministro della Sicurezza pubblica, quando dice «non vogliamo smantellare Hezbollah, vogliamo essere sicuri che i fondamentalisti non pensino neppure ad attaccarci ancora». Da Teheran, Hossein Safiadin, rappresentante in Iran dell'organizzazione sciita, ripete le minacce di Nasrallah: «Renderemo Israele un posto dove non è sicuro vivere». Ieri oltre ottanta Katiuscia sono caduti sul nord di Israele, ferendo una cinquantina di persone. A Gaza, sei palestinesi sono morti (tra loro due bambini di 5 e 11 anni), centrati dai proiettili che l'artiglieria di Tsahal spara per colpire i miliziani che si preparano a lanciare i Qassam.
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