Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Israele accetta l'apertura di un corridoio umanitario per i profughi libanesi mentre Kofi Annan condanna la "sproporzione" della sua autodifesa e non nomina il terrorismo
Testata: Corriere della Sera Data: 21 luglio 2006 Pagina: 5 Autore: Maurizio Caprara Titolo: «Un corridoio per i profughi Arriva anche il sì di Olmert»
Dal CORRIERE della SERA del 21 luglio 2006:
ROMA — Lo aveva chiesto mercoledì sera in Vaticano Saad Hariri, capo del partito Future mouvement e figlio del premier libanese Rafik ammazzato con un'autobomba nel 2005. Lo voleva la Francia. Ieri hanno rilanciato la richiesta il Papa, il segretario generale dell'Onu Kofi Annan, la Commissione europea, governi come quello italiano che fa sapere di essere pronto a contribuire a realizzarli. In serata, il primo ministro israeliano Ehud Olmert ha accettato: nel Libano tormentato dalla guerra, potranno essere aperti «corridoi umanitari» per ridurre le sofferenze dei civili coinvolti in vari modi negli effetti dei bombardamenti. Cinquecentomila persone, secondo Annan, e «destinate a raddoppiare presto, visto che ogni giorno il conflitto diventa sempre più violento». Il primo corridoio al riparo da attacchi, e finora di altri si parla poco, è previsto tra Cipro e il Libano. Secondo fonti di Gerusalemme, sarà garantito dalla Marina israeliana. Servirà per portare cibo e medicine dall'isola alla terraferma. In senso inverso, per evacuare stranieri. La Francia potrebbe avere un ruolo nell'organizzazione. Nell'incontrare Hariri, ricevuto prima da Romano Prodi, il titolare della Farnesina Massimo D'Alema ha definito l'Italia pronta a collaborare, senza escludere una propria visita a Beirut. «Il popolo libanese non è il nostro nemico e agiremo con la comunità internazionale per accelerare l'arrivo degli aiuti», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Gerusalemme, Mark Regev. Guerra in Medio Oriente, contrasti al Palazzo di Vetro. A New York, Annan e l'ambasciatore di Israele Dan Gillerman si sono ritrovati su posizioni divergenti. In Consiglio di sicurezza il ghanese con la carica più alta nell'Onu, pur riconoscendo il suo diritto alla difesa, ha attribuito allo Stato ebraico «un uso eccessivo della forza». Ad Hezbollah ha rivolto l'accusa di tenere «un'intera nazione in ostaggio». «Le azioni belliche di Israele in Libano hanno impedito l'accesso della missione di osservazione dell'Onu e le operazioni umanitarie», ha detto Annan. «Senza la citazione del terrorismo non c'è soluzione. Se si vuole porre fine al terrore bisogna chiamare in causa Siria e Iran», il commento di Gillerman. In tv l'ambasciatore americano John Bolton, intenzionato a dar tempo a Olmert di indebolire Hezbollah, ha sostenuto che da parte di Israele l'uso della forza non è eccessivo. Che le vittime civili ci siano è un fatto. «Tornato in Libano, l'autista di uno dei pullman che hanno accompagnato in Siria gli italiani evacuati è morto. Una bomba di Israele ha colpito l'autobus», riferisce al Corriere il viceministro degli Esteri Ugo Intini. Affinché «cessi immediatamente il fuoco tra le parti», il Papa ha indetto per domenica una «speciale giornata di preghiera». Un invito per «tutti i credenti».
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