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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - Il Foglio Rassegna Stampa
28.06.2006 Massimo D'Alema dice no a Israle nella Nato
e il sottosegretario Bobo Craxi invita a non distinguere tra aggressori e aggrediti

Testata:Corriere della Sera - Il Foglio
Autore: Maurizio Caprara - la redazione
Titolo: «Israele nella Nato Il gelo di D'Alema - Israele nella Nato»

No all'ipotesi di Israele nella Nato avanzata dal sottosegretario Vernetti. Impegnato a "riequilibrare" la politica italiana in senso filo-palestinese, il ministro degli Esteri Massimo D'Alema prende le distanze dalla coraggiosa iniziativa del politico della Margherita.
Ecco il testo della cronaca pubblica dal CORRIERE della SERA:
 

ROMA — Massimo D'Alema ha preso le distanze dall'idea di far entrare Israele nella Nato, sostenuta dal sottosegretario agli Esteri Gianni Vernetti, della Margherita, in un'intervista pubblicata ieri dal Corriere. Sollecitato da Dario Rivolta, di Forza Italia, che voleva conoscere il suo parere davanti alle commissioni competenti di Camera e Senato, il titolare della Farnesina ha detto che l'ipotesi «non è realistica» e che «neppure aiuterebbe una soluzione del conflitto» con i palestinesi, perché «rischierebbe di accentuare la separazione tra Israele e i suoi vicini». Disponibilità D'Alema l'ha manifestata per un'associazione di più Paesi dell'area, Stato ebraico compreso, ma «nel medio-lungo periodo».
Era da ore che l'idea faceva discutere. «Quella del collega Vernetti è una posizione imprudente», aveva dichiarato Bobo Craxi, altro sottosegretario agli Esteri. «La posizione di Vernetti rischia di emarginare ancora di più il popolo palestinese», la condanna del capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli.
«Qual è il modo migliore per rispondere alla minaccia nucleare iraniana che non includere Israele nella Nato?», chiedeva Vernetti. «Finalmente una voce fuori dal coro», l'apprezzamento di Marco Taradash, dei Riformatori liberali. Ma le riserve su Israele nell'Alleanza non state soltanto come quella di Iacopo Venier, Pdci («Un eccesso di amore per la Nato»). Lorenzo Forcieri, sottosegretario alla Difesa, ds moderato: «Comprometterebbe ciò che la Nato fa per i rapporti positivi con tutta l'area nel Dialogo Mediterraneo e nell'Istanbul
cooperation initiative,
volte a non darsi un carattere solo occidentale e militare». E Vernetti? «Resto convinto che è nostro interesse coinvolgere Israele, unica democrazia del Medio Oriente, in sistemi multilaterali. Con più integrazione con Europa e Occidente».

Di seguito, l'editoriale del FOGLIO in proposito:

Il sottosegretario agli Esteri Gianni Vernetti (Dl) intende proseguire sulla linea di amicizia con Israele che è stata centrale nella politica estera del governo precedente, rifiuta di mettere sullo stesso piano “l’unica democrazia del medio oriente” e l’Anp “in mano a un’organizzazione terroristica”. E’ evidente la polemica implicita con “l’equivicinanza” nei confronti di israeliani e palestinesi annunciata dal titolare del suo ministero, Massimo D’Alema. Vernetti espone anche un’idea personale che, confrontata con quelle esposte ad esempio dalla vice di D’Alema, Patrizia Sentinelli (Prc), che intende togliere i finanziamenti alle missioni militari per trasferirli alla cooperazione, mette in evidenza tensioni alla Farnesina. Vernetti sostiene che un deterrente efficace contro le minacce iraniane a Israele sarebbe l’inclusione dello stato ebraico nella Nato. L’idea è giusta e più realizzabile di quella dell’ingresso di Israele nell’Ue, da sempre caldeggiata dai radicali. D’Alema, però, la liquida come inverosimile al momento.
Il ministro degli Esteri dev’essere convinto che le relazioni internazionali si possano gestire con la ricerca di qualche frase ambigua – ieri per esempio ha invitato il Libano a riattivare i rapporti con la Siria, guastati dall’uccisione dell’ex premier Hariri – che possa essere interpretata in modo differente o persino opposto dai diversi interlocutori. Sulla missione in Afghanistan, a quanto pare, in una settimana D’Alema è passato dal sostenere l’esigenza di un rafforzamento della missione Nato all’accettazione delle richieste della sinistra radicale per una “discontinuità” rispetto all’impegno assunto dall’Italia nelle sedi internazionali, per poi tornare ieri a “la presenza a Kabul non si discute”. Dire una cosa a Washington e un’altra a Roma è il modo più sicuro per rendersi inaffidabili sia là sia qui.
Se si trattasse solo della credibilità di D’Alema, sarebbero fatti suoi e dei suoi sostenitori. Si tratta invece dell’attendibilità dell’Italia, che non può non soffrire di un ministero degli Esteri in cui si dice di tutto e il contrario di tutto.

Pubblichiamo anche il comunicato stampa di Bobo Craxi in merito alle dichiarazioni di Vernetti. Un testo che ci fa pensare "tale padre, tale il figlio".
Se Bettino Craxi sottrasse alla giustiziail mandante del sequestro dell'Achille Lauro e dell'omicidio razzista di Leon Klinghoffer, Bobo ci spiega che ne Medio Oriente non bisogna cercare di distinguere tra "buoni"e  "cattivi".
Terrorismo, totalitarismo e antisemitismo da un  lato, democrazia, libertà e legittima difesa dall'altro per lui pari sono.
Ecco il testo:

 
“Quella del collega Vernetti è una posizione imprudente, che non corrisponde alla politica generale del centro-sinistra, al suo programma e all’orientamento complessivo delle alleanze di cui l’Italia fa parte, Unione europea compresa”. “Io credo, ed è questo un mio parere personale, che non si debba osservare la complessa questione mediorientale dividendo quell’area tra ‘buoni’ e ‘cattivi’. Dobbiamo, invece, tutti lavorare per far prevalere le ragioni del dialogo e della pace anche in queste ore drammatiche”. Roma, 27 giugno 2006

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