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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa - La Repubblica - Informazione Corretta Rassegna Stampa
01.06.2006 Il Papa ricorda la Shoah e condanna l'antisemitismo
parlando durante l'udienza generale tiene conto delle critiche al suo discorso pronunciato ad Auschwitz

Testata:La Stampa - La Repubblica - Informazione Corretta
Autore: Marco Tosatti - Marco Politi - Deborah Fait
Titolo: «Auschwitz tragedia ebraica - Ratzinger:"mai più antisemitismo" - Guai a dimenticarli»

Da La STAMPA di giovedì 1 giugno 2006, una cronaca di Marco Tosatti: 

Benedetto XVI prende atto - con sorpresa, secondo fonti affidabili - delle polemiche nate dopo la sua visita ad Auschwitz, e fa un passo; non per correggere i punti più discussi del suo testo, ma per completarli, con sottolineature che, nelle intenzioni, vorrebbero placare alcune sensibilità ebraiche. Naturalmente non si tratta di un gesto casuale; è il frutto di una riflessione sulle reazioni, che ha coinvolto il Pontefice e i suoi più stretti collaboratori. E non solo. Papa Ratzinger vorrebbe recarsi in Terrasanta l’anno prossimo. Un’intenzione a lungo coltivata; fra l’altro, polemiche su Auschwitz a parte, è noto l’interesse teologico, e l’apprezzamento che Joseph Ratzinger ha per il mondo ebraico, testimoniato sin dai primissimi passi del suo pontificato: per la prima volta nella storia il rabbino capo di Roma è stato invitato alla cerimonia di inaugurazione della sua missione da Papa.
Quindi un viaggio nei luoghi dell’Antico e del Nuovo Testamento è fra le sue priorità; e Shimon Peres, in visita qualche mese fa in Vaticano, lo ha annunciato pubblicamente per la prima metà del 2007. La Chiesa locale, che vive i problemi quotidiani e l’esasperazione della gente (il Muro, la stretta economica, e tutte le altre difficoltà) non è altrettanto favorevole. In questa tensione si è inserita l’ondata di polemiche seguita al viaggio del Papa ad Auschwitz.
«Proprio in quel luogo tristemente noto in tutto il mondo ho voluto sostare prima di far ritorno a Roma - ha detto ieri Benedetto XVI -. Nel campo di Auschwitz-Birkenau, come in altri simili campi, Hitler fece sterminare oltre sei milioni di ebrei. Ad Auschwitz-Birkenau morirono anche circa 150.000 polacchi e decine di migliaia di uomini e donne di altre nazionalità». In queste prime righe sono presenti già due elementi che vanno a «integrare» o «completare», ma non «correggere», secondo quanto ci è stato detto nei Palazzi Apostolici, il testo pronunciato, in italiano, domenica pomeriggio in quel luogo di orrore. La citazione delle cifre è importante. Domenica pomeriggio Benedetto XVI aveva fatto memoria delle lapidi che ricordano le vittime del lager; in particolare aveva ricordato ebrei, polacchi, Sinti e Rom, e russi. In una certa misura aveva posto sullo stesso piano tutti gli sventurati popoli protagonisti dell’eccidio.
Ieri, invece, ha numericamente confermato l’eccezionalità del tributo di sangue ebraico, rispetto alle altre nazionalità; e sa bene quanto l’«unicità» della Shoah sia difesa a spada tratta da una larga parte dell’ebraismo mondiale. «Di fronte all’orrore di Auschwitz non c’è altra risposta che la Croce di Cristo: l’Amore sceso fino in fondo all’abisso del male, per salvare l’uomo alla radice, dove la sua libertà può ribellarsi a Dio», ha continuato il Pontefice; e ha continuato così: «Non dimentichi l’odierna umanità Auschwitz e le altre "fabbriche di morte" nelle quali il regime nazista ha tentato di eliminare Dio per prendere il suo posto! Non ceda alla tentazione dell’odio razziale, che è all’origine delle peggiori forme di antisemitismo»!
L’assenza del termine «antisemitismo» nelle parole pronunciate in Polonia da papa Ratzinger era stata notata; e la sua inclusione nel discorso di ieri appare come un segno di sensibilità verso la battaglia che il mondo ebraico conduce ovunque per richiamare l’attenzione su forme nascenti di odio razziale. Così come l’invito agli uomini di oggi a non dimenticare Auschwitz, diventato il luogo simbolo del male supremo, è certamente in consonanza con il comune sentire della comunità ebraica.
Ma il Vaticano è rimasto sorpreso. E ieri il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, ha detto che «le critiche rivolte al discorso di Papa Benedetto XVI ad Auschwitz sono assolutamente ingiuste». Kasper è considerato un uomo del dialogo; e la sua reazione assume perciò un valore particolare. «Un Papa tedesco che va ad Auschwitz - ha detto - è un cammino molto molto difficile. Chi ha visto il suo volto in quel momento capisce cosa voglio dire. Fare un discorso in quel luogo per lui era molto difficile, ma non poteva tacere. Perciò è essenziale ciò che ha detto, non ciò che non ha detto».

Da La REPUBBLICA, quella di Marco Politi:

CITTÀ DEL VATICANO - Papa Ratzinger fa l´errata corrige al suo discorso pronunciato ad Auschwitz, dove non aveva mai menzionato la parola «antisemitismo», suscitando irritazione negli ambienti ebraici, disagio in settori del cattolicesimo, interrogativi nel mondo laico.
Durante l´udienza generale il pontefice ha ricordato che «nel campo di Auschwitz-Birkenau, come in altri simili campi, Hitler fece sterminare oltre sei milioni di ebrei». Confermando implicitamente la centralità di Auschwitz nel programma nazista di cancellazione del popolo ebraico, Benedetto XVI ha aggiunto che nel lager morirono «anche circa 150.000 polacchi e decine di migliaia di uomini e donne di altre nazionalità».
Domenica ad Auschwitz, invece, il Papa aveva citato Giovanni Paolo II mettendo l´accento sui sei milioni di polacchi uccisi durante la guerra (ma gli era stato fatto notare da parte ebraica che ben tre milioni erano ebrei). Ieri Benedetto XVI ha esclamato: «Non dimentichi l´odierna umanità Auschwitz e le altre "fabbriche di morte" nelle quali il regime nazista ha tentato di eliminare Dio per prendere il suo posto! Non ceda alla tentazione dell´odio razziale, che è all´origine delle peggiori forme di antisemitismo! Tornino gli uomini a riconoscere che Dio è Padre di tutti e tutti ci chiama in Cristo a costruire insieme un mondo di giustizia, di verità e di pace!».
Il pontefice ha concluso con un´appassionata esortazione: «Tutti i cristiani devono sentirsi impegnati a rendere testimonianza per evitare che l´umanità del terzo millennio possa conoscere ancora orrori simili a quelli tragicamente evocati dal campo di sterminio di Auschwitz - Birkenau».
La correzione di rotta di Ratzinger rende ancora più incomprensibili le ragioni per cui nel lager ha evitato di menzionare l´antisemitismo e ha inserito la parola Shoah solo all´ultimo momento.
Fra i motivi ha certamente giocato l´atteggiamento dell´episcopato polacco, che in vista del viaggio papale in Polonia non deve avere sensibilizzato il pontefice sull´urgenza di condannare l´antisemitismo di ieri e di oggi. Ma Josef Ratzinger non aveva bisogno di essere allertato. Nel 1998 - quando lui era prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede - Giovanni Paolo II aveva firmato un documento sulla Shoah, definendola una «macchia indelebile» del XX secolo e deplorando «errori e colpe dei figli della Chiesa». Lo stesso Wojtyla nel 2000 aveva pronunciato un solenne mea culpa a proposito del peccato di antisemitismo.
La correzione di rotta dimostra che Benedetto XVI è attento all´opinione pubblica e non ha seguito l´atteggiamento dei media ufficiali cattolici, che hanno reagito con sufficienza alle critiche. Senza l´integrazione di ieri papa Ratzinger rischiava di riportare tutta la questione indietro di mezzo secolo. Pochi giorni prima della sua morte Giovanni XXIII aveva composto, infatti, una preghiera in cui, precorrendo di quarant´anni Wojtyla, affermava rivolto a Dio: «Perdonaci per la maledizione che abbiamo ingiustamente attribuita al loro nome di Ebrei. Perdonaci per averTi una seconda volta crocifisso in essi, nella loro carne, perché non sapevamo quello che facevamo».
Ieri, inaugurando la nuova libreria Dehoniana accanto al Vaticano, il cardinale Kasper ha sottolineato che «non esiste una responsabilità collettiva del popolo tedesco sullo sterminio degli ebrei, ma non esiste nemmeno una assoluzione collettiva».
Benedetto XVI guarda ora avanti. A novembre incontrerà a Istanbul il patriarca ecumenico Bartolomeo I e voci insistenti dal Vaticano indicano che entro il 2007 vi sarà finalmente il vertice con il patriarca Alessio II di tutte le Russie.

Di seguito, un commento di Deborah Fait sulla vicenda :

Il discorso di Benedetto XVI ad Auschwitz ha deluso un po' tutti e probabilmente se ne e' reso conto lui stesso poiche' mercoledi' a San Pietro ha corretto il tiro. 

Ad Auschwitz aveva parlato di sei milioni di polacchi uccisi dal nazismo, a Roma ha rettificato in sei milioni di ebrei. Probabilmente il dovere di ospitalita' lo aveva condizionato e aveva voluto accontentare i polacchi che da decenni stanno cercando di cancellare la parola "ebreo" dalle varie targhe che si trovano nei  campi di sterminio per sostituirla con "persone" o addirittura con "polacchi".
Certamente, il popolo polacco ha sofferto moltissimo durante il nazismo  ma questo stesso popolo ha consegnato gli ebrei ai nazisti su un piatto d'argento. Tre milioni di ebrei che vivevano negli stetl della Polonia, sono stati raccolti tra gli sputi della gente e portati a morire nelle fosse comuni e nei lager. Chi riusciva a scappare e chiedeva asilo veniva scacciato, chi riusciva a nascondersi veniva tradito. Gli ebrei polacchi sono stati braccati dai loro connazionali "gentili" e consegnati al Mostro nazista senza pieta'.
Adesso vogliono costruirsi una verginita' ma a Oswieczin pioveva cenere, la cenere che usciva dai camini e arrivva fino  al centro abitato vicino al lager. Pioveva la cenere di milioni di ebrei e si sentiva la puzza della carne bruciata quindi non potevano non sapere, non vedere, non sentire.
Quando il Papa ha  varcato  il cancello di Auschwitz , quando quella figura bianca colle mani giunte, e' entrata  in quello che resta oggi dell'inferno di ieri, mi e' corso un brivido giu' per la schiena perche' per un momento ho visto intorno a lui la morte, le anime di quelli passati per i camini che lo fissavano in silenzio. Milioni di occhi senza piu' dolore.
Probabilmente anche lui ha avvertito quelle presenze mute perche' ad Auschwitz e' la prima cosa che ti prende alla gola, li senti, sono la' , insepolti, che aleggiano nell'aria. Deve averli sentiti intorno a se' perche' a un certo momento del suo discorso ha quasi gridato "Dove era D*o? Perche' e' rimasto in silenzio?".
D*o non c'era ad Auschwitz, Santo Padre, D*o non c'era, la' viveva il demonio, il Male, la Morte.
Non avrebbe dovuto chiedere dove era D*O, avrebbe dovuto chiedere dove era il Mondo!
Il mondo che e' rimasto in silenzio, il mondo che vedeva passare i vagoni, il mondo che sentiva gli ebrei gridare, piangere, il mondo che leggeva i bigliettini che riuscivano a far volare fuori dai buchi, sulle rotaie, bigliettini che chiedevano aiuto, che salutavano i propri cari. Il mondo che e' rimasto in silenzio quando sparivano i bambini dalle scuole, i professori dalle universita', i vicini di casa.
Dove era il mondo! E dove era la Chiesa. E dove erano i Grandi delle Nazioni! E dove era la Croce Rossa! Questo avrebbe dovuto chiedere Il Papa perche' D*o ad Auschwitz e' morto con i bambini sezionati vivi, con le pance tagliate delle madri, con i feti mangiati dai cani, con quel bambino di 13 anni impiccato perche' voleva scappare. D*o e' morto la' sulla "rampa degli ebrei" quando il primissimo carico e' arrivato e mandato subito al gas perche' il 95% finiva al gas, gli altri morivano  di fame e di torure.
E allora lasciamo stare D*o, Santo Padre, e responsabilizziamo il mondo vigliacco che non e' stato capace di ribellarsi al Mostro. Non e' giusto far ricadere su D*o le colpe e l'indifferenza del mondo.
Come scrive Andre' Schwarz Bart nel suo libro L'Ultimo dei Giiusti, sia lodato l'Eterno:
E lodato. Auschwitz. Sia. Maidaneck. L'Eterno. Treblinka. E lodato. Buchenwald. Sia. Mauthausen. L'Eterno. Belzec. E lodato. Sobibor. Sia. Chelmno. L'Eterno. Ponary. E lodato. Theresienstadt. Sia. Varsavia. L'Eterno. Vilno. E lodato. Skarzysko. Sia. Bergen-Belsen. L'Eterno. Janow. E lodato. Dora. Sia. Neuengamme. L'Eterno. Pustkow.
E lodato sia....
Anche se scoppia il cuore ricordiamo e benediciamo i tanti David, Sarah, Rivkele, Jona,  morti sei milioni di volte.
Guai a dimenticarli specialmente oggi che sta rinascendo il nazismo sotto altre forme e sotto altri cieli, il nazismo che nega e che vuole ritentare.
Guai a chiamarli semplicemente "persone" perche' erano ebrei e furono ammazzati soltanto perche' erano ebrei.
Guai a dimenticarli.

Deborah Fait

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