Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Terrorismo: si teme per la vita di Abu Mazen che intanto si propone a Israele come interlocutore per un negoziato
Testata: La Stampa Data: 16 maggio 2006 Pagina: 0 Autore: Aldo Baquis Titolo: «Abu Mazen chiede a Israele di tornare al tavolo del negoziato»
Una cronaca di Aldo Baquis dalla STAMPA di martedì 16 maggio 2006:
Nella Giornata della Naqba (la «catastrofe», cioè la fondazione dello stato di Israele, avvenuta il 15 maggio 1948) il presidente palestinese Abu Mazen ha preferito guardare al futuro, piuttosto che al passato. Ad Israele ha consigliato di tornare al tavolo dei negoziati; a Hamas ha suggerito di riconoscere Israele e tutti gli impegni assunti dall'Anp; ai gruppi armati della intifada ha intimato di cessare i lanci di razzi sul Neghev; e rivolto alla comunità internazionale, ha invocato la fine dell'assedio economico che strema la economia dei Territori. Malgrado il clima di forte tensione che si avvertiva ieri nei Territori (per la uccisione avvenuta il giorno precedente nella zona di Jenin di diversi miliziani fra cui uno dei comandanti militari della Jihad islamica) Abu Mazen ha scelto toni pacati. Fra le righe, ha delicatamente indicato a Hamas la via di ritorno dalle posizioni massimaliste su cui si è arroccato: la adozione della iniziativa di pace del Vertice arabo di Beirut (2002) che prevede, una volta concordato il ritiro israeliano alle linee del 1967 e una equa soluzione della questione dei profughi, una normalizzazione di tutto il mondo arabo delle relazioni con Israele. Una prospettiva inaccettabile, per il governo di Ismail Haniyeh, che al massimo offre una tregua di lunga durata. Al premier israeliano Ehud Olmert, che la settimana prossima sarà a Washington dal presidente George Bush, Abu Mazen ha assicurato che esiste un partner palestinese di pace e che non è dunque il caso di procedere lungo una strada fatta di mosse israeliane unilaterali. Due settimane fa Abu Mazen ha detto ad un esponente politico israeliano che è possibile raggiungere in sei mesi un accordo schematico di pace, che potrebbe poi essere sottoposto ad un referendum nei Territori. Se l'esito fosse positivo il governo Hamas dovrebbe ratificarlo, oppure dimettersi. Ma in questa fase critica la vita del presidente potrebbe essere in pericolo. Alcune settimane fa un tunnel è stato scoperto non lontano dalla sua residenza di Gaza: forse era destinato ad essere riempito di esplosivi. Il nervosismo, attorno alla persona del Rais è grande. I sistemi di protezione sono stati rafforzati. Si teme un attentato della Jihad islamica, ha scritto ieri il quotidiano Haaretz. Ma i dirigenti di quella organizzazione hanno commentato che si tratta di notizie infondate, create ad arte da Israele per confondere la opinione pubblica palestinese.
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