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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Repubblica - Il Giornale - Corriere della Sera - La Stampa - Il Messaggero - L'Unità Rassegna Stampa
15.05.2006 La vignetta di Liberazione indigna le comunità ebraiche italiane e Israele
quotidiani a confronto

Testata:La Repubblica - Il Giornale - Corriere della Sera - La Stampa - Il Messaggero - L'Unità
Autore: Silvia Buzzanca - Emanuela Fontana - Gian Guido Vecchi
Titolo: «La comunità ebraica a Rifondazione: condanni la vignetta sul lager - Gli ebrei: Bertinotti ripari l'offesa della vignetta - Morpurgo: D'Alema e Asor Rosa ministri? Nessun pregiudizio, ma vogliamo garanzie»

Su La REPUBBLICA  Silvia Buzzanca ,  a pagina 17,  firma un articolo sulla polemica, iniziata da Informazione Corretta, circa la vignetta antisemita pubblicata da LIBERAZIONE.
Ecco il testo:

ROMA - «Questa vignetta apparsa su Liberazione è emblematica dell´atteggiamento di una certa sinistra nei confronti della comunità ebraica e del rapporto speciale che ci lega ad Israele». Claudio Morpurgo, presidente dell´Unione delle comunità ebraiche italiane, esprime tutta la sua preoccupazione per il disegno, firmato Apicella, apparso venerdì sul quotidiano di Rifondazione comunista. Un lungo muro, filo spinato, un cancello e sopra la scritta "la fame rende liberi". Evidenti richiami da un lato alla barriera che Israele sta costruendo e dall´altro alla scritta "Il lavoro rende liberi" che campeggiava all´ingresso del lager nazista di Auschwitz.
Assonanze e accostamenti che hanno presto varcato i confini dell´Italia. Ieri il quotidiano Yediot Ahronot ha descritto "indignato" Ehud Gol, ambasciatore israeliano in Italia, e ha riferito le proteste di alcuni membri di sinistra della Knesset, il parlamento israeliano. Secondo il giornale, sono molti a Tel Aviv a chiedersi perché Fausto Bertinotti taccia su quello che il quotidiano considera «antisemitismo oltraggioso». Una condanna richiesta anche da Informazionecorretta.com, un sito italiano espressione di una parte del mondo ebraico. Su una pagina c´è infatti un appello al presidente della Camera a pronunciarsi. Altrimenti, si afferma, «il suo silenzio sarebbe complicità, tanto più grave data la sua alta carica istituzionale. Lei ha il dovere di formulare una chiara condanna».
Il giornale israeliano parla anche di una richiesta di dimissioni di Piero Sansonetti, direttore di Liberazione, che sarebbe stata avanzata da Yasha Reibman, portavoce della comunità milanese. «Il problema non sono le dimissioni del direttore di Liberazione che personalmente non chiedo - spiega però Reibman -. Il problema è politico, si deve finalmente aprire quel processo per combattere la cultura dell´odio e della demonizzazione verso Israele». La preoccupazione e l´apprensione per questo caso, arriva comunque anche da sinistra. Furio Colombo, senatore dell´Ulivo, insieme al collega deputato Emanuele Fiano di "Sinistra per Israele" ha scritto che «la vignetta comparsa su Liberazione è dolorosa e offensiva. Fa rivivere uno dei peggiori clichè contro gli ebrei: l´equiparazione dei carnefici con le vittime».
Una denuncia che non si ferma qui. Fiano, infatti vuole aprire un confronto politico con Rifondazione. «Ho intenzione - spiega il deputato - di incontrare Franco Giordano per iniziare un lavoro comune perché bisogna capire come possano accadere cose simili». Ovviamente, chiarisce Morpugno, «non è tutta la sinistra sotto accusa: lo è solo quella parte minoritaria che, per esempio, brucia le bandiere di Israele. Ma questo è un problema di tutta la sinistra. Devono marginalizzare queste frange. E chiediamo fatti anche al governo. A cominciare dal riconoscimento ad esistere dello Stato di Israele». Il caso però non scuote Sansonetti: «Non ho nulla da commentare - dice il direttore di Liberazione - perché è solo una vignetta. Sarebbe come se aprissimo un dibattito politico ogni giorno perché un giornale italiano rappresenta D´Alema con i baffetti alla Hitler». E sulla richiesta di un intervento di Bertinotti, Sansonetti taglia corto: «Non tocca al presidente della Camera fare il vigile che smista il traffico delle vignette».

Il GIORNALE pubblica a pagina 11 un articolo di Emanuela Fontana:

 C’è una reazione forte da Israele, ma anche un dibattito in Internet su quella che viene definita la prima mossa «oltraggiosa» della sinistra italiana al potere nei confronti del mondo ebraico. È partito tuttodaundisegno,unavignetta, che,comela cronaca recente ha dimostrato con la rivolta islamica contro le strisce anti- Maometto, può ferire e indignare più di un titolo. Venerdì 12 maggio sull’ultima pagina del quotidiano di Rifondazione Liberazione, Apicella ha illustrato la barriera di separazione in Cisgiordania con la scritta: «La fame rende liberi», che richiama «il lavoro rende liberi », posta all’ingresso del lager nazista di Auschwitz dalle SS. Ieri il quotidiano israeliano Yediot Ahronot ha titolatoun servizio sul caso-Liberazione «Antisemitismo oltraggioso». Il quotidiano israeliano sottolinea nell’articolo che la vignetta ha indignato l’ambasciatore in Italia Ehud Gol. Si aggiunge che da alcuni deputati della sinistra sono arrivate proteste, maci si «meraviglia» del silenzio del presidente della Camera e leader di Rifondazione Fausto Bertinotti. Ma anche in Italia è partita una dura condanna della vignetta: il portavoce dellacomunità ebraica di Milano, Yasha Reibman, secondo Yediot Ahronot chiede le dimissioni del direttore di Liberazione, Piero Sansonetti. Informazione Corretta, sito on-line vicino al mondo ebraico, ha preparato una lettera pre-confezionata da inviare al fax della presidenza della Camera, ossia al presidente Fausto Bertinotti: «Lei signor presidente dellaCamera - è scritto nel facsimile - non può rimanere in silenzio di fronte al paragone tra lo Stato di Israele e il Terzo Reich proposto da una vignetta pubblicata da Liberazione, il giornale del suo partito. Il suo silenzio sarebbe complicità, tanto più grave data la sua alta carica istituzionale. Lei ha il dovere - conclude la lettera - di formulare una chiara condanna ambienti viciniaIsraele si indignanoperunavignetta di Liberazione. Era successo anche l’8 marzo scorso, quando sempre Apicella aveva illustrato un’urnaconil simbolo di Rifondazione, la bandiera americana, stella di Davide e la tiara papale, le ultime tre a simboleggiare la sudditanza ai tre poteri di chi non vota a sinistra, secondol’interpretazione di alcuni cittadini che protestarono anche sul forum dell’Unità. Nel centrosinistra hanno attaccato il foglio del Prc in questi giorni solo i deputati dei ds Furio Colombo e Emanuele Fiano, di «Sinistra per Israele »: «La vignetta comparsa su Liberazione - hanno scritto i due onorevoli della Quercia - è dolorosa e offensiva. Fa rivivere uno dei peggiori clichè contro gli ebrei: l’equiparazione dei carnefici con le vittime. Chiude il dissenso politico nella prigione ferrea del pregiudizio ». È durissima la presa di posizione di Reibman,della comunità ebraica di Milano. Il punto, spiega, non è chiedere le dimissioni di Sansonetti. Il problema è «politico, si deve finalmente aprire quel processo - sostiene - per combattere la cultura dell’odio e della demonizzazione verso Israele. Fausto Bertinotti in quanto presidente della Camerae dirigente politico ha l’obbligo di intervenire e di esercitare la sua leadership. Il suo silenzio sarebbe un’ulteriore occasione persa». Liberazione, con la vignetta, «ha mostrato il ventre molle del pregiudizio antisemita che esiste inunaparte del centrosinistra e che da tempo denunciamo ».

Gian Guido Vecchi sul CORRIERE della SERA intervista sulla vicenda e sul futuro governo di centrosinistra il presidente delle Comunità ebraiche italiane, Claudio Morpurgo.
Ecco il testo:


Che ne dice?
«Che è ora di farla finita. Vignette simili sono pericolosissime e offendono noi ebrei italiani uno per uno». Claudio Morpurgo, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, soppesa le parole ma va diritto al punto: «C'è poco da fare, esprimono schemi antiisraeliani e profondamente antiebraici che non possono trovare spazio nella politica italiana. Dico, per le vignette su Maometto un ministro del vecchio governo si è dimesso...».
Furio Colombo dice che è tutta la sinistra a dover riflettere...
«Guardi, io direi che è tutta la società italiana a dover fare attenzione. Questa visione in realtà attacca quei valori che la cultura ebraica promuove, lo sforzo di costruire una società laica e multiculturale. Perciò chiediamo al governo impegni chiari nel suo programma, senza se e senza ma. A cominciare dalla politica estera e dall'università, dove si fanno nomi di Massimo D'Alema e Alberto Asor Rosa, mi pare...».
Siete preoccupati da questi nomi?
«Non è questo il punto, noi non ci schieriamo né ci permettiamo di esprimere giudizi sui nomi. Le stesse garanzie le avremmo chieste anche se avesse vinto il centrodestra, tendenze antiisraeliane e antisemite ci sono da tutte e due le parti. Del resto D'Alema lo abbiamo conosciuto e incontrato come premier, non siamo certo noi a dover dare la patente a un politico di quella caratura».
E allora?
«E allora, senza polemiche, chiediamo rassicurazioni. È noto che D'Alema, ad esempio, ha sempre impersonato una linea tendenzialmente filoaraba e filopalestinese. Ecco: noi domandiamo la garanzia che nel governo ci sia pieno sostegno all'esistenza dello Stato ebraico, azioni precise contro l'Iran di Ahmadinejad, una politica accorta e senza ambivalenze rispetto al governo di Hamas perché il dialogo è possibile solo con chi riconosce il diritto all'esistenza dell'interlocutore e combatte il terrorismo».
E l'università che c'entra?
«Il rapporto con Israele non dev'essere solo politico, con un punto sulla cartina geografica, ma un incontro tra società. Uno dei vincoli fondamentali è il mondo della università e della ricerca. Non dimentichiamo che in Europa ci sono stati atenei e accademici che volevano interrompere i rapporti con le università israeliane. Così anche ad Asor Rosa chiediamo impegni chiari: tanto più che lui stesso ha scritto un libro, La guerra, nel quale si parlava di "razza ebraica" e, quel che è peggio, si diceva che da "razza" perseguitata era diventata razza guerriera e persecutrice: ancora l'idea di Israele che fa agli arabi quello che gli ebrei avevano patito dai nazisti. E questo fa pensare».
Quando alcuni bruciarono la bandiera di Israele, ai margini del corteo milanese per il 25 Aprile, Prodi le telefonò.
«Sì, è stato molto gentile e mi ha garantito che avrebbe lavorato proprio per portare avanti le linee di politica estera che dicevo, introdurre i valori di laicità e multiculturalità. Ripeto: a noi, come parte della società civile, interessano i programmi. C'è anche la scuola, ad esempio: parlare di scuola pubblica laica significa rimuovere le posizioni di rendita antistoriche e assicurare concretamente il principio di eguaglianza tra le fedi e tra chi crede e chi non crede ».
Quando parla di «posizioni di rendita» intende l'ora di religione cattolica?
«Diciamo che una iniziativa parlamentare importante potrebbe superare l'attuale sistema di insegnamento dell'ora di religione, un residuo del passato che non è utile per costruire un modello di convivenza laico. Si potrebbe pensare a un insegnamento di storia delle religioni che non sia fondato sulla confessionalizzazione della didattica. Lo Stato non dev'essere indifferente alle religioni, anzi deve assumere come essenziale il rapporto con esse, ma non è una chiesa né una sinagoga né una moschea».
Torniamo alla sinistra e a Israele. Come vede il futuro, tutto sommato?
«Il fatto che sia stato eletto alla presidenza della Repubblica un uomo come Giorgio Napolitano — che fu tra i primi a incarnare l'apertura della sinistra italiana a Israele con scelte coraggiose, compreso un viaggio a Gerusalemme — è un segnale molto importante».

La notizia manca invece completamente da La STAMPA, Il MESSAGGERO  e L'UNITA': invitiamo i lettori di Informazione Corretta a scrivere a questi quotidiani protestando per l'omissione.

Di seguito riportiamo una lettera scritta a Liberazione  da Federico Steinhaus:

Liberazione ha pubblicato una vignetta che travalica con la massima evidenza non solamente il diritto di critica e di satira, che fa parte del concetto stesso di democrazia intesa come libertà dell’individuo, ma anche il limite del buon senso e della capacità di analisi critica della storia. Il paragone fra Israele e Terzo Reich, fra gli ebrei ed i nazisti, fa parte da molti anni del bagaglio essenziale dell’antisemitismo islamico (non ho scritto islamista: ho scritto islamico) mutuato acriticamente da parte delle sinistre occidentali, in primo luogo quella greca. E’ scandaloso che uno strumento polemico talmente vile ed insidioso venga utilizzato da voi, che pretendete di sedere con responsabilità di primo piano in un governo democratico e di governare istituzioni di un paese libero che della lotta contro fascismo e nazismo si fa giustamente vanto.
Federco Steinhaus

Altre lettere sono pubblicate nella sezione "Dite la vostra"


Intanto sono state rese pubbliche le reazioni di Bertinotti e di Sansonetti (il direttore di LIBERAZIONE) alla polemica.
Bertinotti prende le distanze dalla vignetta, in modo molto ambiguo.
Secondo lui chiamarlo in causa , in quanto "iscritto" allo stesso partito al quale LIBERAZIONE fa riferimento, sarebbe una "forzatura" . Inoltre, la vignetta sarebbe da condannare perché suscettibile di essere "vissuta come offensiva" dalla "comunità alla quale si riferisce".
In se stesso il paragone tra Israele e il nazismo sarebbe dunque accettabile?
L'unico problema sarebbe l'offesa a sentimenti soggettivi? 
Ecco il testo dell'agenzia Ansa:

(ANSA) - ROMA, 15 MAG - "La sollecitazione al Presidente  della Camera a pronunciarsi su una vignetta satirica pubblicata su un autonomo giornale come Liberazione, solo perché quel quotidiano fa riferimento al partito a cui lo stesso Presidente della Camera è iscritto, è, con tutta evidenza, una forzatura. Tuttavia - si afferma in una nota dell'ufficio stampa del  presidente della Camera, Fausto Bertinotti - non ho alcuna >difficoltà a confermare un atteggiamento già avuto in altre occasioni simili. Penso che, in tempi difficili come quelli che  viviamo per la convivenza tra le diverse culture e religioni,  siano da evitare tutte le manifestazioni, comprese quelle  satiriche, che vengono vissute come offensive dalle comunità  cui si riferiscono. La reciproca accettazione di un limite  imposto dall'esigenza di rispetto di storie e fedi, in questo caso quella ebraica, che fanno parte dell'intero patrimonio dell'umanità, è un bene comune che va tutelato".(ANSA). 

Peggiore la risposta di Sansonetti, che nega che la vignetta sia antisemita e sfrutta l'occasione per un lungo escercizio di propaganda antisraeliana.
Ecco il testo:

La vignetta pubblicata > nei giorni scorsi da 'Liberazione' era ''molto dura, choccante, era una frustata che puo' avere colpito e ferito alcune sensibilita', per via dell'accostamento alla barbarie nazista. Certamente pero' non era antisemita. Era, questo si', drammaticamente filo-palestinese, ma le due cose non coincidono''. Cosi' il direttore di 'Liberazione', Piero Sansonetti, in un'editoriale che sara' pubblicato domani dal quotidiano, dice la sua sulla polemica accesa dalla vignetta di Enzo Apicella. Chiosa poi l'editoriale, con un p.s.: ''Io non credo che esistano problemi tra 'Liberazione' e la comunita' ebraica. Se esistono, il modo migliore per affrontarli e' quello di discutere insieme e in modo aperto. Sarebbe molto bello se una loro delegazione volesse venire a parlare con noi in redazione, o viceversa ci ospitasse in una sua sede''. Ma nell'editoriale Sansonetti, prima di tutto ripercorre quanto accaduto. ''L'ambasciatore israeliano Ehud Gol - spiega Sansonetti a proposito della vignetta - l'ha definita antisemita e vergognosa. Definizioni simili sono venute da alcuni rappresentanti delle comunita' ebraiche italiane, dal mio amico Furio Colombo e da altri ancora. La vignetta rappresentava un campo di sterminio uguale a quello di Auschwitz, e sulla porta d'ingresso c'era scritto: 'La fame rende liberi' (cosi' come sulla porta di Auschwitz c'era scritto: > 'Il lavoro rende liberi'). Il riferimento, come e' ovvio, era all'emergenza umanitaria in Palestina (denunciata ancora ieri, sull'Unita', da un intervista rilasciata dal rettore di una Universita' palestinese a Umberto de Giovannangeli). Questa emergenza e' provocata da varie cause, tra le quali principalmente la decisione dell'Europa di tagliare i fondi ai palestinesi, ma anche le politiche del governo israeliano''. Secondo Sansonetti ''criticare l'Europa, o gli Stati Uniti, o lo stesso governo israeliano, per le politiche anti-palestinesi che conducono, in nessun modo e seguendo nessun ragionamento, puo' risultare antisemitismo''. A Furio Colombo, il direttore di 'Liberazione', dice poi: ''tu, nel tuo> straordinario ed encomiabile impegno a difesa del popolo ebraico e dello Stato israeliano, talvolta dimentichi di difendere anche il popolo della Palestina, e dai l'impressione di dare comunque una priorita' ai diritti di Israele. Non e' cosi'? Devo dirti che negli anni in cui abbiamo lavorato insieme un po' mi ha pesato il fatto che l'Unita' non abbia mai pubblicato un editoriale a favore dei palestinesi, e di denuncia dello stato di oppressione nel quale vivono. Nei decenni precedenti lo aveva sempre fatto. Ma lasciamo stare anche queste recriminazioni. Guardiamo al futuro. Vogliamo vedere se e' possibile superare i dissensi che dividono la sinistra tra filo-israeliani e filo-palestinesi?'' Per questo propone di sottoscrivere insieme ''un appello su quattro punti''. ''1) Il diritto dello Stato di Israele ad esistere e a vivere in sicurezza e in pace dentro confini certi 2) La condanna ferma e sdegnata verso tutti quelli, a partire dal presidente dell'Iran Amadinejad, che mettono in discussione il diritto di Israele ad esistere. 3) Il diritto dello Stato palestinese ad esistere. 4) La richiesta al governo israeliano di procedere in tempi rapidissimi al ritiro dai territori occupati, e quindi al ripristino della legalita' internazionale ristabilendo il rispetto di decine di risoluzioni dell'Onu fin qui ignorate. Non dovrebbe - spiega Sansonetti - essere complicato trovarsi d'accordo. A quel punto possiamo anche organizzare un corteo, finalmente davvero unitario, che tenga insieme tutti, che sfili dall'ambasciata iraniana fin sotto l'ambasciata di Israele, e che sventoli insieme le bandiere di Israele e quelle della Palestina. Propongo che quel giorno tu sorregga una bandiera palestinese e io sorreggero' una bandiera israeliana. Sei d'accordo?''

Di seguito, il commento di Giorgio Israel alle dichiarazioni di Sansonetti:

ll direttore di Liberazione Piero Sansonetti dice che era "una vignetta
punto e basta" e che non c'è altro da aggiungere, tanto meno scusarsi.
Certo, una vignetta è una vignetta, una bandiera bruciata è una
bandiera bruciata, un proiettile è un proiettile, e via dicendo. Il
signor Sansonetti deve essere una reincarnazione del signor de La
Palice, quello che un'ora prima di morire era ancora in vita. E, se non
è M. de la Palice redivivo, deve avere bisogno di una buona vacanza per
restaurare le sue cellule grigie.
Comunque, l'esimio direttore si distinse all'epoca dell'assassinio di
Quattrocchi dicendo alla trasmissione Otto e mezzo che, se Quattrocchi
era un eroe allora erano eroi anche i kamikaze. Poi, quando Sharon ha
evacuato Gaza e le sinagoghe di Gaza sono state profanate, devastate e
bruciate ha scritto che chi si lamentava per questa oscenità era un
razzista. Ancora mi sento profondamente offeso, come tanti, per questa
affermazione scomposta e sconsiderata. Adesso pubblica una vignetta
ignobilmente antisemita e non capisce perché lo sia. È grave che non lo
capisca: lui è un direttore di giornale, del giornale del Presidente
della Camera, non è uno che passa per caso di là, dovrebbe avere un
minimo di cultura storica. Se non ce l'ha se la faccia con un corso
accelerato in ritiro e poi torni sulla ribalta. Per ora si vergogni e
taccia, invece di scrivere insulsaggini come quelle trasmesse da
un'agenzia  come anticipazione di un articolo che deve comparire domani
su Liberazione, secondo cui la vignetta non sarebbe antisemita ma
soltanto "drammaticamente filopalestinese"... Ripetiamo l'invito: si
ritiri a meditare e studiare e, se ne sente il bisogno, si faccia
aiutare. Gli possiamo fornire una bibliografia e anche qualche lezione
gratuita. Ma non provi ad impancarsi e a fare la predica, proponendo
addirittura un quartetto di proposte che si dovrebbero sottoscrivere
insieme, per poi fare un corteo sventolando insieme bandiere israeliane
e palestinesi dall'ambasciata iraniana a quella israeliana. Su queste
basi c'è poco da sventolare insieme.
Sansonetti dice che non ci sono problemi fra Liberazione e gli ebrei.
Si sbaglia. Ce ne sono grandi come una casa.
Intanto, come prima tema di riflessione gli presentiamo il seguente.
Provi a chiedersi come mai si bruciano bandiere israeliane e si gridano
frasi oscene alla Brigata Ebraica al corteo del 25 aprile. E invece di
rispondersi con la solita litania autoconsolatoria e propagandistica -
ovvero che la colpa è della politica di Israele che suscita la reazione
indignata delle masse democratiche - si chieda se dopo anni e anni di
avvelenamenti mentali come quelli in cui si sta producendo il suo
giornale, non sia del tutto naturale che generazioni di giovani siano
ormai plasmati dalla disinformazione, dal pregiudizio, e da un odio che
stanno dando i loro frutti perversi.
Prima di chiedere di sventolare bandiere insieme, bisogna guardarsi
dentro modestamente e correggersi. Bisogna curare il male oscuro della
sinistra.


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