Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Il Vaticano chiede ai vescovi polacchi di fermare la propaganda antisemita di Radio Maryja diretta dal frate redentorista Tadeusz Rydzyk
Testata: Corriere della Sera Data: 14 maggio 2006 Pagina: 10 Autore: Sandro Scabello Titolo: ««Antisemita e xenofoba», commissariata Radio Maryja»
Dal CORRIERE della SERA di domenica 14 maggio 2006:
VARSAVIA — Alla fine, quando perfino papa Ratzinger, atteso in Polonia fra una decina di giorni, è finito nel mirino dei suoi commentatori antisemiti e xenofobi, i vescovi polacchi si sono decisi a intervenire con maggior vigore: Radio Maryja, l'emittente ultracattolica e nazionalista diretta dal frate redentorista Tadeusz Rydzyk, è stata posta sotto tutela. Un consiglio speciale, formato da quattro padri redentoristi e da quattro professori di teologia e presieduto dal rettore del seminario di Radom Waclaw Depo, ne supervisionerà i programmi. È un primo passo concreto, dopo tanti tentennamenti, diretto a riportare nell'alveo prettamente religioso la radio che ha fatto impennare gli indici di ascolto grazie alla propaganda politica e all'odio contro i diversi. La «voce cattolica nella tua casa», fra rosari e preghiere, propina quotidianamente aspri attacchi contro l'«Europa neopagana» in cui i polacchi rischiano di finire relegati al ruolo di «lustrascarpe», violente tirate antisemite, la messa al rogo degli omosessuali, l'ostracismo contro liberali e massoni. È così che padre Rydzyk, personaggio misterioso e controverso, sfiorato da numerose inchieste giudiziarie, pensa di svolgere al meglio la sua missione pastorale rivolgendosi a tre milioni di ascoltatori, per la maggior parte donne e anziani, reclutati soprattutto nelle campagne, fra gli strati più poveri e meno istruiti. A provocare l'intervento del Vaticano e, subito dopo, la nascita del comitato speciale cui spetta l'arduo compito di depoliticizzare il palinsesto dell'emittente, sono state le polemiche e il clamore sollevato da una trasmissione in cui gli ebrei sono stati accusati di aver trasformato l'Olocausto in un «business lucroso», di «umiliare la Polonia» sulla scena internazionale con le richieste di indennizzo per le proprietà abbandonate dopo la guerra e di aver preteso negli anni '90 delle tangenti da Varsavia per sostenerne l'ingresso nella Nato. Il nunzio apostolico in Polonia, monsignor Kowalczyk, ha rinnovato all'episcopato polacco la richiesta di mettere in riga la radio che, si è indignato Marek Edelmann, l'ultimo sopravvissuto del ghetto di Varsavia, «non cessa di diffondere antisemitismo, xenofobia e sciovinismo». Padre Rydzyk è stato costretto a chiedere scusa, ma uno dei suoi collaboratori ha gettato nuova benzina sul fuoco, argomentando che a Papa Ratzinger «in quanto tedesco, riesce difficile difendere chi viene accusato pubblicamente di antisemitismo». Rydzyk, nuovo crociato dell'integralismo, ha messo in piedi nel giro di pochi anni un impero mediatico che gode della massima liberà di azione e sfugge ai controlli della gerarchia ecclesiastica: oltre alla radio, una rete televisiva, un quotidiano nazionale, varie fondazioni e istituti fra cui una scuola di giornalismo. È diventato uno degli uomini più potenti di Polonia, capace di influenzare la vita politica del Paese con una radio che funge da megafono al nazionalismo e al fondamentalismo cattolico. Ha agevolato l'ascesa dell'antisemita ed estremista di destra Roman Gyertich, leader della Lega delle famiglie polacche, concesso i suoi favori al populista Andrzej Lepper, capofila di Samoobrona (Autodifesa) e nelle ultime elezioni ha condotto alla vittoria il partito conservatore Legge e Giustizia (Pis) dei gemelli Kaczynski. Il premier Marcinkiewicz è stato il primo capo di governo a recarsi in visita alla sede di Radio Maryja a Torun. Da allora il pellegrinaggio da Varsavia delle auto blu, cariche di dignitari e ministri, continua ininterrotto. E quando la bufera si è abbattuta su Rydzyk, Jaroslaw Kaczynski, leader del Pis, è insorto: «Cacciare padre Rydzyk significa attentare alla democrazia e alla libertà d'espressione». Nessuno sa con quali fondi il frate redentorista, inaccessibile ai giornalisti, sia riuscito a costruire il sua fortezza mediatica. La legge sulle opere di culto gli consente di non presentare conti e bilanci. Radio Maryja non ha un conto bancario. Si autofinanzia con le offerte e le donazioni dei fedeli e la vendita di materiale e oggetti importati dall'estero senza pagare tasse. Richiamato spesso all'ordine, bersaglio di severe reprimende, ultima quella del cardinale Glemp, primate di Polonia, che gli ha rimproverato di «causare la disintegrazione della Chiesa», il padre-direttore, protetto dal suo ordine e da quella parte del clero polacco che si riconosce nella sua filosofia, ha sempre fatto finta di niente. Ma adesso con l'avvertimento perentorio lanciato dal Vaticano le cose stanno cambiando.
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