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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Rassegna Stampa
11.04.2006 De Giovannangeli continua a diffondere la propaganda di Hamas
del tutto acriticamente

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «L’Europa non ascolta Hamas congelati gli aiuti»

"L'Europa non ascolta Hamas" titola L'UNITA' di martedì 11 aprile 2006.
Nell'articolo Umberto De Giovannangeli
 conferma la sua disposizione a prendere per buone e a proporre acriticamente le dichiarazioni dei portavoce di Hamas che ora equiparano il terrorismo da loro praticato alla sospensione degli aiuti, che provocherebbe, a loro dire,  la "morte per fame dei palestinesi.
A questo proposito va rilevato innanzitutto che la situazione non é affatto a questo punto, perché la soddisfazione delle esigenze fondamentali della popolazione é garantita e sarà garantita dalla organizzazioni non governative dalla stessa Israele.
Più fondamentalmente, bisogna poi rilevare che la dipendenza della popolazione palestinese dagli aiuti internazionali é il risultato dell'assenza di un economia , sostituita da apparati militar-burocratici i cui unici "prodotti" sono la corruzione, la propaganda e il terrorismo.
Apparati che, guarda caso sono i destinatari diretti degli aiuti, senza i quali non potrebebro esistere
Ecco il testo:

Blocco dei finanziamenti diretti al governo palestinese guidato da Hamas. Un blocco «temporaneo» ma non per questo politicamente meno significativo. A deciderlo sono stati i ministri degli Esteri dell’Unione Europea riuniti ieri a Lussemburgo. «La Com- missione ha spiegato che come misura “precauzionale” ha sospeso gli aiuti diretti al governo. Non continueremo per il momento la nostra assistenza diretta al nuovo governo governo: gli Stati membri seguiranno questa strada, e poi procederemo a revisioni successive», spiega il ministro degli Esteri austriaco Ursula Plassnik, presidente di turno del Consiglio Ue. «La risposta dell’Ue - aggiunge - non è una minaccia né un ricatto per il risultato delle elezioni palestinesi», ma «è importante restare chiari sul messaggio da lanciare, perchè siamo responsabili davanti ai nostri contribuenti su come utilizzare i nostri soldi». Sulla stessa lunghezza d’onda è il ministro degli Esteri britannico Jack Straw. «Non vogliamo punire il popolo palestinese per la decisione liberamente presa di avere un governo dominato da Hamas», afferma il titolare del Foreign Office, tuttavia «Hamas deve riconoscere che essere un governo democraticamente eletto comporta delle responsabilità che sono di fare tutto ciò che gli altri fanno in quanto democratici, ovvero rinunciare alla violenza». Durissima è la risposta di Hamas. «La decisione europea è una forma di estorsione politica che noi rifiutiamo e questo comportamento pone l’Ue sullo stesso piano del nemico sionista che ancora oggi (ieri, ndr.) ha ucciso una bambina. Non c’è infatti differenza tra chi uccide col fuoco e chi con la fame. Ma i palestinesi non si piegheranno alle minacce internazionali, europee e israeliane», denuncia Salah Bardawil, portavoce del gruppo parlamentare di Hamas. In reazione alla sospensione degli aiuti un corteo di protesta di circa duemila persone. al grido di «No alle punizioni contro le scelte democratiche del popolo palestinese», ha attraversato le vie del centro di Gaza per raggiungere la locale rappresentanza dell’Ue. Sul terreno, non accenna a calare la tensione. A Bet Lahiya, nella Striscia di Gaza , una bambina palestinese, Ghadil Raban, 12 anni, è rimasta uccisa in un cannoneggiamento israeliano condotto per allontanare dal territorio dello Stato ebraico le cellule dei lanciatori di razzi Qassam. Israele ha intanto dato concreta attuazione alla decisione di troncare tutti i rapporti col nuovo governo palestinese, ma non col presidente Abu Mazen, chiudendo l’ultimo ufficio, quello di Gerico, rimasto ancora aperto. Per Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas, il passo israeliano è «una dichiarazione di guerra e un tentativo fallito di provocare una spaccatura nelle file dei palestinesi».

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