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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
08.04.2006 Peretz (forse) ministro della difesa
un ritratto di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 08 aprile 2006
Pagina: 15
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Peretz, il ministro della Difesa e il rebus dei territori»

Davide Frattini, il corrispondente fresco di nomina del CORRIERE della SERA a Gerusalemme, traccia un ritratto indedito di Amir Peretz, (forse) prossimo ministro della difesa. Un pezzo accurato ed informato che proponiamo ai nostri lettori.

Ecco l'articolo:

GERUSALEMME - «L’unico proiettile che ha sentito sibilare vicino alle orecchie è una pallina da ping pong». La battuta gira in questi giorni al quartier generale Kiriya di Tel Aviv, il Pentagono israeliano, dove lo Stato maggiore si prepara ad accogliere un ospite inusuale: un civile. Come tutti Amir Peretz ha fatto i tre anni di servizio militare e ha quasi perso una gamba, ma in uno scontro tra jeep nel Sinai non in combattimento. Da allora - gli anni Settanta - è stato sindaco di Sderot, sindacalista, parlamentare. Nessun contatto con la Difesa, a differenza del suo predecessore Shaul Mofaz, diventato ministro cinque mesi dopo essersi tolto la divisa. E prima di lui - da Moshe Dayan a Yitzhak Rabin, ad Ariel Sharon - sulla poltrona si sono succeduti generali ed eroi delle forze speciali.
I giornali hanno elencato i dossier che il leader laburista si troverà sulla scrivania, se il premier incaricato Ehud Olmert deciderà di nominarlo. Primo fra tutti: Hamas. «Perché il ministro della Difesa è il primo ministro dei territori palestinesi. E’ responsabile per la loro gestione e controllo», ha ricordato Alex Fishman su Yedioth Ahronoth . Sarà lui a dover definire, giorno per giorno, quale strategia adottare con il governo guidato dal movimento fondamentalista.
In linea con la decisione di Olmert di non parlare con l’Autorità Palestinese, il capo di Stato maggiore Dan Halutz ha dato ordine di sospendere tutti gli incontri con le forze di sicurezza dell’altra parte. «Questa scelta apre la porta a numerosi problemi - ha commentato Yaakov Katz sul Jerusalem Post -. Ad esempio: ogni giorno vengono piazzate bombe attorno alla barriera che circonda la Striscia di Gaza. Fino ad ora, l’esercito si coordinava con le forze palestinesi per rimuoverle. Adesso chi chiamano?».
Una risposta dovrà arrivare da Peretz. In campagna elettorale aveva sostenuto che Israele dovesse cercare il dialogo con gli elementi moderati all’interno di Hamas. A un passo dall’entrare nel governo, è sembrato sostenere la strategia più dura. In realtà proprio tra i consiglieri in uniforme, potrebbe trovare degli alleati: non tutti tra i militari sono convinti che sia possibile tagliare qualsiasi canale di comunicazione. «Altri ufficiali invece considerano inevitabile lo scontro - ha spiegato Fishman -. Ma non è l’esercito che deve decidere. Se il futuro ministro è convinto che sia possibile evitare una guerra aperta - una scelta che implica accettare il governo di Hamas - deve anche essere in grado di creare gli ostacoli sul terreno per impedire che la situazione si deteriori. Non può durare la situazione attuale in cui lavoriamo con Hamas e facciamo finta che non sia così. La soluzione sta in due soluzioni estreme. Gli israeliani non riconoscono l’Autorità, la cancellano e tornano indietro di vent’anni riprendendo il controllo delle città palestinesi. Oppure tagliano tutti i legami, si ritirano al di qua della barriera, rinunciano a ogni responsabilità e supporto per la popolazione».
Il traffico di armi verso Gaza è un altro dei problemi rimasto nel limbo elettorale che Peretz dovrà affrontare subito. I servizi segreti sono sicuri che elementi dell’Hezbollah siano entrati nella Striscia e abbiano preso ruoli operativi. Da lì starebbero preparando una nuova intifada: esportare in Cisgiordania la minaccia quotidiana di missili e razzi Kassam. Tsahal per ora risponde con i bombardamenti delle zone di lancio e con gli omicidi mirati, ma starebbe studiando anche uno scenario che prevede di riprendere il controllo parziale della Striscia.
La maggior parte dei commentatori è convinta che un capitano della riserva, con i suoi baffoni e la sua personalità straripante (anche troppo per qualcuno dei collaboratori), sia la scelta giusta. Ricordano l’esempio di Moshe Arens, considerato uno dei migliori ministri della Difesa, che ha riformato l’organizzazione delle forze armate tra gli anni Ottanta e Novanta. Un altro civile capace di affrontare i generali con domande imbarazzanti, come quando aveva voluto sapere perché i drusi, i beduini, gli omosessuali e le lesbiche non venissero promossi. E capace di cancellare l’ordine dopo aver ricevuto la risposta «per ragioni di sicurezza sul campo».

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