Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Israele "intransigente" perché si difende, i terroristi "pacifisti" perchè si vuol dare credito alla loro propaganda
Testata: Autore: Nicola Orichuia Titolo: «Israele un rischio reale la trappola isolazionista»
In un articolo pubblicato dal Campanile, quotidiano del partito Udeur (quello il cui leader é Clemente Mastella) un Israele che vota in maggioranza per un ritiro dai territori viene definito "intransigente" per la pretesa di difendersi dal terrorismo, mentre la propaganda di Haniyeh, per molti versi identica a quella di Adolf Hitler prima del 1939, che pure parlava di "pace", non viene contradetta in nessun modo dal giornalista. Va anche rilevato che Israele ha smentito di aver ucciso il leader dei "comitati di resistenza popolare" , mentre l'articolo da per certa la versione dei fatti fornita da questo stesso gruppo terroristico. Ecco il testo:
Aldilà dei risultati elettorali ottenuti prima da Hamas per i palestinesi e da Kadima - poi - nelle recenti elezioni israeliane, il Medio Oriente sembra aver imboccato una nuova stagione di intransigenza politica e prese di posizioni unilaterali. Da una parte il mondo occidentale non è stato in grado di affrontare razionalmente l'aspetto estremistico di Hamas, con cui non vogliono avere rapporti diplomatici paesi come gli Stati Uniti o il Canada. Per il neo-premier palestinese, Ismail Haniyeh, quello dell'Occidente sarebbe «un approccio razzista». In un'intervista al quotidiano britannico The Guardian, il leader di Hamas ha criticato il «doppio standard» usato fino ad oggi nelle valutazioni occidentali sul conflitto medio orientale. «L'unilateralismo di Olmert è una formula» è in pratica, secondo Haniyeh, un altro modo per esprimere «la negazione degli elementari diritti umani» da parte di Israele. Il messaggio del premier palestinese è chiaro: «Non parlateci più del riconoscimento del “diritto ad esistere” di Israele e dello stop alla resistenza, fino a quando non otterrete un impegno al ritiro di Israele dalla nostra terra e al riconoscimento dei nostri diritti. Se gli israeliani continuano ad attaccare e uccidere la nostra gente, a distruggere le nostre case, a imporre sanzioni, a punirci in maniera collettiva, a imprigionare uomini e donne per esercitare il proprio diritto all'auto-difesa, noi abbiamo ogni diritto di rispondere con tutti gli strumenti disponibili». Le porte della speranza non sono però state chiuse in anticipo dal leader palestinese, che ha fatto sapere che «questo è un buon momento per fare la pace, se il mondo vuole la pace». Quello di Haniyeh sembra dunque essere un appello a non trascurare le problematiche medio orientali. In Israele, però, l'allineamento alle posizioni intransigenti di alcuni paesi occidentali non solo ha sbarrato la strada del dialogo con le autorità palestinesi, ma ha anche fatto virare di 180 gradi la politica di ritiro dalle colonie in Cisgiordania. In poche parole, Israele ha ripreso in pieno la strategia dell'intransigenza. La giornata di ieri ne è una chiara dimostrazione. All'alba un kamikaze palestinese (appartenente alle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa) si è fatto saltare in aria, uccidendo quattro israeliani alle porte dell'insediamento Kedumim. L'attentato ha fatto scattare diverse operazioni militari israeliane su tutto il territorio palestinese. Per prima cosa, una esecuzione mirata ha colpito un leader dei Comitati Popolari per la Resistenza, Abu Yousef Abu Quka. Il movimento palestinese è famoso per la sua ideologia contraria ad uno Stato israeliano, e ha difeso le proprie azioni estremistiche come «un diritto legittimo per un popolo sotto occupazione». Successivamente, diversi cacciabombardieri F-16 hanno colpito alcune aree settentrionali della Striscia di Gaza, nel tentativo di distruggere le postazioni da cui vengono ancora oggi lanciati dai miliziani palestinesi missili Qassam sugli insediamenti israeliani
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