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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa Rassegna Stampa
24.03.2006 Russia e Cina proteggono l'Iran
l'analisi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 24 marzo 2006
Pagina: 10
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Russi e cinesi si alleano per protegegre Teheran»

Da La STAMPA di venerdì 24 marzo 2006:

Cina e Russia fanno quadrato sull’Iran ed è oramai stallo nel negoziato al Palazzo di Vetro con europei ed americani.
A rendere pubblica l’intesa raggiunta fra Pechino e Mosca è stato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Qin Gang, facendo sapere che «i presidenti Vladimir Putin e Hu Jintao hanno discusso il caso-Iran per due giorni e concordano sul fatto che deve essere risolto percorrendo le vie diplomatiche». Con queste parole Pechino vuole sottolineare la contrarietà alla bozza anglo-francese in discussione alle Nazioni Unite che lascia invece aperta la porta all’adozione di sanzioni contro Teheran e prevede anche un riferimento al capitolo VII della Carta dell’Onu che rende possibile il ricorso alla forza. A ciò bisogna aggiungere, sottolinea Qin, che «tutte le parti interessate al negoziato devono mostrare flessibilità e pazienza», senza dunque accelerare i tempi per il voto all’Onu di una dichiarazione del presidente del Consiglio di Sicurezza o dell’adozione di una vera e propria risoluzione.
Pur confermando l’adesione all’accordo di Londra - siglato nel febbraio scorso con Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania - in favore della cessazione dell’arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran, Pechino e Mosca vedono l’unica via possibile da perseguire negli «attivi sforzi della diplomazia russa per risolvere» il contenzioso nucleare. Sebbene Pechino non si spinga fino a minacciare esplicitamente il ricorso al diritto di veto se si dovesse arrivare ad un votazione in seno del Consiglio di Sicurezza, il sostegno dato a Putin rafforza la posizione russa all’Onu. Ed il ministro degli Esteri di Mosca, Serghei Lavrov, si è affrettato a sfruttare il momento politico favorevole per criticare duramente la nuova bozza di testo sottoposta dai diplomatici inglesi e francesi all’Onu, che prevede delle modifiche tese ad andare incontro alle precedenti obiezioni sollevate dai russi. «L’ultimo testo che abbiamo visto include parti che pongono le premesse per sanzioni all’Iran - sono state le parole di Lavrov - e difficilmente potremmo sostenerlo».
Negli ambienti del Palazzo di Vetro l’impressione prevalente è che Mosca e Pechino abbiano concordato una strategia tesa a riportare il caso-Iran in seno all’Agenzia internazionale per l’energia atomica dell’Onu (Aiea) allontanandolo dal Consiglio di Sicurezza al fine di scongiurare ogni passo che potrebbe portare all’adozione di sanzioni nei confronti di Teheran. «Sin dall’inizio abbiamo sostenuto - sottolinea l’ambasciatore cinese all'Onu, Wang Guangya - che il Consiglio di Sicurezza deve esprimersi a sostegno dell’autorità dell’Aiea facendo pressione sull'Iran affinchè collabori».
Lo schema diplomatico russo-cinese è dunque opposto a quello anglo-francese sostenuto da Washington, il cui fine non è tornare all’Aiea ma investire invece a pieno titolo il Consiglio di Sicurezza del braccio di ferro con Teheran sul programma nucleare, scoperto dopo essere rimasto segreto per 18 anni.
Le differenze fra i due fronti sono tali che lo stallo è inevitabile, come conferma il fatto che da ieri pomeriggio sono iniziate «consultazioni bilaterali» a livello di ministri degli Esteri fra i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia) più la Germania, rinunciando alla formula delle sedute comuni fra i rispettivi ambasciatori accreditati all’Onu. «Continuiamo le consultazioni ed aspettiamo l’esito dei colloqui che si svolgono ad alto livello», si limita ad affermare a denti stretti l’ambasciatore americano alle Nazioni Unite, John Bolton, mentre il collega francese Jean-Marc de La Sabliere continua a mostrare un cauto ottismo: «La mia valutazione è che raggiungere l'intesa è ancora possibile». Anche il portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan, non vuole cedere al pessimismo: «Non parlerei affatto di situazione di impasse, la verità è che diplomazia sta lavorando e alla diplomazia serve tempo».

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