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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
23.02.2006 Le scuse alla Libia non risolvono i nostri problemi
che derivano dai ricatti delle dittature e dei fondamentalismi

Testata: Corriere della Sera
Data: 23 febbraio 2006
Pagina: 1
Autore: Magdi Allam
Titolo: «Troppe scuse a Gheddafi»

Dal CORRIERE della SERA di giovedì 23 febbraio 2006:

Chi l'avrebbe mai detto che saremmo dovuti intervenire a difesa di Roberto Calderoli, per scagionarlo dall'accusa di aver provocato l'assalto terroristico di Bengasi?
E quindi difenderlo dalla responsabilità indiretta per i 14 morti uccisi dalla polizia libica davanti al nostro consolato. E non va neanche bene, come ha fatto Fini ieri, sostenere da un lato che se non ci fosse stata la provocazione di Calderoli «le manifestazioni difficilmente avrebbero preso di mira obiettivi italiani», per poi precisare, dall'altro, che «il vero problema sta nell'ondata di violenza globale che è stata scatenata dall'integralismo islamista». Così come c'è una incongruenza nella tesi di Pisanu secondo cui, per un verso, «nulla fino ad ora induce a previsioni pessimistiche per la sicurezza interna» ma, per l'altro, «non possiamo escludere l'ipotesi di autonome iniziative di rivalsa, anche individuali». Cari ministri, mettetevi nei panni degli italiani: quale messaggio recepiscono quando dite una cosa e l'esatto opposto? Di questi tempi il cerchiobottismo non può funzionare, perché l'estremismo e il terrorismo non si cancellano esorcizzandoli.
Facciamo un minimo di cronaca giornalistica per spiegare la successione dei fatti. L'8 febbraio scorso la Repubblica intervista il ministro leghista e registra queste sue dichiarazioni: «Questa gente la sconfiggi solo con la forza (...) Deve intervenire il Papa, come fecero Pio V e Innocenzo XI nel '500 e nel '600». Lo stesso giornale il 9 febbraio interpella e pubblica la reazione del figlio di Gheddafi, Seif al-Islam: «Berlusconi deve licenziare quel ministro e chiedere scusa all'islam».
Arriviamo al 15 febbraio scorso. A Tripoli il nostro ambasciatore Francesco Trupiano riceve nella mattinata una nota di protesta ufficiale in cui la Libia, nel condannare le dichiarazioni di Calderoli e nel chiederne le dimissioni, riapre minacciosamente il dossier delle relazioni bilaterali. Ed è solo nella serata del 15 febbraio che Calderoli esibisce su Raiuno,in modo irresponsabile e provocatorio, la maglietta con la vignetta su Maometto.
Passano due giorni. I sermoni delle moschee di Bengasi, il cui testo deve essere approvato preventivamente dal regime, aizzano contro gli italiani. Ora sappiamo che la situazione è sfuggita di mano al regime, che la collera è stata strumentalizzata dagli integralisti islamici, che nel caos totale la polizia ha sparato all'impazzata. Ma è del tutto evidente che non c'è alcun rapporto di causa- effetto tra la provocazione di Calderoli e l'attacco terroristico al nostro consolato. Eppure il giorno stesso Berlusconi chiede le dimissioni di Calderoli. Il 18 febbraio Pisanu telefona a Gheddafi. L'Apcom afferma che «le spiegazioni (date da Pisanu) sarebbero state accolte con favore da Tripoli che comunque attenderebbe le dimissioni di Calderoli come segno tangibile della buona volontà italiana». Il 19 febbraio il figlio di Gheddafi dichiara compiaciuto: «Sì, l'ho detto dall'inizio di questa vicenda (che Calderoni doveva dimettersi). Berlusconi l'ha fatto ed è stato un gesto responsabile (...) Ma questo è il primo passo».
Ora che Calderoli si è dimesso, i problemi di fondo restano irrisolti. La nostra classe politica, governo e opposizione, sembrano impegnati in un numero di magia che esorcizzerebbe il nemico e il pericolo facendo finta che non esistano e professandoci buoni, dialoganti e pacifici. Ci scusiamo con Gheddafi per l'attacco al nostro consolato. Ci scusiamo con l'insieme dei musulmani per le vignette pubblicate da un quotidiano danese quando lo stesso governo danese, attenendosi allo stato di diritto, non si è scusato. Ma al tempo stesso incrociamo le dita sperando che Dio ce la mandi buona. Insomma, neghiamo l'evidenza e ci facciamo del male.

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