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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
21.02.2006 Condannato David Irving, negazionista
due tesi a confronto

Testata: Corriere della Sera
Data: 21 febbraio 2006
Pagina: 3
Autore: la redazione - Simona Casalini
Titolo: «Il negazionista domestico. Egli altri -»

Due tesi contrastanti sulla condanna di David Irving in Austria.Un editoriale del Foglio di martedì 21 febbraio 2006:

Nel processo che si è celebrato a Vienna a carico dello storico britannico David Irving, autore di un libro infame scritto diciassette anni fa in cui negava l’esistenza delle camere a gas e dei campi di sterminio nazisti, c’era un elemento paradossale. Irving è sicuramente un personaggio disgustoso. Dopo aver cercato di dare veste scientifica alla negazione dell’evidenza, è stato costretto a rivedere la parte più allucinante delle sue teorie in seguito a un processo in patria e agli ordini di cattura spiccati contro di lui da vari paesi. Oggi si è dichiarato colpevole, ha ammesso la realtà dello sterminio razziale per cercare di evitare una condanna (che invece è arrivata: tre anni). L’intero spettacolo sa di zolfo, perché le confessioni in tribunale sono connotate dall’ambiguità ideologica a partire dai grandi processi staliniani degli anni Trenta. Le sue losche idee, Irving le aveva comunque diffuse in cicli di conferenze in giro per il mondo, sempre invitato da organizzazioni neonaziste o di fondamentalisti islamici. L’occidente si mostra dunque severissimo, secondo alcuni al limite dell’intolleranza, con i negazionisti di casa, per affermare il rispetto memoriale per i milioni di vittime della Shoah. Intanto, però, agissce in modo incerto e imbarazzato nei confronti della teocrazia iraniana, che non solo sostiene le stesse tesi negazioniste di Irving, ma che minaccia di compiere un nuovo sterminio di ebrei, come ovvia, terrificante conseguenza del suo obiettivo di “cancellare Israele dalla carta geografica”. Nelle scuole di quasi tutti i paesi islamici, compresi quelli moderati, si insegna che lo sterminio ebraico in Europa non c’è mai stato, nelle carte geografiche Israele non esiste. La minaccia atomica iraniana, se sarà tollerata, renderà praticabile l’obiettivo del nuovo sterminio. Chi rappresenta davvero un pericolo incombente è il presidente iraniano, il suo regime, certamente assai più di Irving. Il processo di Vienna, che è pur sempre un processo per delitto di opinione con tanto di autodafè, non serve a onorare il debito dell’Europa verso gli ebrei, se tutti non decideranno di mostrare una maggiore intransigenza verso l’Iran, come si è cominciato a fare per merito di Angela Merkel.

E un'intervista ad Amos Luzzato:

ROMA - «Condanna giusta, anche a distanza di tanto tempo. E dico di più: meglio di lui si sono comportati alcuni vecchi nazisti, penso ad esempio al padre di Guenter Grass, che per le sue colpe si è suicidato in pubblico col cianuro». Amos Luzzatto, presidente dell´Unione delle comunità ebraiche italiane, veneziano, cultura mitteleuropea, non ha dubbi. I tre anni inflitti a Irving sono più che meritati. Dovuti.
Presidente Luzzatto, qual è il primo sentimento che ha provato?
«Un sentimento di sollievo, anche se un po´ indiretto. Su queste tematiche conosco bene l´atmosfera che si respira in Austria e in Germania. In quei paesi, la parte buona della popolazione ancora non ha superato l´immane senso di colpa, ha ancora le antenne ben alzate. Ed è una prerogativa di quei paesi una legislazione tanto severa sui temi del nazismo. E purtroppo va detto che in molti altri paesi non esiste una legislazione così netta contro il negazionismo».
Dunque, per lei, una sentenza esemplare. Ce n´era bisogno?
«Sì, perché la soglia d´attenzione man mano che passano gli anni rischia di abbassarsi. Non a caso, sei anni fa, a Stoccolma, è stata fondata una task-force per occuparsi di informazione ed educazione sull´Olocausto. I sopravvissuti via via stanno morendo, di testimoni ce ne sono sempre meno. Se i giovani non vengono educati su queste tematiche nei termini storici si rischia che fra qualche tempo si dica "ah, sono i soliti ebrei che la fanno lunga". Ed è una task force internazionale, l´ha riunita la Svezia, con paesi come gli Usa, la Francia, la Germania, l´Italia, la Polonia, l´Ungheria, Israele, e altri che si stanno aggregando».
C´è chi pensa che sia rischioso mettere in prigione qualcuno per reato d´opinione.
«C´è reato e reato. Se qualcuno scrivesse un libro o tenesse conferenze con teorie aberranti, ad esempio inneggiasse all´uccisione degli anziani perché ci sarebbe più cibo per gli altri, qualunque legge lo condannerebbe».
Però sono passati oltre sessant´anni dall´Olocausto.
«Irving le sue teorie le divulga adesso, non le ha dette all´indomani della guerra quando in molti davvero non sapevano, non immaginavano... Le dice al giorno d´oggi con tutte le pubblicazioni, i filmati, i documenti, le voci che raccontano».
Tre anni di carcere, non è poco.
«Irving sapeva perfettamente che la legge austriaca poteva prevedere questa pena, avrebbe avuto molti modi per aggirarla. Il fatto che sia andato a Vienna mi sa di provocazione, come se avesse pensato "vediamo se hanno il coraggio di condannarmi". Ed è successo. Ma il problema è anche un altro»
Dica.
«Più che la condanna era fondamentale togliergli l´audience: un Irving apprezzato da chi ama il presidente iraniano ottiene forza e uditori, viceversa un Irving che non ha nessuno che gli dà retta è finito»
Ci sono in Italia altri che meriterebbero un analogo processo?
«C´è qualcuno qua e là che fa il negazionista, ma non è preso sul serio, è considerato un visionario, una macchietta. Parla al vento».

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