A pag. 2 di Metro di oggi la redazione firma un articolo dal titolo: "Tiepida apertura di Hamas a Israele"
Se Israele farà un vero passo in direzione della pace dopo le elezioni politiche, Hamas farà altrettanto. Ad assicurarlo è stato ieri Khaled Meshal, leader politico del movimento islamico vincitore delle elezioni palestinesi. Meshal, impegnato in colloqui al Cairo sul dopo-voto, ha detto che la tregua potrebbe diventare di lungo periodo qualora Israele riconoscesse ciò che ha definito "i diritti dei palestinesi", ritirandosi ai confini del 1967. Se da una parte la tregua potrà essere protratta, dall'altra - ha però avvertito Meshal - il gruppo militante è in grado di guidare i palestinesi in una lunga lotta che sapranno gestire e sopportare meglio di Israele.
Intanto però il negoziatore palestinese Erekat ha respinto il piano esposto dal premier israeliano Olmert per un ritiro parziale dalla Cisgiordania, mantenendo il controllo su Gerusalemme tre blocchi d'insediamenti e la Valle del Giordano.
L'articolo, compreso il titolo da l'impressione che Hamas sia disposto a fare la pace con Israele e che le ositlità dipendano soltanto da quest'ultimo. L'autore dimentica o ignora che Hamas, sebbene abbia vinto delle elezioni rimane sempre un'organizzazione terroristica il cui scopo principale, se non l'unico è quello di distruggere un intero paese con tutti i suoi cittadini. I gesti che l'articolista definisce "tiepida apertura" sono soltanto richieste dietro ricatto e minacce, "Se non ci darete questo questo e questo noi vi faremo guerra ad oltranza". Se questa è un'apertura ci sarebbe da chiedere cosa significa allora una chiusura...
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