Gli iracheni sono coi fondamentalisti nella vicenda delle vignette danesi? non tutti, come provano i blog
Testata: L'Opinione Data: 09 febbraio 2006 Pagina: 3 Autore: Stefano Magni Titolo: «Farsa delle vignette sataniche:anche gli iracheni si allineano»
Un articolo di stefano Magni da L'OPINIONE di mercoledì 9 febbraio 2006:
Gli iracheni sono stati liberati da una dittatura spietata anche grazie alle truppe della Danimarca. Ora si sono anch’essi allineati alla mobilitazione islamica contro i danesi? Anche loro assaltano le ambasciate e manifestano contro tutta l’Europa? Gli islamisti di Al Qaeda hanno subito emesso una fatwa contro le truppe danesi in Iraq. Gli integralisti sciiti hanno marciato per protesta. Ma la popolazione laica e moderata, che pure esiste, non si è allineata all’anti-occidentalismo viscerale, almeno stando a uno strumento di informazione libera e non condizionata dalla politica: i blog iracheni. Il parere non è unanime, naturalmente: c’è chi si ritiene offeso dalle vignette e chi pensa che siano state solo un pretesto politico per una campagna occidentale. Quasi tutti, comunque, sono sorpresi dalla sproporzione gigantesca della reazione rispetto alla causa. Come fa notare Omar, nickname del titolare del blog Iraq the Model: “Qui in Medio Oriente abbiamo tonnellate di barzellette su Allah, i profeti e gli angeli che sono molto più offensive rispetto a queste modeste vignette, ma nessuno è mai stato ammazzato per aver raccontato una di queste barzellette e comunque non abbiamo assistito ad alcuna manifestazione di protesta contro gli infedeli narratori di barzellette. Ciò che voglio dire è che penso che questa reazione sia stata pianificata apposta da qualche regime nel Medio Oriente e non è una semplice reazione dell’opinione pubblica”. “Mi sembra molto sospetto lo scoppio della tempesta proprio in questo momento particolare” – si legge sul blog The Mesopotamian, gestito da un iracheno che si definisce un credente musulmano – “prima di tutto non è certamente la prima volta che degli insulti e degli affronti di questo genere compaiono nei media occidentali, in molti luoghi e in molti paesi. Cose simili non hanno mai provocato alcuna reazione. Ebbene sembra che vi siano alcuni che hanno colto questa opportunità per motivi che non hanno nulla a che vedere con la sensibilità religiosa” – e continua, rivolgendosi ai danesi, considerati come dei liberatori – “sì, amici, io che mi considero un fervente musulmano, vi dico che questa è una tempesta creata ad arte dallo stesso tipo di persone che stanno decapitando, rapendo, facendo saltare in aria mercati e uccidendo lavoratori iracheni”. Infine ricorda quale dovrebbe essere l’atteggiamento più corretto per un musulmano: “Al Sistani, mentre deprecava il sacrilegio blasfemo, condannava gli estremisti e gli infedeli per il danno inflitto all’immagine dell’Islam nel mondo e non ho bisogno di ricordarvi l’importanza religiosa di Al Sistani. L’ira del mondo islamico sarebbe molto più appropriata se diretta contro coloro che fanno saltare in aria le moschee nelle ore di preghiera, rapiscono, uccidono e torturano turisti innocenti e tutto il repertorio di atrocità commesse nel nome dell’Islam. E’ questa la vera blasfemia e il vero insulto al nome e alla reputazione della nostra religione e del suo grande fondatore, il Profeta, e non alcune vignette pubblicate in uno sconosciuto giornale danese di cui nessuno avrebbe saputo nulla se non vi fosse stata questa artificiosa sollevazione”. Una ragazza araba irachena emigrata negli Stati Uniti, nel suo blog annota: “Ciò di cui ha veramente bisogno questa folla di manifestanti è una bella svegliata. Probabilmente questa gente crede di vivere ancora in una società in cui ogni parola che esce dalla loro bocca viene passata al setaccio dalla censura del loro governo onnipotente, che può assicurare che nessuno disegni queste caricature, o qualsiasi altra caricatura che contenga riferimenti politici, religiosi, sociali, o qualsiasi altra insinuazione sgradita al regime. E’ perfettamente legittimo che preferiscano vivere in un ambiente del genere. Possono semplicemente tornarsene a casa, nei Paesi da cui provengono, dove riceveranno sicuramente il benvenuto con tutte le soffocanti restrizioni e proibizioni che desiderano. Ma allora non venite nei Paesi occidentali aspettandovi di imporre le vostre idee malate, antidemocratiche in luoghi dove la democrazia e la libertà regnano, dove avete potuto trovare casa e dove vi è stato permesso di esprimere le vostre opinioni e il vostro pensiero liberamente”. Lo stesso concetto, sulla necessità di rifiutare l’islamismo in Europa, si può leggere anche su un altro blog, questa volta di un iracheno rimasto in Iraq, Zeyad, titolare di Healing Iraq: “Ho solo visto le immagini dei manifestanti islamici a Londra. Non capisco come mai la polizia britannica li tolleri. I manifestanti insultavano la libertà di espressione e incitavano all’omicidio, al bagno di sangue. Condividerei fortemente la decisione di riconsegnare questa gente alla miserevole società da cui proviene”. Anche il blogger Omar, da Iraq the Model, avverte: “Anche se l’intera Unione Europea dovesse chiedere scusa, non cambierebbe nulla; i fanatici nei nostri Paesi considerano sempre l’Occidente come il loro nemico crociato e arrogante. Nessuna scusa, per quanto grande e sincera possa essere, potrà cambiare questa percezione”. Omar condanna anche l’atteggiamento controproducente assunto da membri del governo iracheno: “Il nostro brillante ministro dei Trasporti Salam al Maliki, che guarda caso è un sostenitore di Al Sadr (integralisti sciiti, ndr), ha annunciato che il suo ministero sospenderà tutti i contratti e i progetti con la Danimarca e la Norvegia e che l’Iraq non accetterà più alcun aiuto o donazione per la sua ricostruzione! Chi viene colpito, così facendo? La Danimarca? No: non si colpisce nessun altro al di fuori dell’Iraq e degli iracheni”. “Jihad Momani, un direttore di giornale in Giordania, ha ripubblicato i disegni offensivi nel giornale Shihan” – scrive un altro blogger iracheno e credente musulmano, Iraqi Pundit – “ha anche scritto un editoriale in cui lanciava un appello per un comportamento ragionevole. L’uomo è stato prontamente licenziato. Momani ha ragione: i musulmani devono calmarsi”. E guardare ad altri soprusi: “Sapete: nel 2002, quindici studentesse saudite sono state bruciate vive mentre la polizia religiosa impediva loro di scappare dall’edificio in fiamme perché non erano velate con lo hijab. Aspettare che i miei fratelli musulmani reagiscano finalmente a questa forma di criminalità, con la stessa veemenza riservata per le vignette offensive, è come l’attesa inutile di Godot”.
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