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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
08.02.2006 Il piano di Olmert per definire i confini di Israele
ritiro unilaterale dalla Cisgiordania e annessione di quattro grandi città

Testata: Corriere della Sera
Data: 08 febbraio 2006
Pagina: 16
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Israele annetterà quattro grandi colonie»

Riportiamo una cronaca di Lorenzo Cremonesi, pubblicata dal CORRIERE della SERA di mercoledì 8 febbraio 2006,  sostanzialmente corretta, eccetto che per l'uso dei termini "militanti" e "attivista" per indicare i terroristi. Discutibile il titolo, che privilegia la notizio delle annessioni previste da Olmert su quella del ritiro. Ecco il pezzo: 

 GERUSALEMME — Presto via dalla Cisgiordania come da Gaza sei mesi fa? Per la prima volta da quando ha preso il posto di Ariel Sharon ai primi di gennaio, Ehud Olmert traccia a grandi linee il suo programma politico nei confronti dei territori palestinesi.
«Ci separeremo dalla maggioranza della popolazione araba che vive in Giudea e Samaria», ha dichiarato al secondo canale della tv il neopremier ad interim
utilizzando i termini biblici dei territori occupati da Israele dalla guerra del '67.
Una mossa che lancia due segnali. In primo luogo Olmert dimostra di aver superato a pieni voti il primo mese di «rodaggio» alla guida del Kadima («Avanti»), il nuovo partito di centro creato da Sharon in novembre.
Un mese fa, quando l'ex premier venne colpito dall'emorragia celebrale che da allora l'ha ridotto a uno stato di incoscienza da cui nessuno crede uscirà mai, erano in molti a dubitare che il suo sostituto potesse tenere insieme il partito in vista delle elezioni del 28 marzo prossimo.
Gli stessi media locali che allora si chiedevano inquieti «che sarà di noi e del Medio Oriente?», hanno relegato lo stato di salute di Sharon a poche righe di bollettini medici nelle pagine interne di cronaca. Olmert invece è cresciuto via via in rapporto direttamente proporzionale con lo svanire della memoria di Sharon.
In secondo luogo Olmert dimostra di voler comunque perseverare sulla strada del ritiro unilaterale, che lui stesso aveva contribuito a ideare oltre un anno fa e che aveva sostenuto con calore quando, a metà agosto, le forze dell'ordine israeliane avevano rimosso 8.000 ebrei residenti nelle 21 colonie di Gaza. Le differenze tra quel ritiro già avvenuto e quello previsto in Cisgiordania sono comunque enormi. Prima di tutto il 25 di gennaio si sono tenute le elezioni politiche palestinesi, che hanno condotto alla vittoria del blocco islamico di Hamas. E Olmert non manca occasione per ribadire che con chi programma la lotta armata e la distruzione di Israele lui non vuole negoziare. Inoltre Olmert chiarisce che, al contrario di Gaza, in Cisgiordania egli non intende assolutamente ritirarsi sui confini precedenti la guerra del '67.
I confini precisi non sono ancora stati tracciati. Ma il neo-premier parla di mantenere il controllo sulle aree di Gerusalemme Est annesse a Israele, compresa la grande colonia di Maale Adumim, oltre ai due «blocchi di colonie» nei settori di Ariel nel Nord e Gush Etzion, più a Sud. E a ciò aggiunge l'intera valle del Giordano lungo la frontiera con la monarchia hashemita.
Secondo calcoli delle organizzazioni pacifiste israeliane, un governo guidato da Kadima potrebbe annettere i 185.000 ebrei residenti in queste 4 aree (su 244 mila in totale di tutti gli insediamenti della Cisgiordania). Il ministro della Difesa, Shaul Mofaz, a sua volta passato al Likud in dicembre e oggi uomo di punta di Kadima, chiarisce che «i nuovi confini di Israele dovrebbero venire fissati, unilateralmente o dopo un negoziato, entro due anni».
Posizioni che in ogni caso lasciano indifferenti i capi di Hamas, al momento impegnati nei negoziati al Cairo con i dirigenti egiziani, il presidente palestinese Mahmud Abbas e i leader dei Fratelli Musulmani, per la costituzione del prossimo gabinetto.
Dopo la ripresa dei tiri dimissili artigianali da Gaza contro il territorio israeliano, ieri due militanti delle squadre armate del Fatah sono stati uccisi dai soldati israeliani (sono 9 i morti arabi causati dei raid aerei da giovedì scorso). Un attivista della Jihad islamica è morto invece in Cisgiordania.

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