mercoledi` 14 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
05.02.2006 Sì alla risata, contro la dittatura dei fanatici
intervista a Amos Oz

Testata: Corriere della Sera
Data: 05 febbraio 2006
Pagina: 1
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Risate e ironia contro la dittatura dei fanatici»

Lorenzo Cremonesi intervista Amos Oz sul CORRIERE della SERA di oggi 5.2.2006. Parole chiare e coraggiose, ben diverse da quelle caute e ambigue di Pierluigi Battista uscite ieri sul Corriere.

Ecco l'articolo:

«Cercano d'imporre la
sharia in Europa: è come se fossimo ripiombati nel Medioevo». Lo scrittore israeliano Amos Oz, sostenitore della necessità di dialogare col mondo arabo, difende «la libertà di ironizzare sulle religioni, compresa quella musulmana... La dignità di Maometto non c'entra. È un attacco del fanatismo. Io pubblicherei quelle vignette: all'ironia si risponde con l'ironia».
«Cercano di imporre la sharia in Europa! Assurdo, pensavamo che almeno tra noi occidentali la guerra di religione fosse stata sepolta ben prima del XX secolo, ma ci siamo ritrovati all'alba del XXI come se fossimo ripiombati nell'XI. Una caduta a ritroso nel buio del profondo Medioevo di 900 anni fa». È battagliero Amos Oz. Scrittore, difensore a oltranza della libertà di pensiero, fondatore di «Pace adesso» ai tempi dell'invasione israeliana del Libano nel 1982, non esita a mostrare lo stesso entusiasmo sia per il dialogo con il mondo arabo che nel difendere quella che chiama «la libertà di ironizzare sulle religioni, compresa quella musulmana».
Lei pubblicherebbe le vignette danesi «incriminate»?
«Non ci vedo alcun problema. A questo punto dobbiamo stare attenti alle conseguenze della censura. Anche perché tutta questa faccenda non riguarda affatto la santità della religione o la dignità del profeta Maometto. Piuttosto, è un attacco intollerante del fanatismo e della violenza. Siamo tutti vittime di un ultimatum lanciato dai fanatici».
Un altro scrittore israeliano, Avraham Yehoshua, ha criticato in un'intervista al Corriere la pubblicazione delle vignette in nome della pacifica coesistenza. Cosa risponde?
«Vorrei chiedere al mio amico Yehoshua se allora vogliamo censurare qui in Israele tutto ciò che urta i sentimenti degli ebrei ortodossi. Ma non è solo una questione di sensibilità religiose, perché ci sono valori sacri al di fuori della fede. Per esempio, per un laico liberale la libertà di parola è santa quanto per un musulmano la figura di Maometto. E ancora, per una femminista il corpo di una donna è sacro e dunque ogni pubblicazione di nudi femminili rappresenta una sorta di sacrilegio. Lo stesso vale per un vegetariano radicale, pronto a contestare la pubblicazione di una foto di una bistecca. Insomma, i fanatici non solo vogliono proteggere i loro santi, ma pretendono di imporre al resto del mondo i loro criteri di santità. È la logica delle dittature, il trionfo dei totalitarismi».
Dunque niente censure?
«Se si decidesse di fare un giornale che non offenda nessuno, ci si dovrebbe limitare alle previsioni del tempo. E qualcuno avrebbe sempre da ridire».
La Santa Sede ha definito le vignette «provocazioni inaccettabili».
«La storia della crocifissione del Cristo è vista da molti ebrei come semplice provocazione, che ha alimentato un antisemitismo bimillenario. Il fatto che molti ebrei guardino a Gesù come a un semplice uomo figlio di uomini è una provocazione per molti cristiani. E allora, dobbiamo riscrivere il Nuovo Testamento, rivedere i testi rabbinici? Ogni religione rappresenta una provocazione per le altre religioni. La vita è piena di provocazioni, la stessa esistenza dei due sessi è una provocazione. Il modo per affrontare le provocazioni è superarle, non censurarle. E se qualcuno ride di te, dei tuoi valori, dei tuoi santi, fai lo stesso con lui. Si può rispondere all'ironia con l'ironia».
La sua non è un'utopia liberale che non esiste? I leader religiosi palestinesi accusano l'Occidente di ipocrisia. Dicono: «Vi arrogate il diritto di ironizzare su Maometto, ma incriminate chi mette in dubbio l'Olocausto».
«Non è vero. In Israele ci sono centinaia di barzellette sull'Olocausto, un humour nero che apparve sin dal 1945. Io per esempio considero il film di Benigni, "La vita è bella", una sorta di ridicolizzazione dell'Olocausto. Ma certo non lo metto all'indice».
Ma chi nega l'Olocausto è perseguibile per legge.
«La negazione di un crimine è considerata un crimine dalla maggioranza dei codici penali. Invece le vignette danesi non negano un crimine. E non prendono in giro Maometto, ma piuttosto i fanatici che perseguono la violenza in suo nome».

Per inviare la propria opinione al Corriere, cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT