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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Mattino - Il Manifesto Rassegna Stampa
02.02.2006 Due pesi e due misure
per il comportamento de coloni israeliani e per quello dei palestinesi

Testata:Il Mattino - Il Manifesto
Autore: la redazione . Michele Giorgio
Titolo: «Coloni contro Israele, giornata di battaglia - I coloni mettono a ferro e fuoco Amona»

C’è qualcosa che non torna nelle terminologia adoperata da Il Mattino. Se i coloni e in generale gli israeliani che ieri sono stati responsabili di gravi violenze contro la polizia ad Amona sono definiti “estremisti”, allora i palestinesi che fanno espoldere i civili con le bombe, se i fatti hanno ancora un senso, non possono che essere qualificati come “terroristi”. Peccato che Il Mattino continui a chiamare anch’essi semplicemente “estremisti”. Quindi gli uni e gli altri pari sono.Ecco il testo:

Olmert sceglie la linea dura contro i gruppi ortodossi. L’avamposto in Cisgiordania sgomberato da 6.000 uomini. Coloni contro Israele, giornata di battaglia Violenti scontri tra estremisti ebrei e militari nell’insediamento illegale di Amona: 250 feriti Gerusalemme. Nemmeno nel traumatico ritiro da Gaza, la scorsa estate, si era vista una tale esplosione di violenza: 250 fra agenti e coloni israeliani sono rimasti feriti ieri nel piccolo avamposto di Amona (presso Ramallah) dove le forze dell'ordine erano giunte per radere al suolo nove edifici in muratura eretti su terre palestinesi. Un'operazione sostanzialmente di polizia, dunque, che si è trasformata in una battaglia fra il governo israeliano e il movimento dei coloni quando la Corte Suprema ha respinto il ricorso dei coloni. Per questi ultimi, già feriti per la perdita di oltre 20 insediamenti a Gaza, Amona era divenuta una trincea importante: per chiarire al governo di Ehud Olmert che in Cisgiordania nuovi ritiri non sono possibili. E che se qualcuno già li progetta deve prendere in considerazione che la realizzazione di iniziative del genere avrebbe un prezzo esorbitante. Anche in vite umane. Olmert, proiettato nella stanza dei bottoni il 4 gennaio in seguito alla grave emorragia che ha colpito Ariel Sharon, ha alzato il tono: ha denunciato con fermezza gli episodi di vandalismo a danno degli uliveti palestinesi in Cisgiordania; ha ordinato la rimozione dal mercato di Hebron di otto famiglie ebree che vi si erano stabilite senza i necessari permessi e ha imposto una linea inflessibile nei confronti dell'avamposto di Amona. Da ambo le parti si è dunque andati a testa bassa verso lo scontro. I coloni hanno messo in campo, a difesa delle nove case, un mini-esercito di due-tremila giovani che, incoraggiati da rabbini eversivi, si sono barricati e che non hanno esitato negli ultimi giorni a dare l'assalto ad un accampamento militare, a danneggiare veicoli dell'esercito, ad aggredire pullmini delle reti televisive, ad intimidire i giornalisti e a creare un'atmosfera di completa illegalità. Le forze dell'ordine hanno reagito dispiegando sul terreno cinque-seimila fra agenti di polizia e soldati che si sono alternati «in prima linea» per consentire ai compagni di recuperare le forze. Quasi diecimila uomini si sono dunque contesi nove edifici su una collina brulla. In assenza di freni, in assenza di canali di comunicazione fra le due parti, l'esplosione di violenza era largamente prevedibile. Gli scontri sono iniziati pochi minuti dopo la sentenza della Corte Suprema, che respingeva il ricorso dei coloni, e si sono protratti per quattro ore. Ci sono stati lanci di sassi contro gli agenti, pestaggi, cariche di cavalli, avanzate di mezzi pesanti. Lettighe con feriti hanno preso ad attraversare il terreno a decine. Le ambulanze (ne erano state predisposte 12) non sono riuscite a smaltire la mole di lavoro. Due feriti sono stati evacuati in elicottero. «Sembrava di essere nella casbah di Nablus» ha detto alla radio militare il comandante delle forze israeliane in Cisgiordania, generale Yair Naveh. «I giovani coloni che hanno assalito i soldati non potranno mai più essere arruolati nel nostro esercito. Ormai loro si sentono separati dallo stato di Israele». La violenza dei coloni ha lasciato allibito Olmert. «Si tratta - ha esclamato - di un comportamento inaccettabile, quelli hanno attraversato una linea rossa. Lo Stato di Israele non è disposto a tollerarlo più». Fra i feriti vi sono due deputati. Uno di questi, Effy Eitam, colpito alla testa, ha per breve tempo perso conoscenza. In serata, dall'ospedale, ha accusato Olmert di aver creato la tempesta ad arte, per fini strettamente politici, ossia per favorire le probabilità di successo di Kadima alle elezioni del 28 marzo. Il secondo deputato ferito, Arieh Eldad, ha previsto che in uno scontro futuro dovrà essere presa in considerazione la perdita di vite umane.

Il Manifesto, dal canto suo, giunge a titolare "I coloni mettono a ferro e fuoco Amona", titolo che non sarebbe mai stato applicato agli scontri dell'intifada (nei quali da parte palestinese si faceva uso di armi da fuoco)

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