Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Le tre condizioni perché Hamas possa governare le chiarisce il capo dell'intelligence egiziana
Testata: Corriere della Sera Data: 02 febbraio 2006 Pagina: 14 Autore: Antonio Ferrari Titolo: «Il capo degli 007 egiziani: «Tre impegni per la Palestina»»
DaI CORRIERE della SERA di giovedì 2 febbraio 2006:
L CAIRO — Accanto a Hosni Mubarak, intento ad ascoltare il primo ospite della giornata, il presidente dell'Anp Mahmoud Abbas, ieri mattina sedeva il generale Omar Suleyman, capo dell'intelligence del Cairo, che ha seguito tutti i passi del conflitto israeliano-palestinese, che ha contribuito ad aprire la frontiera di Rafah fra Gaza e l'Egitto, che conosce tutti i segreti della regione. Dopo il raìs, è l'uomo più potente del Paese. Personaggio duro, abile e decisionista. Fosse per lui, il problema di Hamas verrebbe risolto rapidamente. Così: «Hamas, avendo vinto le elezioni, ha il pieno diritto di formare il governo. Ma deve rispondere a tre condizioni: mettere fine alla violenza; accettare la legalità internazionale e gli accordi che sono stati sottoscritti; riconoscere Israele. Se rifiuta queste tre condizioni, non può governare». Suleyman, solitamente, non è loquace. Ma quando decide di parlare si esprime con disinvoltura. Ieri, quando lo abbiamo incontrato all'uscita del palazzo presidenziale del Cairo, si è fermato volentieri a rispondere. Di sicuro, con il placet di Mubarak e con l'implicito consenso di Mahmoud Abbas. Generale, che cosa accadrà se Hamas rifiuta? «Se rifiuta, l'incarico di fare il governo passa ad altri». Lei è quindi pessimista. «No. Trattare con Hamas non è facile. Loro sono molto radicali. Ci vorrà tempo per convincerli. Tre mesi, sei mesi, un anno» Cosa accadrebbe se Stati Uniti ed Unione Europea non versassero più denaro all'Anp? «Sarebbe ingiusto far pagare alla gente il prezzo del rifiuto di Hamas. Non lo vogliamo. Anche se sappiamo che altri sono pronti ad aiutare finanziariamente i palestinesi». Chi? «Penso che lo farà l'Iran». Qual è la sua prossima missione? «Andrò a Damasco». Per accompagnare al Cairo Khaled Meshall? «No, lui si muove da solo. Vado per aiutare a risolvere la crisi tra Siria e Libano». Nella grande partita mediorientale, anche il trionfo di Hamas può aprire spiragli di nuove trattative. La Siria, che vuole uscire dall'isolamento, ha influenza sui leader radicali palestinesi che ospita. Suleyman si allontana con un sorriso sornione. In attesa di ricevere, nel pomeriggio, la ministra israeliana Tzipi Livni.
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