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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
01.02.2006 L'Iran ha i piani per fabbricare la bomba atomica
le carte che lo provano consegnate all'Aiea

Testata: Corriere della Sera
Data: 01 febbraio 2006
Pagina: 13
Autore: Giuseppe Sarcina
Titolo: ««L'Iran ha in mano la formula per la Bomba»»

Una cronaca di Giuseppe Sarcina dal CORRIERE della SERA del 1 febbraio 2006:

 BRUXELLES — C'è il via libera anche di Russia e Cina: il dossier «Iran-nucleare» sarà esaminato dal Consiglio di sicurezza dell'Onu. I ministri degli Esteri Serghei Lavrov e Li Zhaoxing, dopo quattro ore di discussione l'altra notte a Londra, hanno sottoscritto la proposta presentata dai colleghi della terna anglo- franco-tedesca, appoggiata dal Segretario di stato americano Condoleezza Rice e dall'Alto rappresentante della politica estera Ue, Javier Solana.
La sostanza politica è semplice: le potenze mondiali concedono di fatto ancora un mese di negoziati a Teheran. Ma si parte male. L'Aiea (l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, sede a Vienna) scrive in rapporto confidenziale: «L'Iran ha ripreso le attività di arricchimento dell'uranio che possono innescare reazioni nucleari utilizzabili per la bomba atomica». Sempre ieri dalla capitale austriaca fonti diplomatiche hanno reso noto che il governo iraniano ha consegnato un documento agli ispettori dell'Agenzia. Il testo (una pagina e mezzo) contiene una sequenza di formule per assemblare «l'uranio fissile» nelle ogive dei missili. Gli emissari del presidente Mohamoud Ahmedinejad sostengono di aver acquistato questa specie di «Istruzioni per l'uso della bomba atomica» al mercato nero e di volerlo rendere pubblico come segno di trasparenza.
Le trattative tra i tre Paesi europei e l'Iran si erano interrotte il 10 gennaio scorso, quando i tecnici degli ayatollah mandarono in frantumi i sigilli della Aiea apposti agli impianti «sospetti». Ora l'iniziativa passa nelle mani di Mosca. Il presidente Vladimir Putin insiste su quella che potrebbe essere l'idea decisiva: convincere il governo iraniano a trasferire le attività di arricchimento dell'uranio (quelle a rischio bomba) in territorio russo. Gran Bretagna, Germania e Francia pensano che valga la pena di esplorare la «pista Putin» e su questo punto si sono tirati dietro gli americani.
L'operazione verrà «coperta» da un percorso politico-diplomatico che comincia domani a Vienna con la riunione del «board» dell'Aiea (35 Paesi membri). Se tutto andrà come previsto, l'organismo guidato da Mohammed ElBaradei si limiterà a esaminare «un aggiornamento» del dossier nucleare in Iran e a «riferire» al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Il voto, però, è rimandato alla riunione successiva, già fissata per il 6 marzo. Solo allora verrà discusso il rapporto ufficiale preparato da ElBaradei e a quel punto, se non ci sarà stata una svolta, diventerà inevitabile il passaggio della «pratica uranio» al Palazzo di vetro a New York.
Per il momento, comunque, la tensione resta alta. Da Teheran il ministro dell'energia Ali Larijani ha risposto a stretto giro di posta al comunicato in arrivo da Londra: «Il trasferimento del problema al Consiglio di sicurezza significherebbe la fine della diplomazia». Le diplomazie del Vecchio continente sono impegnate in un esercizio al limite dell'acrobazia: mostrare «fermezza», ma senza rompere con Teheran e, nello stesso tempo, tenere a freno l'impazienza americana.
Negli Stati Uniti sono sempre più visibili i segnali di nervosismo. Ieri il quotidiano Washington Post ha pubblicato un sondaggio che mostra come sette cittadini su dieci siano favorevoli all'imposizione di sanzioni economiche a carico dell'Iran e come il 42% degli interpellati si dichiari a favore del bombardamenti degli impianti nucleari in quel Paese. Nel frattempo, secondo indiscrezioni raccolte a Bruxelles, la Cia avrebbe chiesto e ottenuto le dimissioni di Jean-Paul Semain, direttore generale dell'agenzia federale belga per il controllo nucleare. Semain sarebbe accusato dai servizi segreti americani di aver autorizzato la vendita di materiale pericoloso alla Repubblica islamica.

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