Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Se il mondo glielo permetterà, Ahmadinejad farà quello che dice di voler fare usare l'atomica contro Israele
Testata:La Stampa - Il Foglio Autore: Maurizio Molinari -la redazione Titolo: «Ahmadinejad si crede il Messia - La follia di Ahmadinejad non va ignorata, dice un ex del Mossad»
La Stampa di mercoledì 18 gennaio 2006 pubblica un articolo di Maurizio Molinari, nel quale, sulla base delle analisi fatte da esperti americani del comportamento del presidente iraniano Ahmadinejad, si avanza un'inquietante ipotesi: che egli sia convinto di essere il Mahdi, il Messia atteso dall'islam sciita, che ingaggerà la lotta apocalitica che porterà alla "fine dei giorni". Ecco il testo:
Quando si è trovato a parlare all'Assemblea generale dell'Onu il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha ammesso di aver avuto un'illuminazione, di fronte ad una recente tragedia aerea a Teheran ha affermato che le 108 vittime hanno «indicato la strada che dobbiamo seguire» ed allorché il suo governo è entrato in carica i ministri hanno sottoscritto i comuni obiettivi in una lettera indirizzata all'«Imam nascosto» che è stata poi gettata nella fonte di Jamkaran poco distante dalla città santa sciita di Qom. Dall'indomani della propria elezione Ahmadinejad si è distinto per i frequenti riferimenti ad Abul-Kasim Muhammad che nel 975, a soli sette anni di età, si proclamò XII imam discendente da Maometto ma poi si diede alla fuga e da allora è considerato «nascosto». Gli sciiti si riferiscono a lui come a «Muhammad al-Mahdi» e ritengono che prima o poi tornerà a manifestarsi nel mondo dove è destinato a regnare per sette anni prima di guidare le forze del bene contro quelle del male nella versione islamica del disegno dell'Apocalisse che porterà alla «fine dei giorni» e quindi all'inizio di un'era di «pace e giustizia». «In ogni religione esistono tendenze e concetti messianici - spiega Mohsen Sazegara, fondatore dei Pasdaran durante la rivoluzione islamica del 1979 ed oggi divenuto un deciso sostenitore della democrazia in Iran - ma ciò che distingue Ahmadinejad è il fatto di ritenersi egli stesso un soldato, un esecutore diretto del Messia». Sotto questo aspetto si tratta anche di una rottura con quanto avvenuto in Iran dopo la rivoluzione: «Khomeini prima e Khamenei dopo hanno sempre giustificato il diritto dei giuristi islamici a legiferare con l'assenza del XII imam - sottolinea Sazegara -, ora invece Ahmadinejad fa capire di essere lui a possedere un filo diretto con il Mahdi». Fra gli analisti di affari iraniani a Washington si fa così largo l'opinione che proprio questo atteggiamento messianico «può essere all'origine degli atteggiamenti estremisti di Ahmadinejad», come osserva Patrick Clawson del «Washington Institute». «Chi si occupa di nuclearr è preoccupato dal fatto che Ahmadinejad possa ritenersi l'uomo dell'Apocalisse» ha scritto Frederick Kempe sul «Wall Street Journal». Sazegara va oltre, svelando un retroscena: «Incontrando diplomatici accreditati a Teheran Ahmadinejad lo scorso anno disse che entro 24 mesi il Mahdi si sarebbe manifestato sulla terra e ciò significa che il momento potrebbe avvenire fra la fine del 2006 e l'inizio del 2007». Il timore è che dietro il millenarismo di Ahmadinejad ci sia la convinzione di essere lui a dover portare in porto la missione dello scontro con il male. «Dietro ai riferimenti al Mahdi ci sono sue convinzioni personali» assicura Shaul Bakhash, docente iraniani alla George Mason University. «Può spiegarsi così il fatto che procede sulla sua strada a colpi di decisioni estreme prima sfidando il mondo intero con il programma nucleare e poi arrivando a negare lo sterminio degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale» osserva Sazegara, secondo cui c'è però anche un risvolto politico perché «i frequenti richiami al Mahdi colpiscono l'immaginazione dei poveri, della gente semplice, aiutando Ahmadinejad a consolidare il potere». Che si tratti di fanatismo religioso o populismo islamico le decisioni nel segno del Mahdi si moltiplicano: a cominciare dai milioni di dollari stanziati per ristrutturare i siti sacri che evocano il mistero del XII imam.
Anche Il Foglio affronta il tema della follia di Ahmadinejad con un intervista a Eliezer Tsafrir, membro dell'intelligence di Israele durante la rivoluzione khomeinista e scrittore. Ecco il testo:
Gerusalemme. “La maggior parte degli iraniani comincia a pensare di aver sbagliato a sostenere la rivoluzione”. Eliezer Tsafrir parla adagio, mescolando alle analisi i ricordi. Ha lavorato per anni nel Mossad e, prima di ritirarsi qualche mese fa, è stato consulente per gli Affari arabi di Ariel Sharon. Il suo principale interesse è sempre stato l’Iran. Era là, alla fine degli anni Settanta, durante la rivoluzione khomenista, come capo dei servizi segreti d’Israele. Ha raccontato tutto in un libro che in Israele è diventato un bestseller: “Grande Satana, Piccolo Satana: rivoluzione ed evasione in Iran”. “Gli iraniani vogliono un cambiamento – dice Tsafrir al Foglio – ma hanno bisogno di un leader carismatico che sia in grado di mettere insieme tutti i gruppi sparsi dell’opposizione. Comunque, nel breve periodo, il mondo deve fare tutto il possibile per evitare che l’arma nucleare finisca nelle mani del regime”. La minaccia non riguarda soltanto Israele, obiettivo dichiarato dell’odio del presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ma “tutto il medio oriente”. Le pressioni internazionali si stanno facendo più concrete e, soprattutto, coordinate: i paesi della troika europea (Regno Unito, Francia e Germania), in totale accordo con gli Stati Uniti – che cercano di accelerare i tempi, il limite massimo è l’inizio di febbraio – stanno scrivendo la bozza della risoluzione da presentare ai membri dell’Agenzia atomica per portare il dossier del nucleare di Teheran davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in vista di sanzioni. Sulla possibilità di un attacco aereo preventivo di Israele nei confronti di Teheran Tsafrir ha una sua idea: “Gli israeliani preferirebbero che fossero gli Stati Uniti a fare un attacco contro i siti nucleari dell’Iran. E’ un paese molto grande, per le forze d’Israele sarebbe difficile colpire tutti i target”. E su una cosa non ha alcuna incertezza: “Se Teheran avrà la bomba, la userà contro di noi. Ahmadinejad non ha fatto misteri delle sue intenzioni, dice tutti i giorni che Israele dovrebbe essere tolto dalla mappa, che l’Olocausto non è mai esistito e che l’America è in mano ai sionisti. Queste parole non sono da ignorare: quando Adolf Hitler scrisse ‘Mein Kampf’ i suoi obiettivi erano chiari, anche se tutto il mondo ha preferito non ascoltarli”. L’agente-scrittore ricorda anche una ragione di preoccupazione interna al mondo musulmano: “Molti, come il re Abdallah di Giordania, hanno spesso avvertito la comunità internazionale della pericolosità dell’asse sciita in Iraq, Libano e Iran. E’ necessario guardare con attenzione ai legami tra questi gruppi”. Secondo Tsafrir, le sanzioni potrebbero non essere sufficienti come deterrenti, perché molti suoi contatti dentro all’Iran gli hanno spiegato che “il regime pensa di aver vinto nel momento in cui è riconosciuto come la superpotenza del medio oriente, e la vicinanza del nuovo Afghanistan e del nuovo Iraq non fanno che preoccuparlo e innervosirlo”. Per questo lavora per ostacolare il processo di democratizzazione, come dimostrano anche gli scontri navali nel Golfo Persico, vicino a Bassora, avvenuti sabato – e smentiti da Teheran – che avrebbero provocato la morte di un iracheno e il sequestro da parte della marina iraniana di nove marinai. Ma, come molti commentatori realisti, anche Tsafrir pensa che, nonostante Ahmadinejad sia “pazzo”, la sua elezione sia stata un bene. In questo modo non c’è più spazio per “il doppio gioco alla Rafsanjani” e gli iraniani potranno tendere più velocemente a un futuro migliore, che questo presidente non può garantire”.
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