Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Israele deve prepararsi al ritiro americano dall'Iraq l'opinione di Ze'ev Schiff, analista militare di Ha'aretz
Testata: Autore: Ze'ev Schiff Titolo: «Gersalemme, cogli l'attimo, L'America vicina è una garanzia»
IL RIFORMISTA di martedì 13 dicembre 2005 presenta, attraverso l'opinione di Ze'ev Schiff "Il ritiro" (degli americani dall'Iraq) "visto da Israele".
Ecco il testo: Israele si deve preparare al ritiro degli americani dall’Iraq. Il ritiro americano, specialmente se avverrà senza che gli Stati Uniti abbiano raggiunto quello che, in Iraq, era il loro principale obiettivo, sarà sicuramente determinante per la situazione strategica della regione. Lo schieramento delle truppe Usa in Medio Oriente dovuto alla guerra in Iraq costituisce una situazione senza precedenti. Le forze di Washington sono dislocate di fianco a all’Iran e alla Siria, di fronte al Libano e vicino alla Giordania e all’Arabia Saudita. Con il risultato che Iran e Siria devono essere molto più cauti. L’opinione pubblica americana è molto provata da quanto sta accadendo in Iraq, dalle perdite subite in questa guerra e dal fatto che non ci siano avvisaglie di una soluzione tangibile a breve termine.Questi sentimenti si sono infiltrati nel Congresso e i membri dello stesso partito del Presidente hanno iniziato a parlare della necessità di pianificare un’exit strategy dall’Iraq. La popolarità del presidente Bush ha raggiunto i minimi storici, ma Bush continua a ripetere che non darà ordine di ritirarsi dall’Iraq fino a che gli obiettivi della guerra non saranno stati raggiunti. Fonti americane ben informate sostengono che gli alti funzionari del partito repubblicano stanno già pensando al nuovo candidato alla Casa Bianca allo scadere del mandato di Bush. Nel timore che la situazione attuale possa provocare il crollo dei Repubblicani nelle prossime elezioni presidenziali vogliono cambiare la tabella di marcia del ritiro dall’Iraq. Per farlo dovranno modificare gradualmente gli obiettivi strategici che Washington si era prefisso in Iraq. Qualcosa che gli Usa hanno già fatto in passato, in Vietnam, con Henry Kissinger. Gli esperti americani ne stanno già discutendo, e dicono che con le elezioni irachene nel paese si formerà un nuovo governo composto diversamente e con un maggior numero di ministri appartenenti alla comunità sunnita. Con l’approvazione del governo iracheno, il processo di «irachizzazione» della guerra contro «i ribelli» avrà inizio nel 2006. Qualcosa simile è accaduto durante la guerra del Vietnam, un processo conosciuto con nome di Vietnamizzazione. In Iraq si dice che il processo permetterà agli Usa di ritirare le loro forze dalle città entro il 2006.L’impegno militare degli Usa in Iraq sarà costituito soprattutto un supporto aereo, dal dislocamento truppe lungo il confine Iraq-Siria e un sostegno logistico. Il numero delle truppe americane territorio iracheno sarà ridotto e, di conseguenza, diminuirà anche il numero delle vittime americane. I nemici dell’America sfrutteranno sicuramente questi cambiamenti per dire che Washington ha fallito anche i minori obiettivi della guerra in Iraq. passato, anche quando perdevano una guerra, gli Arabi riuscivano spesso a convincere la popolazione di averla vinta. ogni caso un ritiro dall’Iraq di un’America che non ha ottenuto il successo sperato sicuramente indurrà l’Iran a interferire nella vita del paese, dare vigore agli Hezbollah e incoraggiare ulteriormente il terrore nei confronti di Israele. Anche Al-Qaida si sentirà più sicura nei suoi attacchi ai regimi moderati filo-occidentali come la Giordania, l’Egitto e l’Arabia Saudita. E tutto questo contribuirà a incoraggiare gli estremisti palestinesi. Quello che non sarà realizzato nella Roadmap israelo-palestinese prima del ritiro degli Americani sarà molto difficile da realizzare poi. Anche risultati delle elezioni in diversi paesi del Medio Oriente potrebbero rendere vita più difficile ai moderati. Israele deve comunque partire dal presupposto che gli Americani ritireranno le loro truppe dall’Iraq, al massimo anni, quando entrerà in carica un nuovo presidente. Se sarà democratico o repubblicano non ha importanza. Il nuovo presidente farà sicuramente il possibile per trovare una formula conveniente per venir via dall’Iraq. Israele, pertanto, deve prepararsi strategicamente al ritiro americano e studiare attentamente tutte possibilità di accordo con i Palestinesi. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta di inviare il proprio parere alla redazione de Il Riformista. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.