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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio Rassegna Stampa
30.11.2005 Barcellona: un fallimento annunciato
tra ipocrisie, cinismo e "dispute filologiche" sulla distinzione tra terrorismo e "guerriglia"

Testata: Il Foglio
Data: 30 novembre 2005
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «Un fallimento annunciato»
Riportiamo un editoriale pubblicato dal FOGLIO di mercoledì 30 novembre 2005.

Ecco il testo:


In realtà nessuno si aspettava un granché dalla riunione tra i rappresentanti dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo che si è tenuta a Barcellona. Sui temi in discussione, il terrorismo e i flussi migratori, l’Europa non ha una linea e i paesi arabi, almeno nella loro maggioranza, usano questi argomenti per raggranellare qualche sovvenzione, senza la minima intenzione di impegnarsi a risolverli.
Magdi Allam, sul Corriere della Sera, spiega che i "regimi arabi, corrotti e inefficienti" considerano le minacce terroristiche e integraliste come una sorta di assicurazione sulla vita. L’occidente viene messo di fronte all’alternativa tra sorreggere questi regimi o vedere quei paesi cadere in mano all’estremismo islamico, che è l’unica "opposizione" tollerata in quei paesi. Così per non "cadere dalla padella nella brace" gli europei dovrebbero lasciar perdere le richieste di riforme democratiche, ed è quello che in realtà fanno, con rare eccezioni, guardando con un sorriso di compatimento agli sforzi "idealistici" dell’amministrazione americana. L’Europa che invece di combattere il terrorismo se la prende con la Cia, come ha fatto recentemente il commissario Franco Frattini, cerca poi di dare la colpa del fallimento agli israeliani, che testardamente insistono nel ritenere terroristici gli attacchi dei kamikaze alle discoteche e agli autobus. Il giornale zapaterista El País commentava ieri l’esito disastroso del vertice attribuendone la responsabilità alle "differenze tra israeliani e palestinesi". In realtà non è affatto così. I palestinesi sono tra i pochi rappresentanti arabi a condannare, almeno a parole, il terrorismo anti-israeliano. Aspettarsi qualcosa nella lotta al terrore da parte di un’Europa indecisa e di regimi arabi che furbescamente se ne fanno scudo, non ha senso. Chi sente il dovere di affrontare il terrorismo sa che l’unica cosa da fare è sostenere quelli che lo combattono sul serio, non quelli che, come dei giudici italiani qualunque, si occupano della differenza filologica tra terrorismo e guerriglia
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