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L'Opinione Rassegna Stampa
11.11.2005 Il mancato scandalo per l'antisemitismo iraniano, le nuove, più modeste, ambizioni di Saverio Costanzo
due commenti di Dimitri Buffa

Testata: L'Opinione
Data: 11 novembre 2005
Pagina: 6
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Stand antisemita dell¹Iran a Francoforte - Il figlio di Costanzo punta a vincere il Medfilm festival»
L'OPINIONE di venerdì 11 novembre 2005 pubblica apagina 6 l'articolo di Dimitri Buffa "Stand antisemita dell¹Iran a Francoforte", che riportiamo:
I responsabili del salone del libro di Francoforte hanno scelto il silenzio
per fare dimenticare in fretta lo scandalo che si è consumato nell¹ultima
settimana di ottobre nei loro famosissimi stand: in quello dell¹Iran infatti
erano esposti una decina di titoli della peggiore propaganda anti semita
nella triste storia recente di questo fenomeno.
Pare che l¹esposizione dei ³Protocolli dei saggi di Sion², edizione con
commentario ³a cura della Repubblica islamica dell¹Iran², e di altri saggi
negazionisti della Shoà, come quello di Mohammed Taqi Taqipour, ³Tale of the
chosen people and the legend of historycal right², abbiano fatto arrabbiare
non pochi visitatori che invano avrebbero chiesto che fossero rimossi dalle
autorità del Salone di Francoforte. Tanto che poi si è arrivati anche alle
denuncie, come quella presentata da Matthias Kuntzel, un autore tedesco che
ha anche messo la cosa sul proprio blog ³euroneuzeit.
Nel museo degli orrori c¹è anche un ³saggio² di Henry Ford: il mitico
inventore della più grande fabbrica di automobili d¹America e del mondo era
infatti un acceso anti semita. Si intitola ³The International Jew:The
World's Foremost Problem² e gli standisti iraniani lo fanno precedere da una
pagina inglese in cui si dice che questo libro è stato pubblicato ³nel nome
di Dio, il clemente, il misericordioso².
Quello che invece sconcerta è stato l¹atteggiamento ponziopilatesco dei
responsabili della kermesse del libro di Francoforte che quest¹anno con 280
mila presenza ha battuto tutti i record, tranne quello di prendersi la
responsabilità di depurare il padiglione dell¹Iran, quello numero 5, dai
testi anti semiti in inglese.
A pagina 8, sempre di Dimitri Buffa, troviamo l'articolo "Il figlio di Costanzo punta a vincere il Medfilm festival"
Non potendo più inseguire sogni da Oscar con il bruttissimo ³Private², il
figlio di Maurizio Costanzo, Saverio, dovrà consolarsi puntando a premi
minori. Magari di molto dignitosi festival che sulla stampa non godono della
stessa popolarità delle più tradizionale rassegne che si tengono a Cannes,
Berlino o Venezia.
Nella fattispecie Costanzo junior punta tutte le proprie chance di
raccomandato di superlusso, 50% di Berlusconi e Mediaset e un altro 50% in
quota a Istituto luce e istituzioni varie di sinistra, per portare a casa
almeno un premio al Med Film Festival che da pochi giorni ha iniziato la sua
interessantissima rassegna a Roma al Capranica e al Museo di Roma in
Trastevere. Costanzo, che, partendo da un noto episodio paradossale della
cronaca locale (i soldati di Tsahal occuparono il secondo piano della casa
di una famifglia di palestinesi per motivi logistici anti guerriglia
instaurando per alcuni mesi uno strano rapporto simbiotico fatto più che
altro di amore odio con la suddetta famiglia) ha fatto un film sbagliato,
dove i soldati israeliani sembrano dei nazisti e i palestinesi
rappresentati secondo il vittimismo di repertorio dei tempi di Arafat,
conta probabilmente sul segno distintivo del Medfilm Festival che quest¹anno
si è presentato con un ignobile cortometraggio in cui un novello Don
Quichote dei tempi nostri con tanto di Sancho Panza al seguito, si arrendeva
non ai soliti mulini a vento ma all¹ineluttabilità del Muro difensivo
antiterrorismo degli israeliani. La solita sciocchezza politically correct
che fa bene sperare a chi punta sul facile per aggiudicarsi un premio purchè
sia.
Ma, sempre forse, Costanzo, nonostante tutto, ha fatto male i propri conti.
Perché il Medfilm festival è pieno di film almeno dieci volte fatti meglio
di ³Private², tanto che nella rassegna quest¹ultimo è stato relegato alle 10
del mattino di mercoledì scorso, orario coperto solo dagli sfaccendati.
Il più bello in assoluto alla fine risulterà molto probabilmente la nuova
pellicola di Radu Mihaileanu, ³Va, Vis et Deviens³, già notato a Venezia, e
proiettato in rassegna proprio mercoledì sera con una coda che invadeva
quasi tutta piazza Capranica. Si tratta come è noto della triste storia che
seguì all¹operazione ³Mosè², quella con cui nel 1984 vennero traghettati in
Israele alcune migliaia di ³falasciಠetiopici, vale a dire ebrei neri
discendenti mitici della regina di Saba.
Come qualcuno ricorderà, nel 1984 migliaia di africani, provati dalla
carestia, vengono prelevati da 26 paesi e portati in Sudan. Il governo
israeliano e quello statunitense finanziano una vasta azione per portare gli
ebrei dell'Etiopia in Israele. Nel film una madre costringe suo figlio, di
appena nove anni, a dichiararsi ebreo per salvarsi dalla fame e dalla morte.
Arrivato in Terra Santa, dichiarato orfano, il ragazzino viene adottato da
una famiglia francese che vive a Tel Aviv. Cresce con la paura che qualcuno
scopra il suo segreto e le sue bugie: il non essere nè ebreo, né orfano, ma
soltanto nero. Scoprirà l'amore e l'Ebraismo, ma anche il razzismo e la
guerra nei territori occupati. E a momenti, come ogni ebreo, vero o
dichiarato, potrebbe finire anche ammazzato mentre presta il servizio
militare. Da chi? Ma da un palestinese, ovviamente.

Dimitri Buffa

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