Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
L'assimilazione fallita Amir Taheri analizza le cause delle violenze in Francia
Testata:Il Foglio Autore: Anna Barducci Mahjar Titolo: «Crisi d'identità»
IL FOGLIO di martedì 8 novembre 2005 pubblica in prima pagina e pagina 3 dell'inserto un'intervista di Anna Barducci Mahjar all'analista iraniano in esilio Amir Taheri sulle violenze scoppiate in Francia.
Ecco il testo: Roma. "La Francia sta attraversando una crisi d’identità – dice al Foglio Amir Taheri, analista politico iraniano con base in Europa – Gli ultimi avvenimenti nella banlieue parigina ne sono semplicemente un sintomo". A Clichy-sous-Bois, dov’è cominciata la rivolta, più dell’80 per cento degli abitanti è composto da immigrati musulmani in prevalenza arabi e africani. In altre zone della città gli stranieri oscillano dal 30 al 60 per cento. Il tasso di disoccupazione – ha scritto Taheri – in queste aree periferiche è del 30 per cento, mentre i giovani immigrati in cerca di lavoro raggiungono il 60 per cento. In questi sobborghi, costruiti negli anni Cinquanta riproducendo le abitazioni sovietiche dell’epoca stalinista, gli immigrati vivono in condizioni misere – scrive Taheri – e vedono la "vera vita francese" soltanto in televisione. "L’ondata di stranieri ha cambiato il volto al paese – dice l’analista iraniano – la Francia deve affrontare il suo mutamento identitario. Nessuno a Parigi sta affrontando questo argomento, perché mentre gli americani s’identificano nella Costituzione, i francesi si riconoscono nella loro cultura, e questo cambiamento li spaventa". Taheri lo dice chiaro: la politica di "assimilazione" d’oltralpe, che doveva far diventare gli immigrati appartenenti a qualsiasi background sociale in "veri francesi" in poco più di una generazione, ha fallito. Parigi continua a sbagliare nella risposta all’"intifada" delle periferie. "La repressione e la tecnocrazia sono quasi inutili – spiega – Queste devono essere accompagnate dall’apertura di un immediato dibattito culturale per trovare un minimo comune denominatore su cui tutti, inclusi gli immigrati, possono essere d’accordo. A oggi l’unica cosa che accomuna i francesi agli stranieri in Francia sono i documenti di cittadinanza". La situazione, per Taheri, non può essere paragonata agli immigrati italiani dal sud al nord, perché la religione era la stessa e la lingua "più o meno simile". A Parigi molti immigrati non conoscono il francese e il modo di vivere è opposto a quello cui sono abituati. Per Taheri, "l’assimilazione alla francese" risulta quindi quasi impossibile, se si considera che nelle scuole delle aree periferiche di Parigi meno del 20 per cento degli alunni è madrelingua. e il pericolo dell’"alternativa" Il numero di immigrati è in crescita e più i "beurs" aumentano, più gli oriundi si trasferiscono in zone "più calme". In alcune aree è possibile trascorrere l’intera vita senza parlare in francese e senza familiarizzare con alcun aspetto della cultura del paese. Il risultato è l’alienazione. Questo offre l’opportunità ai fondamentalisti islamici di sfruttare la situazione per propagare il loro messaggio religioso-integralista e di apartheid culturale. Taheri, inoltre, spiega che i fondamentalisti vogliono imporre ai musulmani francesi di organizzarsi sulla base del sistema "millet", che sotto l’impero ottomano divenne un termine tecnico utilizzato per identificare le comunità religioso-politiche organizzate e riconosciute, che godevano di certi diritti e di una certa autonomia. "Questo sistema funzionava sotto gli ottomani e ha regalato loro la pace per un lungo periodo – dice Taheri – La differenza è che allora la maggioranza era musulmana, mentre oggi non lo è più ed è diventata una minoranza", strumentalizzata da islamisti convinti di essere ancora una maggioranza. Questi cercano di imporre una cultura alternativa a quella francese, che ha invece richiesto un "islam d’oltralpe". Per questo, la Francia ha adesso bisogno di un secondo illuminismo: quello delle minoranze. Alla fine Taheri commenta anche le affermazioni contro Israele di Mahmoud Ahmadinejad. "L’occidente non deve sottovalutare questo uomo dall’aria umile – dice Taheri – da quando è salito al potere ha messo in pratica le basi per una Seconda rivoluzione islamica, iniziando in primo luogo dall’assetto governativo". Il presidente iraniano ha poi rinstaurato il concetto dell’"imam nascosto", il Mahdi (figura messianica), come concetto chiave della vita politica, culturale, economica e sociale del paese. "Ahmadinejad ha scritto e firmato un patto con l’imam nascosto – dice Taheri – Così si è svincolato dalle decisioni dei mullah e della Guida suprema". Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita