Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Ne muiono più di Palestina le statistiche dicono che a uccidere i palestinesi sono soprattutto altri palestinesi
Testata:Il Riformista Autore: un giornalista Titolo: «Più palestinesi uccisi da palestinesi che dall’esercito nemico di Israele»
IL RIFORMISTA di martedì 11 ottobre 2005 pubblica un articolo che analizza dati sattistici molto significativi.
Ecco il testo: Le statistiche spesso vanno interpretate, ma alcune, come quella che registra il quadruplicarsi del numero di palestinesi uccisi da altri palestinesi dal 2002 al 2005, non lasciano margine all’immaginazione. Nel 2005, per la prima volta nella storia del Medio Oriente sono morti più cittadini palestinesi per mano di loro compatrioti che per mano del nemico israeliano. Faide, guerre civili striscianti, estorsioni, terrorismo hanno portato 93 morti nel 2004 e 151 nei primi dieci mesi di quest’anno. Nel 2002 erano stati 43 i cittadini palestinesi uccisi da loro fratelli, l’anno seguente 56. E oramai i cosiddetti collaborazionisti sono meno di un decimo dei morti totali. Il capo della sicurezza dell’Autorità palestinese, il ministro degli interni Nasser Yousef, sostiene di non poter combattere il crimine organizzato senza una chiara decisione politica di affrontare le bande armate. «Quando Hamas mantiene la sua ala militare, allora quelli di Fatah dicono: abbiamo diritto di fare lo stesso - spiega Tawfiq Abu Khoussa, portavoce di Yousef, a proposito delle bande armate collegate al movimento dello stesso presidente palestinese - Questo è ciò che rende così difficile per il ministro degli interni combattere il caos e far rispettare la legge».Anche Abu Khoussa ha confermato che nel 2005 sono stati di più i palestinesi uccisi da altri palestinesi di quelli morti negli scontri con gli israeliani. I dati sono stati presentati giovedì da un ente pubblico palestinese, la commissione indipendente palestinese per i diritti umani. Majed Arouri, ricercatore della commissione, afferma che fino ai primi di ottobre di quest’anno sono stati 151 i palestinesi assassinati dalle violenze interne o a causa del comportamento sconsiderato dei miliziani armati. Il numero è aumentato particolarmente in settembre, quando 22 palestinesi sono rimasti uccisi da missili Qassam esplosi per errore durante una parata di armi di Hamas in una zona della striscia di Gaza. Il caos dilagante sta rapidamente diventando il principale problema politico per Abu Mazen, ancora più grave della minaccia posta da Hamas e dalla sua prevista buona performance elettorale nelle elezioni parlamentari del gennaio 2006. Giovedì scorso, alcuni disperati e infuriati parlamentari palestinesi hanno dato ad Abu Mazen due settimane di tempo per presentare un nuovo governo e focalizzare l’attenzione sulla lotta alla criminalità organizzata ancor prima che sui negoziati con Israele. «Il caos è il pericolo maggiore che minaccia Abu Mazen e l’Autorità Palestinese - dice l’analista palestinese Hani al- Masri ai giornali israeliani co- me Haaretz e il Post - e se l’Autorità Palestinese non prende misure drastiche per proteggerci dal caos, non potrà che collassare». «La situazione della sicurezza si sta deteriorando in modo molto pericoloso, e nessuno la sta fermando », ha detto a sua volta alla stampa locale, Hassan Khreisheh, vice presidente del parlamento palestinese. L’ultimo caso è stato quello dell’uccisione domenica di un taxista ad opera di miliziani affiliati al Fatah, il movimento di Abu Mazen: un gruppo di autisti stava bloccando un incrocio nella parte sud della striscia di Gaza per protestare contro il prezzo del carburante, quando un gruppo di miliziani ha ingiunto loro di sgomberare e poi ha aperto il fuoco, uccidendo il trentenne Yasser Barakeh. Un’ esecuzione in perfetto stile mafioso da Sicilia anni ’50. Adesso quella situazione si sta ripetendo a Gaza. Abu Mazen ha promesso ai parenti della vittima che avrebbe dato la caccia ai responsabili, ma sino a oggi non c’è stato alcun arresto. Alcuni capi delle forze di sicurezza palestinesi si stanno d’altra parte trasformando in "signori della guerra", sul modello somalo e afghano, e usano gli uomini ai loro ordini per interessi personali o imprese illegali come traffico d’armi ed estorsioni. In molti casi gli stessi poliziotti militano anche nelle bande armate irregolari. La politica di Abu Mazen è l’attendismo: da una parte evita di affrontare i gruppi armati per timore di una guerra civile, e dall’altra tenta di togliere i miliziani armati dalle strade promettendo posti di lavoro e partecipazione politica. Per ora, però, ha ottenuto risultati davvero modesti. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta di inviare il proprio parere alla redazione de Il Riformista. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.