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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
10.10.2005 La propaganda d'odio dei comboniani e un sindaco che vuole dedicare una via della sua città a Yasser Arafat
due interventi di Deborah Fait

Testata:Informazione Corretta
Autore: Deborah Fait
Titolo: «La propaganda d'odio dei comboniani e un sindaco che vuole dedicare una via della sua città a Yasser Arafat»
Il 1. marzo del lontano 1993 usci' nelle parrocchie italiane un giornalino per ragazzi dal titolo " Piemme", sottotitolo: " il piccolo missionario", edito dai Padri Comboniani di Verona. Un bel giornalino pieno di illustrazioni, storielle a fumetti sui popoli sfortunati in cui i Padri Comboniani andavano e vanno a prestare la loro opera missionaria.
Quel giornalino, in primissima pagina portava un titolo molto coinvolgente "Cose dell'altro mondo. 396 ragioni per protestare".
Le 396 ragioni per cui i Comboniani invitavano a protestare erano, guarda un po' che stranezza, i 396 terroristi, feroci assassini di hamas, che Israele aveva rilasciato dalle prigioni in cui scontavano i loro delitti e aveva immediatamente espulso dal Paese, in accordo col Libano. Appena passato il coinfine israeliano la polizia libanese, per creare un caso internazionale da usare ancora una volta contro lo stato ebraico, blocco' i terroristi che rimasero confinati nella valle della Bekaa.
Naturalmente ancora una volta il cinismo della propaganda araba vinse e tutto il mondo, mica solo i comboniani, si rivolto' contro Israele.
Fu un vero e proprio linciaggio mediatico.
" E' disumano, scrivevano scandalizzati i Comboniani , quegli uomini hanno il diritto di ritornare nelle loro case e riabbracciare i loro parenti! Sono accusati di essere terroristi ma dove sono le prove?"
L'ineffabile autore continua col cuore in mano "quella gente e' stata scacciata fuori dal territorio israeliano prima di tutto perche' e' palestinese."
E poi grida ancora disperato: " In mezzo a loro ci sono malati, feriti. Due sono ciechi e uno e' sordomuto. Me lo spiegate come fanno ad essere terroristi?"
E come glielo spieghiamo?
Bisognerebbe chiederlo alle vittime israeliane uccise dai 396 "martiri" che, all'improvviso, una volta scoppiato il caso e vista la reazione internazionale , diventarono tutti normali, gli storpi camminarono e i ciechi riacquistarono la vista e alla chetichella, non si sa come, scomparvero dalle montagne . Probabailmente il miracolo accadde grazie alle messe che i comboniani fecero celebrare in tutte le chiese italiane per salvare i poveri palestinesi dalla ferocia di Israele.
Ricordo il sentimento di profonda rabbia e impotenza alla notizia delle messe, rabbia di vedere degli assassini santificati perche' avevano ammazzato degli ebrei.
La mia lettera di protesta fu feroce ma la risposta di Fratel Gianni Albanese fu molto pacata e fraterna, piena di : ....pace fra i popoli..... ma lei e' sicura che tutti fossero terroristi..... a noi non risulta (perche' glielo andavano a dire a loro quello che erano) .....lei ha una visione parziale dei fatti....e concludeva prendendomi per il culo bonariamente "le auguro maggior impegno a favore della liberta' e rispetto dei diritti di tutti i popoli, non solo di uno".
Naturalmente nemmeno una parole per le vittime delle "396 ragioni per protestare" e nemmeno un accenno di risposta alla mia accusa di fare il lavaggio del cervello a giovani menti che , grazie ai comboniani e alla loro propaganda , erano pronte ad essere riempite di odio e pregiudizio.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio ed eccoti che a distanza di 12 anni i comboniani tornano a insinuare, a mettere nella mente dei loro lettori, che spero siano molto pochi, il tarlo del dubbio.
Questi eroi delle missioni e campioni della propaganda religiosa antiisraeliana scrivono, anzi scrive (perche' lo fa nientepopodimenoche il direttore di Misna), che gli israeliani, ahi ahi ahi, sono coinvolti nell'attentato dell'11 settembre. E perche'? Beh, loro hanno tra le mani prove inconfutabili, grandissimi 007 i padri comboniani, ecco cosa scrive il direttore il 9 settembre 2005, alle ore 5.55:
" Alcuni uomini di presunta nazionalita' israeliana (erano due ragazzi, due studenti ) erano stati fermati a bordo di un pulmino attrezzato di "insoliti congegni"(stavano lavorando senza permesso di soggiorno per una ditta) mentre, a quanto pare, festeggiavano con una bottiglia di champagne (questa e' grandiosa, forse avevano delle birre o acqua minerale o succo di frutta visto che erano studenti squattrinati e poi... festeggiavano! !), interrogati dalla polizia locale, continua il Fratello, e rimasti per qualche tempo in custodia, erano stati traferiti a Washington (Nell'Ambasciata di Israele) e se ne erano poi perse le tracce (addirittura!!), ne' si era mai saputo cosa stessero facendo quel giorno in quel luogo..." ( enorme dilemma che non toglie il sonno al Direttore di Misna che non ha problemi invece con i veri terroristi, quelli arabi, mai nominati nell'articolo)
Allora, riepiloghiamo, le tracce dei due ragazzi non si sono perse proprio per niente perche' dall'Ambasciata di Israele furono rimandati in patria. La TV israeliana li ha intervistati subito, non appena arrivati in aeroporto dove li aspettavano mamma e papa', erano bravi ragazzi, gli era scaduto il permesso di soggiorno e avevano infranto la legge lavorando comunque. Per questo motivo furono rimpatriati.
Essendo naturalmente estranei ai fatti nessuno ne ha piu' parlato ma ecco che arriva Pietro Mariano Benni a soffiare, a distanza di 4 anni, altro veleno contro Israele, altro odio, altre menzogne nascoste dal paravento ( o paraculo) del dubbio.
Fratello Benni sa che la calunnia e' un venticello che ha il potere di entrare nel cervello della gente e la usa con mestria.
Ebrei che avvelenano i pozzi, ebrei che usano il sangue dei bambini cristiani per impastare le azzime, ebrei che fanno crollare le Twin Towers.
All'epoca delle insinuazioni sui pozzi e sul sangue per le azzime gli ebrei venivano bruciati, impalati, sgozzati, scacciati, derubati, costretti a convertirsi.
Oggi, in epoca moderna, cosa si aspettano i comboniani che succeda al popolo ebraico grazie alle loro calunnie?
Perche', a distanza di 4 anni, Fratello Benni ha tirato fuori un'altra volta la menzogna diffusa dall'Egitto e raccolta con orgasmo antisemita dalla sinistra mondiale per poi dissolversi nel nulla, anzi nel fumo delle Torri implose?
Le accuse false e assassine che nei millenni si lanciavano contro un popolo sempre perseguitato e in fuga, oggi si rivolgono alla Patria di quel popolo.
Mi sorge un dubbio, chissa' se i padri comboniani hanno invitato i fedeli a pregare per l'evacuazione dalle loro case degli 8500 ebrei israeliani ! Erano famiglie sa, fratello Benni, erano bambini cui veniva sgretolato il loro mondo, erano vecchietti, alcuni sopravvissuti dallo sterminio nazista che si vedevano ancora costretti a lasciare il territorio epurato da ebrei per i nazisti di Palestina.
Avete pregato per loro Fratello Benni?
Io sono certa di no e spero tanto di no.
Le vostre preghiere senza pieta' , Fratello Benni, non vanno bene per loro, li offenderebbero ancor di piu' delle sue insinuazioni che trasudano livore e odio.

Deborah Fait

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Signor sindaco,

Ho appena letto sul Mattino dell'8 ottobre scorso che lei e la sua giunta avete preso la decisione, ( l'articolo di Daniela De Crescenzo dice "senza dubbi e perplessita'") di dedicare una strada di Marano a Yasser Arafat.
Che tempismo, sindaco! (il minuscolo e' voluto), pensi che il 9 ottobre gli ebrei di Roma hanno ricordato la morte di Stefano Tache', bambino di due anni, freddato mentre usciva dalla Sinagoga Maggiore di Trastevere. Il fratello di Stefano ha ancora oggi una scheggia nell'occhio, inoperabile, e i molti feriti dalla granata e dalle mitragliate dei palestinesi assassini ne sopportano tuttora le conseguenze fisiche e psicologiche.
Gli assassini fuggirono tutti verso Tripoli, covo del terrorista mandante Yasser Arafat.
Questa non fu l'unica tragedia che l'Italia soffri' a causa del criminale cui voi state dedicando una strada. Vi furono altri attentati, due a Fiumicino con decine di vittime, un altro a Genova, poi l'Achille Lauro e l'assassinio di Leon Klinghofer. In quegli anni le bande di Arafat imperversavano in Italia e in Europa , ammazzando e facendo attentati, con la copertura dei Governi italiani dell'epoca.
Arafat, cui lei afferma di guardare con affetto e rispetto e questo vada a sua personale vergogna, e' stato un grandissimo terrorista e un mitico ladro.
Il Nobel per la Pace, conferitogli nel tentativo di adularlo, come spesso si fa con i dittatori piu' feroci e convertirlo al dialogo con Israele, ha avuto solo il risultato di macchiare per sempre l'istituzione del Premio Nobel.
Nell'articolo della De Crescenso lei si dice anche "orgoglioso e commosso" e io le credo perche' il partito cui lei appartiene e' sempre stato affettuosamente legato al criminale Arafat, come del resto all'altro terrorista, il famigerato Nasrallah, capo di hezbollah.
A questo punto, esprimendole il mio personale disgusto per aver insozzato la sua citta', le chiedo : a quando una strada intitolata a Adolf Hitler?

Deborah Fait

Israel


Di seguito l'articolo del MATTINO

Marano dedica una strada a Yasser Arafat

di Daniela De Crescenzo

A meno di un anno dalla morte, Yasser Arafat ha già una sua strada in provincia di Napoli: il primo Comune italiano a muovere questo passo ufficiale è stato quello di Marano. La maggioranza di centrosinistra e il sindaco Mauro Bertini (Pdci, ex Rifondazione) hanno preso la decisione senza dubbi e perplessità. Applausi in aula e unanimità di consensi, al momento della decisione i consiglieri dell’opposizione non erano presenti in aula. C’era, invece, un folto pubblico pronto ad applaudire l’approvazione della delibera, proposta dal consigliere Alfredo Paragliola. Molti giovani hanno fatto sventolare le bandiere della pace nel corso della cerimonia ufficiale alla quale ha preso parte anche Omar Suleiman, rappresentante a Napoli dell’Autorità nazionale palestinese. Singolare coincidenza: in Palestina fu Nablus, l’altra città nuova, gemella alla nostra, la prima a inaugurare nel dicembre scorso una strada intitolata al «raìs». E a scoprire la targa fu una delegazione partita dalla Campania. Ieri sera, invece, nella sala del Consiglio comunale di Marano c’era Omar Suleiman, rappresentante a Napoli dell’Autorità nazionale palestinese e già esponente dell’Olp: «Sono onorato di stare qui insieme con voi - ha detto Suleiman - e fiero della vostra iniziativa. Ricordo ancora quando, sulla tessera dell’Onu, non c’erano i nostri nomi ma semplicemente dei numeri. Non avevamo identità. Arafat ci ha dato una dignità e ha fatto in modo che il popolo ricordasse la sua storia e la sua cultura». Polemiche incombenti? Non se ne preoccupa il primo cittadino Mauro Bertini, che sottolinea: «Sono orgoglioso e commosso. Io guardo con affetto e rispetto a un uomo come Arafat. In una città in cui abbiamo dedicato una piazza alla pace, non poteva mancare una strada intitolata a un premio Nobel per la pace».

(Il Mattino, 8 ottobre 2005)



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