Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Oil for food inchioda Annan e impone una radicale riforma dell'Onu
Testata:Il Foglio - L'Opinione Autore: un giornalista - dimitri buffa Titolo: «Viva Bolton - Oil for food, Anann colpevole Di negligenza e scarsa professionalità»
IL FOGLIO di giovedì 8 settembre 2005 pubblica a pagina 3 l'editoriale "Viva Bolton", sullo scandalo Oil for food e sul futuro dell'Onu. Ci vorrà un bel po’ di tempo per spulciare le ultime, devastanti, mille pagine dell’inchiesta Oil for food presentate ieri da Paul Volcker. Si tratta del più gigantesco caso di corruzione Onu di sempre, con 21 miliardi di dollari di tangenti, mazzette e contrabbandi creati da un programma ideato per aiutare gli iracheni, ma gestito dalle Nazioni Unite, con il contributo di Francia e Russia, in modo tale da aiutare, rafforzare e riarmare Saddam, foraggiare la campagna di propaganda del regime e arricchire funzionari e faccendieri e politici, ma anche figli, fratelli, cognati, cugini, parenti, collaboratori, consiglieri e amici degli ultimi due segretari generali. Una sentenza di fallimento assoluta, definitiva, senza appello. Il rapporto Volcker ha scritto nero su bianco che, al di là dei casi di corruzione personale, le Nazioni Unite non sono oggettivamente in grado di gestire programmi umanitari così grandi, ma neanche altri di entità inferiore. L’Onu così com’è non può funzionare, a meno che non sia riformata radicalmente. C’è, però, che la stanca cantilena sulla riforma dell’Onu risale al 1948: l’Onu non si era ancora riunita e gli Stati membri discutevano già di come cambiarla. Non c’è stato segretario generale che non abbia presentato le sue proposte di riforma: Kofi Annan è al quarto tentativo, il suo predecessore Boutros Boutros-Ghali ci aveva provato due volte, ma una riforma seria, reale ed efficace di questo baraccone è d’improbabile realizzazione, come dimostrano le trattative per il vertice dei capi di Stato del 16 settembre prossimo. La riforma del Consiglio di sicurezza, una riforma che non avrebbe riformato nulla, a meno che si pensi davvero che un Consiglio a 24 membri possa essere più efficace di uno a 15, è saltata, anzi scongiurata, grazie anche all’azione decisa del governo italiano. Quanto ai temi della pace, della sicurezza e della proliferazione nucleare, la già fiacca proposta di Annan è stata annacquata ancora di più e ridotta a un’inutile dichiarazione di intenti che rinvia il voto a data da destinarsi. Una farsa, più che una riforma. Nel documento non c’è neppure una chiara condanna del terrorismo né l’esclusione dei paesi violatori dei diritti umani dalla Commissione di Ginevra che ha l’obiettivo di tutelarli. L’ambasciatore americano John Bolton è un tipo spiccio: ha scoperto il gioco e invece di dire sì a un inutile pezzo di carta sta provando in extremis a riformare sul serio l’Onu. I suoi 700 emendamenti sono l’ultima remota speranza di salvataggio delle Nazioni Unite. E’ improbabile che riesca, ma chi ha a cuore l’Onu oggi dovrebbe allontanare il fallito e dannoso Annan e urlare "forza Bolton". L'OPINIONE pubblica a pagina 5 l'articolo di Dimitri Buffa "Oil for food, Annan colpevole di negligenza e scarsa professionalità" che spiega perché le conclusioni della commissione Vocker sullo scandalo Oil for Food non salvano l'"onore" di Annan.
Ecco il testo: Kofi Annan forse non sarà stato corrotto da chi ha fatto i soldi sulla pelle dei bambini iracheni approfittando di "Oil fo food" per svoltare qualche miliardo, (almeno non ci sono le prove dice Paul Volcker, presidente dell'audit interno all'Onu su tutto l'affaire, e vale per il segretario generale dell¹Onu, come per tutti, la presunzione di innocenza) certo però che la sua gestione non è quella che uno avrebbe potuto aspettarsi da un segretario dell'Onu. Per di più premio Nobel per la pace. Il rapporto finale, da tempo atteso, sullo scandalo del programma umanitario per l'Iraq, detto "Oil for Food", scagiona sul piano etico il segretario generale dell'Onu Kofi Annan, ma gli addebita gravi errori di gestione. Il solito compromesso per tenere sulla brace Annan in vista della riforma dell'Onu, mettendolo in condizione di non potere aprire bocca, ma senza troppo calcare la mano sugli affarucci suoi, del figlio, del predecessore Boutros Boutros-Ghali, di tutta la banda di parenti e amici che certo non ha patito la fame gestendo "Oil for food". Le accuse erano ampiamente anticipate, e attese anche dallo stesso Annan. Nella prefazione del rapporto si legge che "in realtà, il segretario generale è diventato qualcuno che viene considerato come l'agente principale sul piano diplomatico e politico. In questi tempi turbolenti, queste responsabilità tendono ad essere sovrastanti." Mentre "i fatti dimostrano ampiamente gli errori sul piano amministrativo". Ma il senso politico del rapporto è quello che sottolinea l'urgenza di una profonda riforma delle Nazioni Unite. Pratica alla quale gli Usa hanno delgato l'ottimo John Boltom, uno che non soffre di sudditanza psicologica verso il politically correct e il terzo mondismo che hanno sempre caratterizzato l'Onu. E che solo per questo si è immeritatamente meritato la nomea di "falco". In un mondo di "cojombe". Molto furbescamente anche Kofi Annan, visto l'assist inaspettatamente servitogli dalla commissione Volcker, che solo due settimane fa aveva invece fatto filtrare le prove documentali della conoscenza da parte del segretario generale del lavoro che il figlio Kojo faceva per la ditta Cotecna e delle incredibili vicessitudini con cui venne riadottata nel giro degli appalti Onu dopo l'estromissione del 1996 dovuta ad un altro caso di tangenti stavolta legato all'ex dittaore del Pachistan Ali Bhutto, si è assunto la responsabilità degli errori nella gestione del programma "Oil for food" scoperti dalla commissione indipendente che oggi ha presentato il suo rapporto al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Meglio darsi da solo dell'inetto che farsi dare del profittatore da una commissione d'inchiesta. Poco prima il capo della commissione, Paul Volcker, aveva detto che le responsabilità dello scandalo "devono essere ampiamente condivise", e non gravano unicamente sul segretario generale delle Nazioni Unite. Probabilmente questa fine in gloria del salmo è dovuta a una trattativa sottobanco aperta anche con gli Stati Uniti d'America che non vogliono ostacoli sulla via della riforma delle Nazioni Unite da intendere sempre di più come "Community of democracies" piuttosto che come somma algebrica di stati canaglia, dittature teocratiche e stati normali. Con questi ultimi ormai sempre in minoranza anche nella Commissione che si dovrebbe occupare dei diritti umani. Comunque Anann non esce bene da quelle quattro righe al vetriolo dedicategli nella conferenza stampa tenutasi ieri mattina a Palazzo di vetro: "a proposito dell'adeguatezza delle risposte del Segretario generale ai gli articoli di stampa del gennaio 1999 su un possibile conflitto di interessi, il Comitato deve di nuovo sottolineare con forza le proprie precedenti conclusioni secondo cui lo stesso Segretario generale non è stato né diligente ne concreto quando si è trattato di iniziare un'investigazione formale sull'affidamento dell'incarico ( addirittura di audit a tutto il progetto "Oil for food", ndr) alla Cotecna." E quello che oggi si sa di Kojo Annan non fa che confermare che se questa inchiesta interna fosse stata aperta prima dal padre Kofi, oggi non staremmo qui a dovere fare finta di credere a questa soluzione di compromesso in cui Annan salva le terga, ma non l'onore. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio e L'Opinione. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.