venerdi 16 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Il Riformista Rassegna Stampa
31.08.2005 La convergenza tra jihadismo e totalitarismo comunista
contro l'Occidente e la liberal democrazia

Testata:Il Riformista
Autore: un giornalista
Titolo: «Osama proclamò: convergere con è peccato»
Secondo di una serie di articoli, (vedi "Il campo antiimperialista e gli emissari del terrore", Informazione Corretta del 30-08-05) sul RIFORMISTA del 31 agosto 2005.

Ecco il testo:

Il primo problema da risolvere
è l’incompatibilità. Che cosa
c’entra «la guerra contro i
crociati e gli ebrei» lanciata da
Osama bin Laden con la lotta di
classe o con l’attacco allo stato
imperialista delle multinazionali?
Ideologicamente non c’entra
nulla. Che cosa c’entra un movimento
che chiede un ritorno alla
purezza originaria dell’Islam
e vuole edificare regimi teocratici
nei paesi musulmani, con il
socialismo panarabo del Baath?
Nulla.Tanto meno con la battaglia
antimperialista di gruppi e
gruppetti che si ispirano a una
ideologia atea e occidentale come
il comunismo. Nulla di nulla.
Però, in questi anni molte cose
sono cambiate. La reazione
all’11 settembre, la controffensiva
americana che ha portato alla
sconfitta dei talebani e alla caduta
di Saddam Hussein, ha
creato il terreno per una «convergenza
» tattica e operativa. E’
ancora una volta Osama bin Laden
a proclamare il verbo l’11
febbraio 2003. Dice lo sceicco:
«In queste circostanze non ci
sarà danno se gli interessi dei
musulmani convergono con gli
interessi dei socialisti nella lotta
contro i crociati, malgrado la nostra
credenza nell’infedeltà dei
socialisti e nella stupidità di Saddam.
La giurisdizione dei socialisti
e il supporto che avevano
negli Usa è caduto molto tempo
fa, ben gli sta. Ma il popolo iracheno
non deve pagare per la
loro ambiguità. I socialisti sono
infedeli dovunque siano - prosegue
Osama - Ma la lotta che
stiamo ora intraprendendo è come
quella dei musulmani contro
i bizantini. Quindi la convergenza
degli interessi non è nociva. I
musulmani che combattono
contro i bizantini conversero
con i persiani per ottenere la liberazione.
E questo non era nocivo
ai compagni del profeta».
Una volta stabilita la legittimità
della «convergenza», si
aprono le fila per nuove possibili
alleanze e per nuove truppe.
Combattenti, ma anche sostenitori,
propagandisti, arruolatori,
ufficiali pagatori. In Iraq, così, la
guerriglia baathista e il terrorismo
alqaedista si sono dati un
unico nemico tattico, magari
pronti a divergere in futuro.
Fuori dall’Iraq, si è cercata la
penetrazione in Europa, con
metodi diversi, ma un obiettivo
ancora una volta convergente.
I gruppi jihadisti hanno cercato
di penetrare nell’humus
fertile che possono trovare nelle
Londonistan europee. Il Corano
diventa il libro del riscatto, la
stessa religione serve come
cemento ideologico
per una battaglia politica
contro le ingiustizie,
la segregazione, le «illusioni
» dei regimi liberal-democratici
e i «falsi valori»
dell’Occidente. Le componenti
baathiste, più pragmatiche,
hanno cercato di creare
una rete di sostegno alla resistenza
irachena, stabilendo
punti di contatto con una rete
di gruppuscoli di per sé poco
consistenti, ma ramificati in vari
paesi europei, che possono diventare
gli alberghi per i messaggeri,
le stazioni di posta per i
nuovi pony express che cercano
di stabilire contatti con le comunità
musulmane. Non attraverso
la predicazione degli imam nelle
moschee, ma attraverso contatti
operativi di veri e propri agit
prop o autentici agenti segreti.
La prima stazione di posta,
anzi l’albergo del libero scambio
è, da sempre, la Siria. Un ponte
importante è la Giordania (e gli
attentati ad Aqaba mostrano
che sono attive anche cellule
jihadiste). In Europa non esiste
ancora una consistente rete di
supporto. Ma i servizi di intelligence
di vari paesi si
sono scambiati informazioni
e hanno individuato
alcuni personaggi particolarmente
attivi. Nel mirino
è finito, come si sa, Abd Al-
Jabbar al Kubaysi (arrestato
dalgi americani nel 2004
al suo rientro in Iraq).
In Siria dal 1976 al 2002,
leader dell’Alleanza nazionale
irachena, ha viaggiato avanti e
indietro in Europa con il compito
di stabilire contatti. Nel febbraio
del 2003 a Parigi il congresso
dell’opposizione patriottica
irachena è servito per stabilire
contatti con una singolare
rete di groppuscoli, per lo più
derivanti dall’estrema sinistra,
ma con forti innesti anche dalla
destra antagonista e antisemita.
In Austria le figura più significative
sono Wilhelm Langthaler e
Christian Werba, che sono in
contatto con Noel Dominique
presidente della comunità irachena
austriaca. In Italia esiste
una variegata fauna che va dall’Unione
dei comunisti nazionalitari
al Network antimperialista.
Vi confluiscono schegge di
Prima linea, ex ordinovisti, ex di
Terza posizione e dei Nar. Antisionismo
e antimperialismo sono
le matrici comuni, ma anche
le chiavi che li avvicinano ai
gruppi radicali islamici in quel
processo di convergenza contro
il nemico comune.
Naturalmente è ingenuo
pensare che sia questa la rete di
sostegno esterno. E i servizi di
intelligence non lo pensano.Ancor
più ingenui sarebbero i «resistenti
» iracheni ad appoggiarsi
a basi tanto sfilacciate. Ma se
dalla logica delle cellule si entra
in quella della rete, allora la
prospettiva cambia. Non si deve
pensare ad una organizzazione
piramidale con una sorta di politburo,
comitato centrale, Né a
strutture tipo stasi o Kgb. Ma a
un network che passa spesso
per i siti internet, ad appoggi logistici,
a canali di trasmissione
(talvolta anche inconsapevoli)
di messaggi nelle bottiglie che
le onde dell’oceano in cui nuotano
i pesci porteranno a destinazione.
I servizi di intelligence
hanno individuato maglie di
questa elastica ragnatela in
Francia, in Danimarca, in Svezia.
Qui, esattamente a Malmo,
risiede un ex esponente del partito
comunista iracheno, scienziato,
scrittore, propagandista.
Si chiama Noori al Moradi, ha
55 anni, un Phd in fisica conseguito
a Mosca nel 1980, lunghi
soggiorni nello Yemen, in Siria,
in Libia. C’è il sospetto che personaggi
come lui possano aver
stabilito contatti anche con
schegge sparse e ormai disoccupate
di ex agenti dei servizi
dei paesi comunisti. Una cosa è
certa: il nuovo terrorismo è una
galassia talvolta allo stato gassoso.
Bisogna affinare le lenti
prima che si aggrumi.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta di inviare il proprio parere alla redazione de Il Riformista. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

cipiace@ilriformista.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT