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Chi sta affamando davvero Gaza 06/06/2025

Chi sta affamando davvero Gaza
Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello

Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.



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Rassegna Stampa
29.08.2005 L'attentato di Beersheba chiama in causa l'Anp, e la sua inerzia nella lotta al terrorismo
intervista ad Avi Pazner, consigliere del premier israeliano

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Tocca all'Anp fermare i mandanti»
Importante intervista di Umberto De Giovannangeli al consigliere del premier israeliano Avi Pazner, già ambasciatore in Italia, sull'attentato a Beer Sheba.

Ecco il testo:

«Sapevamo bene che il nostro ritiro unilaterale da Gaza non avrebbe fermato il terrorismo suicida. L'attacco criminale a Beer Sheba chiama in causa direttamente l'Autorità nazionale palestinese. Una cosa deve essere chiara a tutti: se i palestinesi vogliono davvero la ripresa del processo di pace devono prendere misure severe contro i gruppi terroristici. Le parole di condanna non servono certo a fermare i kamikaze e a neutralizzare i loro mandanti». A parlare è Avi Pazner, consigliere del premier israeliano Ariel Sharon, già ambasciatore dello Stato ebraico a Roma e Parigi. «Con la diplomazia del terrore - avverte Panzer- i palestinesi non otterranno nulla di buono, né ora né mai».
A Beer Sheba è tornato in azione il terrorismo palestinese. Si tratta del primo attacco suicida dopo il ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza.
«Nessuno si era fatto o aveva venduto illusioni: il ritiro da Gaza non avrebbe fermato il terrorismo sanguinario dei gruppi armati palestinesi. Sapevamo che le organizzazioni terroristiche avrebbero continuato i loro attacchi contro Israele, ed è per questo che abbiamo chiesto che l'Autorità palestinese cominci ad agire contro di loro. Perché una cosa è chiara: quanto è successo oggi (ieri, ndr.) a Beer Sheba è il frutto dell'inazione dell'Anp».
I dirigenti palestinesi insistono nell'affermare che il modo migliore per arginare i gruppi armati dell'Intifada è quello di aprire da subito una trattativa per l'attuazione piena della Road Map (l'itinerario di pace tracciato dal "Quartetto" Usa,Ue, Onu, Russia).
«La Road Map così come in precedenza gli Accordi di Oslo-Washington, ha come primo punto la fine della violenza e un'azione incisiva contro i gruppi terroristici. Un impegno a cui le varie dirigenze palestinesi sono sempre venute meno. La sicurezza di Israele e dei suoi cittadini non è materia negoziabile, è la premessa di ogni seria trattativa. Mi lasci aggiungere che con il ritiro da Gaza e lo smantellamento di 25 insediamenti Israele ha dato prova di essere pronto a dolorosi sacrifici volti non solo al rafforzamento della sua sicurezza ma anche a dimostrare ai palestinesi che la strada del dialogo è ancora aperta. Ma se non agiscono contro i gruppi terroristi, i palestinesi perderanno un'occasione irripetibile per voltare pagina».
L'ultradestra interpreta l'attentato suicida di Beer Sheba come la dimostrazione del fallimento del piano-Sharon.
«È una strumentalizzazione inaccettabile, oltre che sbagliata. Gli attacchi terroristici palestinesi sono avvenuti purtroppo sotto diversi primi ministri, anche i più critici (Benjamin Netanyahu, ndr.) verso il dialogo. Il discorso da fare è un altro e riguarda una misura fortemente voluta da Ariel Sharon e che il primo ministro sta portando avanti nonostante le critiche di una parte della comunità internazionale…».
A quale misura si riferisce?
«Alla costruzione della barriera di sicurezza. Laddove questa barriera è stata edificata si è dimostrata un forte deterrente agli attacchi terroristici. Non è un caso che i terroristi sono tornati a colpire in un'area non ancora protetta dalla barriera».
Il capo militare di Hamas, Muhammed Deif, ha promesso l'inferno a Israele.
«Israele ha dimostrato anche in un frangente difficile come è stato il ritiro da Gaza, di essere una democrazia solida, una Nazione unita; unita anche dalla consapevolezza di dover lottare contro un nemico sanguinario che ha come obiettivo dichiarato la distruzione di Israele l'annientamento del popolo ebraico. Le minacce di questo criminale non ci spaventano. Ma quando, mi chiedo, i palestinesi capiranno che i gruppi terroristici stanno sequestrando il loro futuro condannandoli a una vita infernale? E quando agiranno di conseguenza?»
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