Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
La pace possibile di Sharon e quella immaginaria di De Villepin a confronto su Le Monde
Testata: Il Foglio Data: 28 luglio 2005 Pagina: 3 Autore: un giornalista Titolo: «C'è pace e pace»
IL FOGLIO di giovedì 28 luglio 2005 pubblica un editoriale sul diverso modo di intendere, in Europa e in israele, la ricerca della pace.
Ecco il testo: Dominique De Villepin ha firmato un messaggio di cordoglio per le vittime della strage di Londra con un disegnino che rievoca la colomba della pace che Pablo Picasso aveva disegnato per i Partigiani della Pace, un’organizzazione staliniana e tutt’altro che pacifista. Forse l’aristocratico primo ministro francese non lo sapeva, e ha pensato che in un momento tanto tragico i cittadini di Londra avrebbero tratto qualche conforto dalla sua allusione un po’ frivola alla pace, così sanguinosamente negata dal terrore islamico. Il giornale che ha pubblicato l’esibizione grafica di De Villepin, Le Monde, riporta anche una testimonianza ben più tragica di che cosa sia la ricerca della pace, quella del premier israeliano Ariel Sharon. Il quale non è un uomo che si faccia illusioni o che si faccia attrarre dai simboli. Sa che i popoli arabi non accettano l’esistenza di Israele, anche nei paesi i cui governi lo riconoscono. Ricorda che in Egitto e in Giordania non si trova una sola carta geografica in cui compaia Israele. Per questo sa che la pace possibile non è quella delle fatue e insincere invocazioni all’amore tra i popoli, ma un compromesso duro e doloroso per tutti i contraenti, che rischiano l’impopolarità nel loro stesso paese, o addirittura la morte, come accadde a Anwar Sadat e a Yitzhak Rabin. La pace che si può costruire concretamente nasce anche dietro un muro di protezione che limiti le incursioni terroristiche, comporta una pressione costante sui partner palestinesi perché disarmino le bande armate che dominano nelle loro città e nei loro villaggi. E’ una pace aspra, senza gioia, che lascia a tutti l’amaro in bocca, perché quello che è forse possibile è assai lontano da quello che appare desiderabile. I governanti, in quelle terre in cui si intrecciano gli echi di vicende millenarie, debbono combattere per la pace in primo luogo con i loro governati. Altro che l’aspirazione universale alla pace dei popoli frustrata dai potenti, che l’ingenuo Picasso dipinse per il dittatore georgiano. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.