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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Panorama Rassegna Stampa
12.07.2005 Gli estremisti anti-ritiro isolati nella società israeliana e nello stesso movimento dei coloni
l'analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Panorama
Data: 12 luglio 2005
Pagina: 138
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «E i coloni sono rimasti soli»
PANORAMA datato 14 luglio 2005 pubblica un articolo di Fiamma Nirenstein sul crescente isolamento dei coloni anti-ritiro nella società israeliana e sulle divisioni interne al lro campo.

Ecco l'articolo:

Forse la ventata di estremismo ha bruciato gli sterpi e acceso un fuoco di pace. Fra molti eventi, la sentenza del 29 giugno a Gush Katif, l’area della Striscia di Gaza dove avverrà lo sgombero dei coloni ebraici, lo lascia sperare. La vicenda, di cui si sono viste in tv le immagini mozzafiato, è il ritratto perfetto della grande contraddizione che attanaglia Israele in vista del ritiro.
Quel giorno due giornalisti israeliani avvertono Tsahal, l’esercito, che un gruppo di giovani coloni sta linciando un palestinese. Un soldato si fa largo sotto una gragnola di sassi verso Khaled Alsatal, il giovane palestinese di Khan Yunis con la testa sanguinante, e lo mette in salvo. Intanto arriva sull’ambulanza il paramedico Arieh Levi, un colono. Mentre trasporta via il palestinese i teppisti con la kippà urlano: "Se ami la tua famiglia, lascialo là". Ma Arieh non si fa intimidire: "Un essere umano, quando è ferito, deve essere salvato, ricorderà poi. "Non c’entra se siamo in ansia e abbiamo paura dello sgombero".
Sconvolta dalla violenza di quei coloni che minacciano una guerra fratricida, la società israeliana condanna le manifestazioni antiritiro. A poche settimane dal fatidico 15 agosto, le strade sono state invase dai blocchi; l’autostrada fra Tel Aviv e Gerusalemme stata cosparsa d’olio; i dimostranti arancioni, colore del movimento antisgombero, hanno distrutto i vetri delle auto del kibbutz Maagan Michael perché ornati dal nastro blu, simbolo del sostegno al ritiro; il giovane ufficiale Avi Bieber si è rifiutato di distruggere una casa ebraica vuota a Gaza…
Uno psicodramma collettivo, a cui la coscienza israeliana ha risposto con forza: nell’ultimo sondaggio, il 65% degli intervistati si è detto favorevole allo sgombero. Compatte anche le istituzioni. Ariel Sharon e il presidente Moshè Katzav hanno chiamato "criminali" il giovani che l’esercito ha sgomberato dall’albergo Maoz ha Yam con una durissima operazione (150 persone sfrattate in 20 minuti) in una specie di prova generale dell’uso della forza. L’ufficiale Bieber è stato condannato alla pena massima per disobbedienza.
I rabbini delle organizzazioni militari sono stati invitati a chiedere ai soldati di obbedire senza fare storie. Chi ha tentato il linciaggio del giovane palestinese è finito in prigione. E l’esercito ha chiuso Gaza quando ha temuto l’arrivo di estremisti dalla Cisgiordania.
Non è tutto: anche il fronte dei coloni si è spaccato. Il deputato Arieh Eldad, uno dei più duri, ha definito "provocatori" i "setter" più violenti. E nel frattempo, zitti zitti, i coloni di Ganim in Samaria, hanno accettato di andarsene. In cambio di indennizzi governativi.
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