Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
"Sorridi ai credenti e uccidi gli infedeli": le regole del buon assassino islamista si apre in Olanda il processo per l'omicidio di Theo Van Gogh
Testata:Il Foglio Autore: un giornalista Titolo: «Intanto in Olanda»
IL FOGLIO pubblica apagina 4 un articolo sul processo all'assassino islamista del regista aolandese Theo Van Gogh Roma. Si è aperto ieri il processo per l’assassinio del regista Theo van Gogh. Mohammed Bouyeri, 27 anni, d’origini marocchine, è seduto alla sbarra degli imputati. Lo scorso novembre aveva ucciso a pugnalate il regista olandese per aver diretto il film "Submission", ovvero Sottomissione, un gioco di parole con la traduzione della parola "islam" e la situazione della donna nel mondo arabo. Nell’aula di tribunale Mohammed non ha parlato, è rimasto silenzioso senza difendersi. Il volto serio, vestito con un jilabya scuro, la kefyah palestinese a scacchi bianca e nera, lontana dalla sua cultura marocchina, ma che simboleggia l’appartenenza a una causa di un popolo arabo e la presa di distanza dal mondo occidentale. Mohammed non voleva apparire nell’aula di tribunale, non per vergogna o pentimento. Quello no, aveva persino detto che sperava di morire da shahid, dopo l’assassinio di Van Gogh, forse per emulazione dei martiri di Hamas e per il paradiso. Mohammed apparteneva a un gruppo che riceveva soldi dalla Svizzera, si chiamava "taqfir wa hijra", come il movimento che uccise il presidente egiziano Anwar Sadat. Taqfir, colui che condanna gli apostati, e hijra: l’allontamento dagli infedeli per un periodo di preparazione al combattimento contro di loro. Sulla lettera che aveva lasciato sul corpo di Van Gogh c’era scritto "al dhahuk al qattal", l’assassino che ride. Mohammed aveva letto gli scritti di Iben Taymiya, uno scolaro dell’islam del XIV secolo seguito dai fondamentalisti, riportandone una sua frase: "Sorridi ai credenti e uccidi gli infedeli". Le stesse parole usate nella prima rivendicazione dell’attentato a Londra. Mohammed voleva decapitare Van Gogh, come un animale durante la festa musulmana del montone, ma non c’era riuscito. Era ossessionato anche dagli ebrei e nella lettera lasciata ad Ayaan Hirsi Ali, sceneggiatrice somala del film e deputata, le citava interi passi del Talmud, chiedendole che cosa ne pensasse. Mohammed è olandese, ma non si è mai sentito integrato, nonostante l’Olanda sia la patria per antonomasia del multiculturalismo. Diviso tra le tradizioni marocchine e quelle liberali di Amsterdam, con un’identità spezzata in due e una sottomissione all’islam radicale. In Francia, i nati da immigrati arabi si chiamano "beurs", si sono creati una loro seconda identità. L’assassino di Van Gogh, invece, ha scritto a Hirsi Ali accuse terribili perché, a suo dire, l’occidente vuole renderlo per forza olandese. "Lui si pone come il difensore della fede, Hirsi Ali, per lui, rappresenta invece il mondo degli infedeli da combattere – dice al Foglio Yigal Carmon, presidente del Middle East Media Research Institute – Mohammed si firma come la spada della religione, il monoteista". Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.