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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
05.07.2005 Pena di morte per chi parla con Israele
una fatwa contro l'ambasciatore egiziano in Iraq

Testata:Corriere della Sera
Autore: Cecilia Zecchinelli
Titolo: «Fatwa sull'ambasciatore " Sionista e filo Usa, il suo sangue è lecito "»
Il CORRIERE DELLA SERA di martedì 5 luglio 2005 pubblica a pagina 13 un articolo di Cecilia Zecchinelli sulla fatwa con la quale l'ambasciatore egiziano in Iraq viene dichiarato "lecitamente" assassinabile. Per via dei legami del suo paese con gli Usa, del suo attuale incarico e di quello precedente come ambasciatore in Israele.

Ecco l'articolo:

E' arrivata ieri sera su Internet, pubblicata da un sito islamico e ripresa da un noto forum online saudita. Una raggelante fatwa di poche righe: « Ihab Sherif è il rappresentante del regime più legato agli americani nella regione. E' il primo ambasciatore arabo nell'Iraq occupato.
E' stato diplomatico egiziano nell'entità sionista. Per tutto questo dichiariamo che ( versare) il suo sangue è lecito » . Chi l'abbia scritta e che ascolto possa avere è difficile dire. Quasi certamente non proviene dai rapitori di Sherif, ambasciatore 51enne di Mubarak a Bagdad, da cinque settimane in Iraq, caricato sabato sera su una Bmw da uomini armati poi svaniti nel nulla con lui. Ma quella fatwa — in assenza di rivendicazioni ancora a due giorni dal sequestro — confermaalmeno in parte quanto i media arabi stanno dicendo sul perché sia stato scelto proprio lui, l'uomo del Cairo.
Perché era il primo ambasciatore di un Paese arabo presso il governo filoamericano di Bagdad, dicono quasi tutti.
Perché era stato in Israele come incaricato d'affari del Cairo, ipotizza il quotidiano saudita Al Watan . Perché si vuole colpire l'Egitto da parte degli sciiti pro Iran per l'ospitalità all'ex premier iracheno Allawi « che sta organizzando un fronte sciita anti Teheran » ( sito Al Masrawi ).
E ancora: perché due gruppi armati sunniti esclusi dalle trattative con gli Usa ( tra cui l'Esercito Islamico che uccise Baldoni) stanno alzando la voce con la nomina di un portavoce proprio ieri e con questo sequestro eccellente. Tesi espressa su Al Jazira da un politologo iracheno vicino al Baath.
Solo supposizioni comunque sulla scomparsa di Sherif, che pochi giorni fa si era schierato pubblicamente contro il « ritiro delle truppe straniere dall'Iraq, pena la guerra civile, l'aumento del terrorismo, lo strapotere dell'Iran » , allargando ancor più con questa frasi il campo dei possibili nemici. E il governo del Cairo, che ha subito difeso il profilo « nazionalista e arabo » del diplomatico ( contro eventuali accuse di sionismo o spionaggio per gli Usa), ieri si è appellato ai rapitori perché « trattino da buoni musulmani Sherif » . Aggiungendo di « aver avviato contatti estesi per scoprire ilmistero della sua scomparsa » .
Il portavoce della famiglia, il cognato Yahia Hussein, dal Cairo si è limitato a dire di « non sapere cosa vogliano i rapitori » . Lui, la figlia Inji intervistata da Al Ahram ( « Viviamo in un incubo, mia madre è sotto choc, io sono crollata » ) , il padre 91enne Salah si sono rifugiati nella preghiera. E nella speranza che i politici ( egiziani e iracheni) facciano qualcosa.
Cosa? « Trattative e contatti su tutti i fronti » , dicono fonti del Cairo. E retate di massa a Bagdad, dove ieri sono stati arrestati « almeno 100 sospetti ribelli, compresi alcuni egiziani » . Pugno di ferro anche nella vicina Siria, dove il tentativo d'arresto di alcuni integralisti ( « tra cui delle ex guardie del corpo di Saddam » dice Damasco) si è tramutato in uno scontro a fuoco con un soldato ucciso. E altri tre morti ci sono stati nell'assedio a una casa utilizzata dai fondamentalisti come base dei loro « traffici » , andirivieni di armi e di armati proprio con l'Iraq.
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