Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Concessioni all'Anp rese impossibili dalla violenza cronaca e analisi del vertice tra Sharon e Abu Mazen
Testata:Il Foglio Autore: un giornalista Titolo: «La debole tregua non permette di fare concessioni all'Anp»
IL FOGLIO di mercoledì 22 giugno 2005 pubblica un articolo sul vertice tra Ariel Sharon e Abu Mazen.
Ecco il pezzo: Roma. Il rais Abu Mazen e il premier israeliano, Ariel Sharon, s’incontrano per la second volta, dopo il summit di Sharm el Sheikh. Poche ore prima del vertice, un terrorista del Jihad islamico ha ucciso un settler e ferito un altro civile israeliano in un attacco nel nord della Cisgiordania. Al check point di Eretz, al valico con Gaza, invece, l’IDF ha fermato una ragazza palestinese, mandata dalle Brigate dei martiri di al Aqsa, braccio armato di Fatah, prima che si facesse saltare in aria nel centro medico Soroka di Beer Sheva. Wafa al Biss ha 21 anni, addosso aveva con sé 10 kg di esplosivo. Qualche mese prima, era stata ustionata da un’esplosione del gas della sua cucina. Nessuno l’avrebbe sposata. Rifiutata dalla società, Wafa ha visto come unica via per essere rispettata morire da "shahid". Il paradosso è che la ragazza aveva ricevuto un pass per essere curata dalle bruciature proprio in un ospedale israeliano. Nella notte, l’IDF ha fatto un’incursione nei Territori, arrestando cinquanta militanti del Jihad islamico. Un chiaro avvertimento per l’Anp: oggi mandiamo in galera i terroristi di una piccola fazione, la prossima volta toccherà agli attivisti armati di Fatah. Sharon è deluso. Ha cercato di spiegarlo al segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, durante la sua visita. Washington, però, gli ha risposto che bisogna appoggiare il rais palestinese e il quotidiano Haaretz titolava "il dialogo tra sordi". Sharon forse avrebbe fatto a meno di incontrare Abu Mazen: il terrorismo sta aumentando e i gruppi armati hanno sempre più potere. Condi però ha detto che il "coordinamento è vitale", ovvero che il summit tra i due leader è necessario. Abu Mazen, che si è presentato al vertice con il suo fedele ministro dell’Interno, Nasser Youssef, ha bisogno di Sharon. Vuole che siano rilasciati altri prigionieri e la libertà per Fouad Shoubaki, l’uomo dietro gli armamenti trasportati dall’Iran nell’imbarcazione "Karinne A", e per Ahma’ad Saadat, responsabile della morte del ministro Rehav’am Ze’evi nel 2001. Il rais vuole dimostrare al suo popolo che è capace di migliorare la loro situazione. La popolarità del presidente dell’Anp, però, continua a diminuire. "Dopo la morte di Arafat – dice al Foglio una fonte palestinese – pensavamo che la situazione potesse migliorare. Invece, viviamo nell’anarchia e le Brigate dei martiri di al Aqsa ci minacciano in continuazione". I giornali dell’Anp hanno parlato poco del vertice con Sharon, quasi trascurandolo. La gente nei Territori è stanca e le performance del loro leader non interessano più di tanto. Abu Mazen è stato intervistato dall’emittente israeliana, Arutz echad, ribadendo che non cercherà il confronto con le fazioni armate. Israele però vuole essere sicuro che l’Anp adotterà misure di sicurezza durante e dopo il ritiro da Gaza e che vengano prese serie azioni per confiscare gli armamenti dei gruppi terroristici. Il disimpegno è alle porte e Gerusalemme ha tutta l’intenzione di portare a termine il piano nei tempi prefissati. Lo Stato ebraico ha bisogno di vedere azioni concrete dalla sua controparte. "Non stiamo andando in contro a una guerra civile coi settlers per avere in cambio una debole tregua – dice al Foglio Yossi Klein Halevi, esperto di politica israeliana – Sharon sa che l’opinione pubblica non accetterà mai questa farsa". Gli Stati Uniti chiedono insistentemente di rafforzare Abu Mazen, ma Gerusalemme risponde che lo sto facendo, ma con seri dubbi. Dopo l’ultima ondata di violenze, però, non c’è da stupirsi che Sharon non abbia voluto dare ulteriori concessioni al rais palestinese. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.