Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Consigli all'Unione Europea su come favorire la democrazia in Iran l'analisi di Emanuele Ottolenghi
Testata:Il Foglio Autore: Emanuele Ottolenghi Titolo: «Come sanzionare Teheran? Stop al nucleare o niente Mondiali di calcio»
IL FOGLIOd i giovedì 16 giugno 2005 pubblica a pagina 1 dell'inserto l'articolo di Emanuele Ottolenghi "Come sanzionare Teheran? Stop al nucleare o niente Mondiali di calcio", che riportiamo: Londra. Il dialogo tra la troika europea di Francia, Germania e Gran Bretagna e l’Iran sul futuro del programma nucleare è destinato a riprendere presto, ora che le elezioni presidenziali a Teheran si sono quasi concluse. A detta di molti, i tentativi europei sono anche destinati a fallire tra breve, vista la determinazione iraniana a procedere con l’arricchimento dell’uranio, fase critica nel cammino verso lo sviluppo di un ordigno nucleare. E per una volta, tra Stati Uniti ed Europa c’è identità di vedute sulla natura del pericolo che il programma nucleare iraniano comporta per gli interessi di entrambi. A febbraio, gli Stati Uniti avevano sollevato il loro veto sul negoziato per l’ingresso dell’Iran nell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), un incentivo che gli europei speravano di poter utilizzare per fare leva sugli iraniani. In cambio della disponibilità americana (offerta, con tutta probabilità, per evitare che l’Europa desse la colpa all’America per l’atteso fallimento dei negoziati a cagione dell’intransigenza americana), gli europei hanno dovuto promettere di deferire la questione al Consiglio di sicurezza dell’Onu e di sostenere un possibile regime di sanzioni contro l’Iran, qualora i negoziati dovessero fallire. Ora che questa prospettiva è attuale, sarebbe opportuno che Europa e Stati Uniti procedessero a un coordinamento sui prossimi passi da prendere, entrando nel dettaglio specifico delle sanzioni. L’esperienza di regimi di sanzioni insegna infatti che il sistema delle sanzioni spesso fallisce nei suoi intenti poiché colpisce le popolazioni senza scalfire il potere dei loro dittatori. In più, le sanzioni tendono a favorire corruzione e mercato nero, spesso retaggio degli stessi dittatori che si vuol colpire ma che di conseguenza si arricchiscono. Infine, la determinazione a imporre sanzioni, anche a costo di sacrifici per la propria economia, cede nel tempo alla volontà di singoli interessi industriali e a volte alla complicità dei loro governi. Se si vuol pensare a misure contro l’Iran occorre quindi immaginare meccanismi efficaci che impediscano il ripetersi di situazioni quali il regime di sanzioni contro l’Iraq, che poco fece per delegittimare la dittatura di Saddam Hussein o la sua capacità economica di corrompere politici, procurarsi armi e tecnologia, e darsi al lusso decadente e sfrenato. Esistono però alternative che sono sia creative sia efficaci. In particolare, c’è una cosa che i politici europei, forti del loro canale di dialogo con l’Iran, possono fare: ogni volta che un diplomatico o un politico iraniano viene in visita in una capitale europea, possono sollevare la questione del rispetto dei diritti umani in Iran, sia in privato sia in pubblico alle conferenze stampa di circostanza, mortificando regolarmente i loro ospiti. E possono condizionare contratti, commesse e trattati a un maggior rispetto dei diritti umani. Quando poi sono gli europei a far visita all’Iran, politici e delegazioni d’affari dovrebbero non solo sollevare la questione dei diritti umani in pubblico, ma dovrebbero esigere di poter visitare dissidenti iraniani, leader del movimento studentesco imprigionati, intellettuali noti per la loro opposizione al regime, facendo di questi incontri il momento mediatico del loro soggiorno in Iran. Porre l’accento sui diritti umani e mortificare la leadership iraniana in maniera sistematica serve a mettere a nudo la natura maligna di un regime dove le donne vengono ancora lapidate, la tortura è regolarmente usata, dove migliaia di oppositori del regime sono spariti negli ultimi anni, dove giornali sono stati chiusi e intellettuali vengono regolarmente intimiditi. Ma non basta. Per creare scompiglio all’interno del regime, senza dover ricorrere a un sistema complessivo di sanzioni che finirebbe col generare una copia persiana del fallito modello attuato contro l’Iraq di Saddam Hussein, esiste un’altra possibilità: richiedere di bandire l’Iran da qualsiasi competizione sportiva internazionale fintantoché il regime non rinuncia alle sue mire nucleari e non migliora il suo atteggiamento nei confronti dei diritti umani. L’Iran si è recentemente qualificato per mondiali di calcio dell’anno prossimo in Germania. Per un paese giovane e molto nazionalista, la partecipazione a Germania 2006 è fonte di orgoglio ed eccitazione. L’idea che l’Iran possa essere interdetto causerebbe di sicuro costernazione e rabbia e, se collegato alle mire nucleari dell’Iran e alle violazioni sistematiche dei diritti attuate dal regime, il boicottaggio sportivo potrebbe creare forti pressioni sul governo. E non soltanto sarebbe facile da mettere in atto senza costi per interessi industriali o un effetto deleterio sull’economia iraniana, ma potrebbe agire da catalizzatore del malcontento di un’intera generazione, che già soffre per la poca libertà, l’alta disoccupazione e il progressivo svuotamento di significato del processo politico, trasformato ormai in un’inutile farsa elettorale che non dà alcun potere alla popolazione. Il messaggio che l’Europa deve dare all’Iran insomma è semplice: rispettate i diritti umani dei vostri cittadini e abbandonate le vostre aspirazioni nucleari. Se vi rifiutate di fare l’uno e l’altro, niente Germania 2006. Volete giocare a pallone? Rinunciate al nucleare. Con la quasi certezza che un simile provvedimento potrebbe portare in piazza a protestare contro il regime quelle folle oceaniche di studenti e attivisti che nel luglio 1999, per due brevi settimane prima che si scatenasse la repressione, avevano dato per un attimo l’illusione che anche in Iran fosse possibile abbattere un regime tirannico senza la necessità di un bagno di sangue. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.