Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Oil for food: nuove prove contro Annan lo scandalo continua a imperversare sull'Onu
Testata:La Stampa - Il Foglio - L'Opinione Autore: Maurizio Molinari - Christian Rocca - Dimtri Buffa Titolo: «Scandalo Oil for Food Nuove ombre sul ruolo di Annan - Buonanotte Onu - Kofi Annan e Oil for Food: sapeva tutto del figlio Kojo»
LA STAMPA di giovedì 16 giugno 2005 pubblica a pagina 12 l'articolo di Maurizio Molinari "Scandalo Oil for Food Nuove ombre sul ruolo di Annan", che riportiamo:
Due memo del 1998 gettano nuova luce sul coinvolgimento di Kofi Annan nello scandalo «Oil for Food» obbligando la commissione di inchiesta di Paul Volcker a riaprire il dossier sul ruolo del Segretario generale delle Nazioni Unite. I due memorandum vennero spediti nel giro di pochi minuti per e-mail il 4 dicembre del 1998 da Michael Wilson, allora vicepresidente della società svizzera «Cotecna Inspection S.A.» per la quale lavorava Kojo Annan, figlio del Segretario generale. Nel primo e-mail, di cui è stato il «New York Times» a svelare l'esistenza, Wilson affermava di aver incontrato a Parigi Kofi Annan per parlargli della partecipazione della «Cotecna» ad una gara d'appalto del programma «Oil for Food» e nel secondo si diceva sicuro di riuscire ad ottenerlo in ragione di un'«efficace ma silente opera di lobby» nei circoli diplomatici di New York. A ciò bisogna aggiungere che Wilson nel secondo e-mail sottolineava l'importanza del ruolo di Kofi Annan nel riuscire ad ottenere il contratto mentre le norme della «Oil for Food» non prevedevano un ruolo diretto del Segretario generale nelle gare. Da qui il sospetto di conflitto di interessi nei confronti di Kofi Annan che potrebbe aver violato i regolamenti Onu e favorito la «Cotecna» - che poi ottenne l'appalto del valore di dieci milioni di dollari l'anno - in ragione del fatto che aveva Kojo fra i suoi dipendenti. A Paul Volcker, dall'aprile scorso alla guida della commissione indipendente di inchiesta della «Oil for Food», non è restato altro che annunciare «l'urgente esame dei memo» e quindi la riapertura del dossier su Kofi Annan, che era stato chiuso in marzo con il rapporto interinale nel quale gli si rimproverava solamente «superficialità» sul caso che coinvolge il figlio. Il portavoce del Segretario generale, Fred Eckhard, si è limitato ad affermare che Annan «non ricorda di aver incontrato» Wilson a Parigi nel 1998 e che «non esistono documenti» su tale episodio, ma proprio queste lacune hanno spinto Reid Morden, direttore esecutivo della commissione inquirente, a far sapere che sarà necessario ascoltare Annan. E' prevedibile che la commissione tornerà anche a convocare Kojo, a cui ha già rimproverato scarsa collaborazione. Come se non bastasse il Segretario generale è alle prese con un progetto di riforma dell'Onu che sembra impantanato. Le proposte da lui fatte in marzo per rinnovare le Nazioni Unite incontrano forti resistenze, soprattutto da parte del Terzo Mondo. Dall'ultima bozza redatta dal presidente dell'Assemblea Generale, Jean Ping, emerge infatti che non c'è accordo non solo sulla nuova composizione del Consiglio di Sicurezza ma anche su definizione di terrorismo, risoluzione sull'uso della forza, criteri per la creazione del Consiglio sui Diritti Umani, fondo per promuovere la democrazia e volume degli aiuti da destinare ai Paesi in via di sviluppo. Contestate dal Terzo Mondo e appoggiate con debole convinzione dagli europei, le proposte di Kofi Annan hanno ricevuto invece un indubbio sostegno dal Congresso di Washington, la cui commissione bipartisan sulla riforma si è espressa ieri in favore dei cambiamenti suggeriti, chiedendo tuttavia al Segretario generale di rompere gli indugi, «fare in fretta», essere più energico e determinato nel battersi contro le resistenze di un'organizzazione «che continua a mancare di trasparenza». «Il bisogno di riforme interne sta diventando sempre più pressante perché nonostante gli sforzi di pochi Stati membri l'Onu continua ad essere inefficiente, gestita male e troppo politicizzata» si legge nel testo del Congresso firmato dal repubblicano Newt Gingrich e dal democratico George Mitchell, secondo cui «l'Onu non potrà uscire da queste difficoltà senza la leadership americana». Fra scandali e polemiche il Palazzo di Vetro è riuscito a dare un segnale di innovazione includendo - per la prima volta in 53 anni - un israeliano fra i ventuno vicepresidenti dell'Assemblea generale. Dal FOGLIO (a pagina 1 dell'inserto) sullo stesso argomento l'articolo di Christian Rocca: "Buonanotte Onu": New York. E’ una settimana mica male, questa, per le Nazioni Unite e per il suo claudicante segretario generale. Due messaggi di posta elettronica, scoperti per caso in un archivio di Ginevra, hanno messo Kofi Annan nei guai, al punto che la Commissione indipendente d’inchiesta su Oil for food ha subito comunicato che riaprirà "urgentemente" il caso. Contemporaneamente, ieri, una task force bipartisan creata dal Congresso americano ha presentato un progetto di riforma dell’Onu, sostenendo che "le Nazioni Unite hanno bisogno di riforme e di un rafforzamento, viceversa rischiano il declino di credibilità e il loro futuro sarà a rischio". Oggi, poi, il Congresso voterà una proposta di legge, già approvata in Commissione, che blocca automaticamente fino a metà dei finanziamenti americani al Palazzo di Vetro, se non saranno approvate un mucchio di radicali riforme. In settimana, infine, dovrebbe finire l’ostruzionismo del Partito democratico nei confronti di John Bolton, l’ambasciatore all’Onu nominato da George Bush e ancora in attesa di conferma del Senato.
La notizia è comparsa due giorni fa in un breve articolo di Judith Miller sulle pagine interne del New York Times, e il giorno dopo è stata ripresa con scarso rilievo dai giornali italiani. Eppure è clamorosa, perché smentisce tutta la linea difensiva di Annan nello scandalo Oil for food, il programma petrolio-incambio- di-cibo gestito dall’Onu fino alla caduta del regime di Saddam. Oil for food avrebbe dovuto sfamare la popolazione irachena, vendendo una parte del petrolio di Saddam bloccato dall’embargo Onu, ma in pratica ha rafforzato il regime e ha creato il più grande giro di corruzione e di contrabbando della storia (21 miliardi di dollari). La società che avrebbe dovuto controllare il corretto funzionamento della parte alimentare del programma, la Cotecna, pagava regolarmente il figlio di Annan, Kojo. I due Annan in un primo momento hanno negato i pagamenti, poi le inchieste hanno provato che Kojo ha ricevuto uno stipendio fino a pochi mesi fa, in teoria per non fare niente. Il dubbio che si trattasse di una contropartita per l’assegnazione dell’appalto è diventato molto forte quando si è scoperto che la Cotecna vinse l’appalto perché la sua offerta era meno onerosa di quella dei concorrenti, salvo però aumentarla, fino allo stesso prezzo degli sconfitti, pochi giorni dopo la firma del contratto. Kofi Annan si è difeso dicendo di non aver mai saputo dell’interesse di Cotecna per l’Iraq, anzi di averlo appreso soltanto ad appalto assegnato. La Commissione indipendente presieduta da Paul Volcker gli ha creduto, cioè non ha trovato prove di corruzione di Annan, al punto che il segretario ha detto di essere stato "assolto" dalle accuse. I membri della Commissione hanno dovuto precisare che no, non è stato affatto del tutto esonerato e un giornalista di Al Jazeera, alla conferenza stampa di presentazione del Rapporto Volcker, ha chiesto: "Come pensate possa essere credibile che padre e figlio non abbiano mai parlato di un affare multimilionario in cui erano entrambi coinvolti e da cui dipendeva la vita di 25 milioni di persone?". Ora sono comparse queste due e-mail a smentire Annan. Sono state trovate negli archivi della Cotecna da una delle cinque inchieste federali americane che indaga su Oil for Food. Sono state scritte da un dirigente di Cotecna e indirizzate ai vertici della società una settimana prima della gara d’appalto. L’anno è il 1998. Il dirigente è Michael Wilson, ghanese come il segretario, grande amico di famiglia degli Annan e d’infanzia di Kojo. Wilson chiama Kofi Annan "zio". Nella prima e-mail, Wilson ha scritto ai suoi capi di aver incontrato il segretario generale e il suo staff a Parigi, e questi gli hanno dato consigli sulla gara e la rassicurazione di "poter contare sul loro sostegno". Un portavoce Onu ha confermato che quel giorno Annan si trovava a Parigi, ma ha detto che il segretario non si ricorda di quell’incontro avvenuto una settimana prima che la Cotecna ottenesse il contratto.
Una task force bipartisan, guidata dagli ex leader repubblicani e democratici Newt Gingrich e George Mitchell, ha presentato un rapporto con le proposte di riforma delle Nazioni Unite, un organismo giudicato "fossilizzato" e incapace di autoriformarsi con l’attuale leadership. Tra le raccomandazioni contenute nelle 154 pagine del rapporto ci sono l’istituzione di una forza di intervento rapido per prevenire genocidi, stragi e gravi violazioni dei diritti umani; una commissione indipendente di controllo dei conti; un sistema di votazione che sulle questioni finanziarie dia più potere alle nazioni che contribuiscono maggiormente al bilancio. La task force ha suggerito di far partecipare soltanto le democrazie ai lavori della Commissione sui diritti umani e ha chiesto alla Casa Bianca di nominare un ambasciatore ad hoc per organizzare il gruppo delle democrazie dentro l’Onu e quindi promuovere i diritti democratici dentro i paesi membri. Oggi, infine, il Congresso voterà la "U.N. Reform Act of 2005" che, se approvata, introdurrà riforme finanziarie e strutturali nel sistema Onu. Se almeno 32 delle 39 riforme Onu suggerite dalla legge non saranno approvate, gli Stati Uniti ritireranno automaticamente metà della propria quota annuale che, nel 2006, sarà di 439 milioni di dollari. E da L'OPINIONE, a pagina 7, "Kofi Annan e Oil for Food: sapeva tutto del figlio Kojo", di Dimitri Buffa : Michael Wilson a casa di Kofi Annan lo chiamavano "lo zio" sebbene fosse in effetti poco più che un segretario del figlio Kojo nonché un suo fedele collaboratore quando il rampollo lavorava presso la ditta Cotecna finita insieme a lui con tutte le scarpe nelle indagini dello scandalo "Oil for food". Adesso questo "zio" rischia di fare riaprire la posizione di Annan padre nell’inchiesta amministrativa dell’Onu, e forse presto inq uella penale, sulle tangenti del petrolio di Saddam dato in cambio di cibo e non solo. Infatti in un memo scritto il 4 dicembre 1998 Wilson annotava che alcuni giorni prima "in famiglia" si era discusso, insieme allo staff di Kofi Annan, come fare coronare di successo gli sforzi della ditta Cotecna per rientare nel giro Onu da cui era stata cacciate qualche anno addietro dopo essere stata implicata in un altro giro di tangenti che quella vota riguardavano il vecchio presidente pakistano Ali Bhutto. "Annan ci assicurò che noi potevamo contare su di loro". Come è noto Cotecna di lì a poco rientrò in ballo vincendo una gara di appalto per 10 milioni di dollari l’anno per predisporre le ispezioni di qualità su tutti i cibi e le medicine introdotte in Iraq. In pratica il "food" in cambio in cambio del famoso "oil". Come a dire che a controllare erano quelli che dovevano essere controllati e forse sarà un caso ma nella ditta riammessa nel giro Onu era a stipendio il figlio di Annan. Ma il problema che potrebbe nascere per l’ex premio Nobel per la pace non riguarda le vecchie e già note vicende quanto piuttosto una nuova che in America fa sempre una grande impressione: non avere detto il vero sulla propria consapevolezza che la ditta Cotecna era quella che stipendiava con cifre milionarie annue il figlio Kojo. E avere spergiurato di non essersi mai occupato della riammissione della ditta in questione nel giro degli appalti Onu dopo la sua estromissione. Circostanze entrambe che, se riconosciuto per vero l’appunto scritto dello "zio" di Kojo, potrebbero risultare clamorosamente false. Come ha reagito Anann a queste rivelazioni riportate l’altro ieri dal New York Times e riprese dai giornali italiani con due o tre pigri trafiletti? Facendo dire al proprio protavoce Fred Eckard di non avere alcuna "recollection" di questo meeting con questo Mr. Wilson ma di non potere escludere che ci sia stata una visita privata. Un po’ pochino per sottarlo a eventuali ire di Washington e a un zelante supplemento di indagine da parte di Paul Volcker qualora la circostanza avesse ulteriori conferme. Peraltro la commissione d’ inchiesta indipendente, guidata da Paul Volcker, l'ex presidente della Federal Reserve Usa, aveva già diffuso a marzo un altro rapporto provvisorio sul programma "oil-for-food", questa volta sul segretario generale ed il figlio, Kojo, che ha lavorato per la società svizzera Cotecna. I giornalia vevano parlato di assoluzione. Ma tale "assoluzione" era da classificare tra quelle del tipo "per insufficienza di prove" ed era accompagnata dalle critiche che l'ex presidente della Fed aveva rivolto ai vertici dell'Onu, incontrando la stampa in un albergo di Manhattan. "Quando Annan scoprì nel 1999 dai media che il figlio Kojo lavorava per Cotecna e l'inchiesta non ha trovato prove credibili che lo sapesse prima - disse Volcker a marzo di quest’anno - avrebbe dovuto autorizzare subito un'indagine indipendente". L’altro ieri il New York Times, certo non un giornale vicino all’amministrazione Bush ha tirato fuori questo appunto di questo signor Wilson, collaboratore di Kojo Annan, che sembra essere la classica "pistola fumante". Se vero, infatti, sarebbe la dimostrazione che il segretario Onu sapeva da almeno un anno prima e che aveva sinora nascosto la circostanza. Si vedrà in seguito se le rivelazioni di un giornale tradizionalmente liberal potranno essere usate dai repubblicani americani per chiedere la testa del non particolarmente amato segretario delle Nazioni Unite. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de La Stampa, Il Foglio, L'Opinione. 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