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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio Rassegna Stampa
25.05.2005 Hamza Piccardo rivede il commento antisemita al Corano, ma non del tutto
e i problemi restano

Testata:Il Foglio
Autore: Cristina Giudici
Titolo: «"Mi vergogno" Hamza Piccardo fa ammenda sul Corano antisemita»
IL FOGLIO di venerdì 25 maggio 2005 pubblica un articolo di Cristina Giudici sulla ritrattazione di Roberto Hamza Piccardo delle note antisemite da lui scritte per un'edizione del Corano.

La versione aggiornata è in uscita, ma i problemi, come sottolinea Crisstina Giudici non sono scomparsi: Israele, per esempio, continua ad essere un'"entità" radicalmente illegittima ("E’ del tutto evidente che la vicenda sionista ha complicato i rapporti fra i musulmani e quella parte della Gente del Libro che ne fece strumento di oppressione", dichiara Piccardo)

Ecco l'articolo:

Milano. Il giro del fumo, visto a ritroso, a grandi linee è questo: Hamza Piccardo, curatore della versione italiana del Corano Newton & Compton editori) incriminata a causa delle sue note antisemite, ha scritto una lettera a Franco Cardini, storico e islamologo, che ne ha scritto la prefazione, il quale ha dovuto chiarire la sua posizione per rispondere a sua volta al vicedirettore del Corriere della Sera, Pierluigi Battista, che due giorni fa lo ha chiamato in causa in seguito all’anticipazione (apparsa sul Foglio) del libro di Carlo Panella, "Il complotto ebraico" (Lindau), in cui è stata ripresa una vecchia polemica avviata alcuni mesi fa da Magdi Allam nei confronti del Corano curato
da Hamza Piccardo. La diatriba circolare dovrebbe fermarsi qui, visto che Piccardo si è cosparso il capo di cenere. "Non sono più la stessa persona che nei primi anni Novanta scriveva quelle note", ha spiegato nella sua missiva a Cardini anticipata al Foglio. "In quegli anni, provenendo da un’area anarcoide, mi sentivo in dovere di accettare acriticamente tutto quanto mi insegnavano i miei maestri, quasi fosse una purificazione per tanto libertinaggio dello spirito e della mente. L’errore, di cui sinceramente mi vergogno, fu quello di avvalorare l’ipotesi secondo cui i comportamenti negativi degli ebrei nascessero dall’essere appunto ebrei". E infatti nella nuova versione del Corano, che uscirà fra poche settimane, Piccardo ha abrogato alcune delle note più aggressive. La prima riguarda il commento al sesto e settimo versetto della prima Sura, l’Aprente, che dice: "Guidaci sulla retta Via, la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che sono incorsi nella Tua ira, né degli sviati". Nella nota Piccardo aveva spiegato che coloro che hanno attirato l’ira di Allah sono i giudei "portatori di un pratica antispirituale e antitradizionale che usa la religione per scopi di potere". Nella nuova edizione verrà sostituita dal seguente commento: "Questi versetti parlano infatti di genti con le quali Dio si è adirato, ma in realtà è difficile riferirli a ebrei e cristiani piuttosto che a particolari gruppi per prendere le distanze da due tipologie di peccato spirituale che sono in contrasto con il percorso della retta Via". Una retromarcia in contromano? Spiega Piccardo al Foglio: "I rimproveri di Maometto non riguardano tutti i figli di Israele ma solo alcuni gruppi di giudei. I commenti sono stati esasperati dall’esegesi contemporanea condizionata dall’occupazione della Palestina". Così come è sparito il commento all’episodio riportato dal Corano in cui si narra della trasgressione dello shabbat da parte di un gruppo di pescatori ebrei. Il testo originale: ("Rinnegando i tesori dello spirito in cambio della ricchezza di questo mondo, furono condannati a esercitare nel corso dei secoli quella funzione antitradizionale e reietta che ha procurato loro tante peripezie e dolore") verrà sostituito da: "Ai trasgressori viene annunciato un castigo che perdurerà fino alla fine dei tempi. Potrebbe trattarsi della jizya, la tassa di capitazione, o solo della rottura del patto stabilito fra Allah e quella comunità di credenti". Le note modificate sono molte. Riguardano anche l’illeicità del sistema democratico ("conduce a degenerazioni politiche e morali") e l’inferiorità della donna. Un solo commento offensivo è sfuggito alla revisione e concerne uno dei tanti passaggi coranici dedicati alla cupidigia degli ebrei: "Nella loro prassi commerciale gli ebrei consideravano, e tuttora considerano, del tutto lecito l’inganno e la truffa". "In effetti bisognerebbbe abolire l’avverbio tuttora", ammette Piccardo, "anche se è vero che il Talmud ordina ai Figli d’Israele di non truffare i fratelli, a meno che siano dei Gentili. Infatti Allah rimprovera ai profeti ebrei di aver modificato
le scritture per assecondare le colpe degli uomini: non bisogna dimenticare che
nella Genesi si racconta di Esaù che vendette la sua primogenitura a Giacobbe per un piatto di lenticchie". E l’ammonimento di Allah che promette più volte di tramutare gli ebrei in scimmie reiette? "Un’allegoria che vuole sottolineare il comportamento poco umano degli ebrei che uccidevano i loro profeti e trasgredivano i comandamenti". Altra cosa però è il piano politico. La lettera di Piccardo si conclude così: "E’ del tutto evidente che la vicenda sionista ha complicato i rapporti fra i musulmani e quella parte della Gente del Libro che ne fece strumento di oppressione". In ogni caso le revisioni critiche di Piccardo non risolvono il tema fondamentale dei moniti, giudizi e castighi annunciati da Maometto, prima della rottura del patto militare stabilito fra i musulmani e i non ebrei durante la guerra contro i politeisti.
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