Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
La morte di Giovanni Paolo II: le reazioni in Israele le dichiarazioni degli uomini politici, i commenti dei giornali e della gente
Testata:Il Riformista Autore: un giornalista Titolo: «Amico Apifior addio Il popolo ebraico saluta un ish-shalom»
IL RIFORMISTA di lunedì 4 aprile 2005 pubblica un articolo sulle reazioni alla morte di Giovanni Paolo II in Israeele, che riportiamo:
Uomo di pace, «Ish-Shalom». Questo, niente più e niente meno, era Giovanni Paolo II per il popolo israeliano. «Gli ebrei di tutto il mondo ricorderanno Karol Wojtyla come un uomo di pace, un uomo che si è battuto coraggiosamente contro una lunga storia di ingiustizie, quando ha ufficialmente condannato i pregiudizi contro Israele», ha detto ieri il capo dello Stato Moshe Katzav. «Un amico di Israele», secondo Ariel Sharon, che incontrò Wojtyla nel 1999, quando era ministro degli Esteri e fu a Roma per invitare il pontefice a venire in visita ufficiale in Israele: «ricordo l’affetto, il calore e la simpatia innata del Papa verso il popolo ebraico e lo stato d’Israele». Wojtyla accettò l’invito e un anno dopo era a Gerusalemme: fu il primo Papa a incontrare le autorità israeliane, dalla nascita dello Stato ebraico. La stampa israeliana, specialmente quella popolare, non lascia spesso spazio alle altre religioni. Ieri, però, tutti i giornali locali erano pieni di fotografie di Karol Wjotyla.
Il rotolo trafugato. Il «Maariv», il giornale più diffuso in israele, mostrava un’enorme fotografia del colonnato di San Pietro colmo di fedeli; nelle pagine interne, fotografia di Giovanni Paolo II: un Papa (o «Apifior», come lo chiamano qui) già anziano, che visitò il paese cinque anni fa, compiendo un gesto storico. Quella visita ha lasciato un segno profondo in Israele, come ha ricordato Sharon: «La dedizione del Papa alla tolleranza e al riavvicinamento tra i popoli dovrà guidarci nei prossimi anni. Con Karol Wojtyla, abbiamo perso una delle figure più importanti di questo secolo». Ma sono soprattutto i leader religiosi a esprimere la loro gratitudine per quanto il pontefice ha fatto per il popolo ebraico. A differenza dei cattolici, gli ebrei non hanno un leader supremo, e spesso i rabbini-capo delle diverse comunità nel mondo sono in disaccordo. Sul «Jerusalem Post», quotidiano conservatore molto vicino al rabbinato, ha scritto il rabbino capo d’Israele Yona Metzinger, massima figura religiosa del paese. Rav Metzinger si dice profondamente grato per il lavoro di Wojtyla e ricorda con affetto l’ultimo incontro, quando domandò al pontefice se si potesse fare qualcosa per restituire alle comunità ebraiche i beni perduti durante l’Olocausto. «Wojtyla mi sorrise, e mi disse che avrebbe fatto il possibile. Nel giro di pochissimi giorni mi telefonò un rabbino tedesco: un prete si era presentato in sinagoga con un rotolo della Torah, che era stato trafugato dai nazisti».
Come Rabin. Sulle colonne di «Haaretz» David Rosen, rabbino capo d’Irlanda e responsabile delle relazioni con il Vaticano dell’Anti Defamation League, organizzazione internazionale che si batte contro l’antisemitismo nel mondo, ricorda così il Papa: «Quarant’anni fa, durante il Papato di Giovanni XXIII, la Chiesa cattolica ha determinato che gli ebrei non erano i responsabili della morte di Gesù, ma è stato Giovanni Paolo II il vero eroe della riconciliazione tra cristiani ed ebrei». Rav Rosen ripercorre le molte tappe della riconciliazione: la visita alla sinagoga di Roma nel 1986, il riconoscimento dello Stato ebraico nel 1993, e la visita in Israele di cinque anni fa, quando il Papa pregò al Muro del Pianto e rese omaggio alle vittime della Shoah nel memoriale di Yad Vashem. Rosen ricorda anche le tensioni tutt’ora esistenti tra ebrei e cristiani (il ruolo di Pio XII nel genocidio, la canonizzazione di Edith Stein, ebrea convertitasi al cattolicesimo, e la conversione forzata del bambino ebreo Edgardo Mortara alla fine dell’Ottocento). Più ancora delle parole dei rabbini, però, una piccola coincidenza ha colpito la popolazione israeliana, soprattutto quella laica: lo stessa notte in cui Karol Wojtyla moriva, veniva profanata la tomba di Yitzhak Rabin, quasi fosse ucciso una seconda volta il primo ministro assassinato da un estremista religioso nel 1994, durante una manifestazione per la pace. Giovanni Paolo II, come Rabin, aveva una dote cui l’ebraismo dà un valore profondo: era un «Ish-shalom». Invitiamo i lettori di Informazione Corretta di inviare il proprio parere alla redazione de Il Riformista . Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.