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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Informazione Corretta Rassegna Stampa
19.02.2005 A proposito di giustizia
notizie preoccupanti dalla Palestina

Testata:Informazione Corretta
Autore: la redazione
Titolo: «Giutizia in Palestina»
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa dell'associazione "Nessuno tocchi Caino". Notizie gravi e preoccupanti che vorremmo veder pubblicate e commentate sui nostri media.
Roma, 18 febbraio 2005
La notizia diffusa due giorni fa dal Jerusalem Post sulla decisione del Presidente
dell'ANP Abu Mazen di autorizzare decine di esecuzioni tra cui quelle di
tre presunti collaborazionisti con Israele, è stata confermata e commentata
duramente dal Palestinian Human Rights Monitoring Group, la principale organizzazione
palestinese per la difesa dei diritti umani. Lo rende noto l?associazione
radicale Nessuno tocchi Caino che ha chiesto al governo italiano e all?Unione
Europea di intervenire per fermare le esecuzioni che potrebbero essere imminenti.

Oltre alle esecuzioni già autorizzate, Abu Mazen ha deciso di trasferire
i casi di altri 51 detenuti nel braccio della morte palestinese, tra cui
numerosi "collaborazionisti", al Muftì di Gerusalemme, Sheikh Akrima Sabri,
perchè autorizzi la loro esecuzione prima della decisione definitiva che
spetta al Presidente dell'Autorità Palestinese.

Secondo Bassem Eid, direttore del Palestinian Human Rights Monitoring Group,
la decisione di riferire i casi al Muftì, che è un'autorità religiosa, viola
le norme internazionali e i diritti umani più elementari e non lascia presagire
nulla di buono per la democrazia in Palestina. Abu Mazen li vuole ammazzare,
ha detto Eid come riportato dal sito CNSNews.com. Da una parte, Abbas parla
pubblicamente di democrazia, diritti umani e pluralismo; dall'altra affida
il destino dei 51 condannati a morte al Muftì, ha dichiarato Eid, secondo
il quale questa è l'altra faccia della stessa medaglia, come era con Arafat.
La comunità internazionale deve guardare alla situazione interna dei palestinesi
e non essere così eccitata dalle dichiarazioni di Abu Mazen, ha concluso
Eid.

E' gravissimo che sia proprio il nuovo Presidente dell'Autorità, accreditato
come l'uomo del cambiamento democratico in Palestina e del dialogo con Israele,
a voler ripristinare una pratica, quella delle esecuzioni, che persino Arafat
aveva alla fine dismesso, ha commentato Sergio D'Elia, Segretario di Nessuno
tocchi Caino. Ma ancora più grave è che la stampa occidentale, il governo
italiano e l'Unione Europea tacciano su questo e non si interroghino seriamente
sulla credibilità di Abu Mazen e sulla sua volontà di voltare pagina. Chiediamo
all'Italia e all'Unione Europea di intervenire subito sul Presidente dell'ANP
perchè sospenda le esecuzioni e di porre il rispetto dei diritti umani dei
palestinesi al centro delle relazioni con il governo di Abu Mazen e come
condizione essenziale per l'invio di aiuti italiani ed europei.

Da quando l'ANP è stata istituita nel 1994, sono stati giustiziati sei palestinesi,
di cui due per aver collaborato con Israele. Le esecuzioni, avvenute tutte
tramite plotone, erano state tutte autorizzate da Arafat. Le ultime esecuzioni
legali in Palestina sono state 3, sono avvenute nel 2002 e tutte per omicidio.
Ma, in dieci anni di vita dell'ANP, oltre 100 palestinesi, sospettati di
aver collaborato con Israele, sono stati uccisi per strada, la maggior parte
ad opera delle Brigate dei Martiri di Al Aksa, gruppo della fazione di Fatah
del Presidente Abu Mazen.



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