Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Israele come l'Arabia Saudita? E' l'ultima allucinazione di Sergio Romano che sembra aver fatto della denigrazione di Israele una missione
Testata: Libero Data: 18 febbraio 2005 Pagina: 14 Autore: Martino Cervo Titolo: «Romano schock: Israele come l'Arabia»
"Un paese a metà strada tra la Germania ottocentesca e l'Arabia Saudita", così Sergio Romano, durante la presentazione pubblica del libro di Jean Daniel "La prigione ebraica", ha definito Israele. Una definizione così lontana dalla realtà laica, pluralista e democratica di Israele che risulterebbe ridicola, se non fosse stata formulata da un ascoltato e rispettato opinionista, impegnato da anni a denigrare Israele, sostenendone l'estraneità ai valori di libertà a causa dei quali, invece, è considerata come un corpo estraneo dalle dittature del Medio Oriente.
Ecco l'articolo: Jean Daniel è uno dei più autorevoli giornalisti francesi: filosofo, scrittore, intellettuale, ha fondato e dirige il prestigioso settimanale " Le Nouvel Observateur". Ha alle spalle una lunga collaborazione con " Repubblica". « Ebreo di solidarietà » , comesi è dichiarato, appartenente alla cultura ebraica ma non credente, ha da poco completato un saggio dal titolo " La prigione ebraica", tradotto e pubblicato da Baldini Castoldi Dalai ( 194 pagine, 13,60 Euro) e presentato ieri a Milano. La tesi centrale è che il popolo ebraico vivrebbe in una sorta di prigione culturale che « " confonde" mito e storia, religione e politica » . In questo quadro carico di cenni autobiografici, Daniel tenta di rispondere al grande interrogativo di Spinoza: « Cosa significa essere ebreo per chi non crede all'Elezione, all'Alleanza e forse nemmeno in Dio? » . Nel suo percorso, il pensatore francese individua nella cultura ebraica la percezione di un « antisemitismo eterno » che, scrive, « mi ha confermato l'idea che ci fosse qualcosa che somiglia a una pr igione » . A commentare il testo con l'autore c'erano ieri il traduttore Piero Gelli e Sergio Romano. Il quale ha ripreso e " sorpassato" le tesi di Daniel. L'ex ambasciatore, che aveva affrontato la questione israelo- palestinese nella sua " Lettera a un amico ebreo", ha descritto lo Stato di Gerusalemme come « antimoderno, romantico, a metà strada tra la Germania ottocentesca e l'Arabia Saudita » . Ha parlato di un Paese « contrario all'ortodossia liberaldemocratica » , che rappresenta « un problema per noi e per loro » . Giudicando i forti legami tra l'attuale amministrazione Usa e Israele, l'editorialista del Corriere della Sera ha definito gli evangelici, molti dei quali sono stati promossi in posizioni di spicco nel governo Bush, come « sionisti cristiani » . La simpatia e l'appoggio politico a Israele sarebbero dovuti alla convinzione di dover garantire la libertà dello stato ebraico come « condizione per la seconda venuta del Messia » . Una concezione, ha spiegato Romano, che paradossalmente rappresenta « il massimo dell'antisemitismo » , dal momento che questa attesa del ritorno di Cristo confligge palesemente con la religiosità ebraica. In un frangente in cui l'ebraismo è « più che mai influente nel cinema, nella letteratura, nella finanza » , una certa antipatia è quasi scontata, ha detto Romano, secondo il quale « la pretesa di fare della Shoah un unicum della storia » ha contribuito a « far scomparire ciò che di unico effettivamente ha » . Riprendendo le tesi di Daniel sull'incapacità degli ebrei a « non vedersi solo come vittime » , Romano ha criticato le « strategie delle comunità ebraiche » , che spesso hanno fatto « da boomerang attirando antipatie » , e gli indennizzi consegnati alle famiglie dei deportati, « perché ha pagato chi non c'entrava nulla » . Alla fine, èDaniel a smorzare i toni ritornando sull'unicità della Shoah e mostrando una cauta speranza sul processo di pace: « Se Sharon supera il test del ritiro dei coloni, sarà un evento spettacolare » . Il libro di Jean Daniel ha sollevato dure polemiche nelle comunità ebraiche francesi, e anche in quelle italiane i primi segnali non sono favorevoli. Oggi se ne avrà probabilmente una conferma con l'intervento di Giacoma Limentani alla presentazione romana del libro, dove, oltre a Daniel e Gelli, interverrà Eugenio Scalfari. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Libero. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.