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Luce nel buio del tunnel. Come gli ostaggi a Gaza celebravano Hanukkah 13/12/2025

Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
21.01.2005 Polemica sul film Private
e sul suo doppiaggio propagandistico

Testata: Corriere della Sera
Data: 21 gennaio 2005
Pagina: 39
Autore: Maurizio Porro
Titolo: «quel film doppiato a metà»
Il CORRIERE DELLA SERA di venerdì 21 gennaio 2005 pubblica un articolo di Maurizio Porro sul film Private e sulle polemiche suscitate dal suo doppiaggio tendenzioso.
Ecco il testo:

I palestinesi parlano in italiano, ma per capire i soldati israeliani bisogna leggere i sottotitoli.
Così è arrivato nelle nostre sale Private di Saverio Costanzo, film vincitore del festival di Locarno. « Una scelta null'altro che linguistica fa in modo che lo spettatore s'identifichi con la famiglia palestinese » , si legge su Il Riformista in un articolo intitolato « Se l'ebraico non è doppiato » di Anna Momigliano. E ancora: « Quando guardiamo i film sulla seconda guerra mondiale, sentiamo i " buoni" ( gli Alleati) doppiati in italiano, mentre i " cattivi" ( i tedeschi) parlano in una lingua straniera... » .
In effetti il doppiaggio è un'arte piena di stereotipi ( si pensi ai vecchi indiani con i verbi all'infinito, i russi da operetta).
Nel film gli israeliani parlano in ebraico e in inglese. « Dovevo differenziare la lingua e il racconto, ovviamente non era negli intenti privilegiare una parte, tanto che abbiamo lavorato in perfetto accordo con gli israeliani » dice Costanzo. « Il grosso problema del doppiaggio esiste, riguarda il mercato italiano » .
In quasi tutti i 30 paesi del mondo in cui è stato venduto Private uscirà in originale: « Il mio film, co- prodotto dall'Istituto Luce, in 31 copie ha raggiunto 95.000 euro in 6 giorni, avrà qualche proiezione originale nelle grandi città ma l'edizione senza doppiaggio mi avrebbe negato la diffusione » .
Spiega ancora il regista: « Abbiamo voluto il film anche per raccontare la somiglianza di due ceppi linguistici, non abbiamo mai pensato a una divisione manichea, la pellicola è uno psicodramma, di comune accordo tra due popoli, questo dimostra l'onestà degli intenti » .
Eppure anche su questo fronte Private ha diviso. Per esempio il Foglio ha stigmatizzato la poca credibilità del racconto ( la convivenza forzata in una casa tra una famiglia benestante palestinese e un gruppo di militari israeliani).
E sul sito di Angelo Pezzana ( www. informazionecorretta. com), intellettuale scomodo con una storica libreria, a Torino, si parla e si sparla anche di questo film di Costanzo. Il punto di vista è negativo. « I film che escono sull'argomento mi paiono sempre di propaganda anti israeliana — dice Pezzana — cominciando dalla dubbia fama dell'attore palestinese Mohammad Bakri, noto per aver falsificato la storia, aver accusato alcuni innocenti militari di strage nel suo film Jenin, Jenin e per aver poi ritrattato in tribunale, querelato per diffamazione. Credo che per fare un vero documentario sull'argomento ci voglia più obiettività di un film di propaganda mascherato, allora meglio una fiction dichiarata; ed è vero che il doppiaggio non aiuta l'esercito ma solo i palestinesi. E' un'operazione calcolata. E' vero, i soldati ebrei sono umani, ma arrivano in un film che ha il giudizio incorporato » .
Non c'è solo Private . Sta per uscire, il 28 gennaio, con la Lucky Red, anche Il muro, un bellissimo documentario, una riflessione accorata, della regista franco- israeliana Simone Bitton, proiettato a Cannes. Dice l'autrice: « Paragoni con il muro di Berlino? Il muro è lo stesso, uno stesso gesto di divisione e dolore, ma in Medio Oriente l'esercito è uno, in Germania erano diversi » . La nuova dirigenza palestinese cambierà le cose? « Secondo me no, non basterà, il gesto concreto deve venire dagli occupanti e non dagli occupati » .
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