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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Panorama Rassegna Stampa
20.12.2004 Le promesse elettorali e le alleanze di Abu Mazen
un articolo di Fiamma Nirenstein

Testata: Panorama
Data: 20 dicembre 2004
Pagina: 129
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Slalom per Abu Mazen»
A pagina 129 il numero di PANORAMA del 22-12-04 pubblica un articolo di Fiamma Nirenstein che di seguito riportiamo:
La squadra si sta formando, la linea politica pure, ma lentamente. La corsa di Abu Mazen verso le elezioni del 9 gennaio è ardua. Anche perché se il 52% dei palestinesi non vuole più la lotta armata, il 41, 1% tuttora chiede nuovi attacchi. Se Abu Mazen non riuscirà a trovare le alleanze necessarie e a convincere gli elettori che è il sostituto ideale di Yasser Arafat sarà il caos. D’altronde latri nomi importanti, sebbene i candidati siano dieci, non ce ne sono. Ma ci sono in giro molte armi, molte organizzazioni vogliono una fetta di potere, alcune non interromperanno la lotta armata, se pure c’è tanta voglia di tornare a lavorare e a sperare nel futuro. Abu Mazen deve incarnare tutte queste iniziative con un difficile slalom. I migliori amici di Abu Mazen sono tra i cinquantenni dell’intifada. Anzi il suo uomo di fiducia è quel Mohammed Dahlan che tentò di imporre come ministro dell’Interno nei suoi 80 giorni da premier e che ha gestito a colpi di kalashnikov la battaglia contro Mussa Arafat. Fra i "giovani" anche Jibril Rajoub, uomo forte nella Cisgiordania. Perfino le Brigate Al Aqsa e in parte, implicitamente, Hamas hanno dato il loro supporto ad Abu Mazen.
A Gaza e nella Cisgiordania è cominciata una ristrutturazione silenziosa delle organizzazioni armate per evitare l’indisciplina. Se Al Fatah non va unita alle elezioni e si comincia a sparare, sarà la credibilità di tutti i palestinesi a soffrirne. Così si espongono per Abu Mazen grossi pilastri del potere di al Fatah, come il primo ministro Abu Mazen, che lo accompagna ovunque per legittimarlo e sostenerlo. Ma anche leader meno noti eppure significativi, quali Tayd Abdel Rahim (direttoti dell’ufficio presidenziale e membro del Comitato centrale), il portavoce dei prigionieri politici (gruppo importantissimo per il consenso) Abu Hassan Hijawi, il ministro degli esteri Nabil Shaat e personaggi pubblici come Saeb Erekat o Hannan Ashrawi, il capo delle forze di sicurezza di Gaza Amin al hindi, vicino a Dahlan, persino, più discretamente, vecchi amici di Marwan Barghouti come Khadura Fares.
Intanto Abu Mazen promette una quota di potere a tutti. Per ora si dice non disposto a cedere sui confini del 1967 e sui diritti dei profughi, ma vuole la fine della violenza. Riuscirà a convincere tutti e a farsi eleggere?
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