martedi` 06 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Avvenire Rassegna Stampa
17.12.2004 Le trattative di Sharon con i laburisti e il ritiro da Gaza
l'analisi di Graziano Motta

Testata: Avvenire
Data: 17 dicembre 2004
Pagina: 17
Autore: Graziano Motta
Titolo: «Sharon stringe i tempi, governo quasi pronto»
A pagina 17 AVVENIRE di venerdì 17-12-04 pubblica un articolo di Graziano Motta sulla politica di Ariel Sharon, che riportiamo:
E’ data per conclusa l’intesa fra i due maggiori partiti, il Likud e i laburisti, che rende possibile il governo Sharon-Peres per attuare il ritiro di soldati e coloni dalla Striscia di Gaza e a riaprire il dialogo di pace con i palestinesi.
Le trattative con i capi delegazione sono alle ultime battute, ma non si sa se alla coalizione si unirà almeno uno dei due partiti confessionali del Fronte Unito della Torah e Shas. Questo negoziato si è rivelato più difficile di quanto Sharon prevedesse, ma il premier intende giocare le ultime carte entro domenica per riuscire a presentare un governo con una forte base parlamentare. Al momento con le sole forze del Likud (40 deputati) e dei laburisti (21) il governo ha appena un voto di maggioranza alla Knesset (61 su 120); ne avrebbe altri sei se alla coalizione si unisse almeno il Partito della Torah, tuttora diviso al suo interno. Pare ormai svanita la partecipazione dello Shas (11deputati) che non ha ottenuto una radicale modifica della legge finanziaria e soprattutto non ha attenuato la sua opposizione al disimpegno da Gaza.
Intanto Sharon ha rilanciato il piano di ritiro, definendolo una "occasione storica" per un accordo con i palestinesi, dicendo che Israele è pronto a "concessioni molto, molto dolorose". "Abbiamo l’opportunità di uscire dalla recessione – ha aggiunto -, rafforzare la cooperazione internazionale nella lotta al terrorismo e cercare una apertura storica nei rapporti con i palestinesi".
Sul fronte interno ai laburisti Sharon ha offerto sette importanti ministeri, ma non è riuscito a ottenere che almeno uno dei notabili del suo partito (Netanyahu, Mofaz, Shalom e Olmert) rinunciasse ai dicasteri chiave dell’Economia, Difesa, Esteri, e alla vice presidenza del consiglio. Così, per conferire a Shimon Peres il ruolo di prestigio che si merita, Sharon ha pensato per lui alla carica di primo ministro ad interim e all’incarico di presiedere al ritiro da Gaza, che verrebbe formalizzato in un apposito ministero. La gestione della politica estera resterebbe quindi soltanto nelle mani di Silvan Shalom in un momento di straordinaria importanza per la prevista riattivazione del dialogo di pace con i palestinesi sponsorizzato dal "quartetto" per il Medio Oriente e con all’orizzonte una conferenza internazionale promossa sia dal presidente egiziano Mubarak, sia dal primo ministro inglese Tony Blair che la settimana ventura verrà nella regione per illustrare l’iniziativa. Un vertice che Dov Weissglass, principale consigliere di Sharon, ieri alla Conferenza di Herzliya sulla sicurezza, ha detto essere composto da "uomini consapevoli della realtà e che comprendono di dover accettare le regole del gioco". Interessante anche il giudizio espresso in questa conferenza, a conclusione di intensi colloqui a Gerusalemme e a Ramallah, dall’uomo nuovo della politica francese, Nicolas Sarkozy: "Il momento è storico ma è troppo presto per dire se porterà la pace o un fallimento. La mia impressione è che Sharon sia al di sopra dei partiti"
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Avvenire. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

lettere@avvenire.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT