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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
05.10.2004 La fiera degli scrittori di regime
Il salone del libro di Francoforte, organizzato insieme alla Lega Araba

Testata: Corriere della Sera
Data: 05 ottobre 2004
Pagina: 43
Autore: una lettrice - Paolo Mieli
Titolo: «Francoforte strizza l'occhio alla Lega dei satrapi arabi»
A pagina 43 del Corriere della Sera una lettrice scrive a proposito della Fiera del Libro di Francoforte, dedicata al mondo arabo. Le risponde Paolo Mieli. Pubblichiamo entrambi i testi.
Sono reduce dalla lettura sul Corriere dell'interessantissima intervista di Ranieri Polese alla sociologa marocchina Fatema Mernissi. Mi ha colpito il fatto che la Mernissi abbia tenuto a precisare che andrà alla Fiera del libro di Francoforte per conto proprio e non da «intellettuale di palazzo». E mi domando se sia stata una buona idea con tutto quello che sta succedendo in Iraq invitare in Germania un'ampia delegazione di scrittori «ufficiali» anziché personalità più sensibili al drammatico passaggio che sta vivendo il Medio Oriente. E' come se ai tempi del comunismo si fosse organizzata una kermesse di artisti di regime anziché di dissidenti come fortunatamente si fece a Venezia a fine anni Settanta.
Lorenza Vassena
Monza

Cara signora Vassena, anche a me sembra una pessima idea quella della Fiera del libro a Francoforte di organizzare assieme alla Lega araba l'attuale edizione della Buchmesse che si aprirà domani. La Lega araba è l'organizzazione che tiene assieme i ventidue Paesi illiberali dell'area assecondandone in tutto e per tutto la non democraticità. E, a parte il fatto che cinque di questi Paesi (Algeria, Marocco, Iraq, Kuwait e Libia) si sono già tirati indietro, si può star sicuri che gli altri, sotto il patrocinio appunto della Lega araba, invieranno in Germania scrittori ossequiosi o al massimo «dissidenti di regime». Tahar Ben Jelloun in un'intervista a Die Zeit ha previsto che lì a Francoforte «sarà un coro di litanie in omaggio ai potentati arabi, come è del resto sulle pagine dei loro giornali ufficiali». Tutto ciò in un momento nel quale, invece, il Medio Oriente assiste a una fioritura di intellettuali che coraggiosamente hanno impugnato i vessilli della libertà e della democrazia anche a costo di finire in prigione (essendo poi difesi da pochissimi europei tra cui spicca un unico nome, quello di Emma Bonino). La situazione di uomini e donne di cultura in quest'area è particolarmente difficile. Un rapporto sulla libertà d'espressione nel mondo islamico redatto dall'Arab Human Development Report presentato ad Amman, in Giordania, riferisce che il numero dei libri stranieri tradotti nei Paesi arabi negli ultimi novant'anni (il 20 per cento dei quali sono opere monografiche a carattere religioso) è stato inferiore a diecimila, meno di quante sono le traduzioni pubblicate ogni anno in Spagna. I libri dati alle stampe ogni dodici mesi nei Paesi aderenti alla Lega araba sono in tutto ventimila — vale a dire meno di mille in ciascun Paese — mentre, per fare qualche raffronto, Italia e Francia ne pubblicano, da sole, il doppio e il Regno Unito sei volte tanto. D'altra parte il tasso di analfabetismo nei Paesi arabi è altissimo, in particolare tra le donne oppresse dalle più efferate dittature: sotto il regime di Saddam il 76,4 per cento delle irachene non ha mai imparato né a leggere né a scrivere (gli analfabeti maschi di quel Paese sono il 44,7 per cento). Ciò che ha indotto lo scrittore iracheno Hussain al Mozany a dire che prima di pretendere per il suo Paese una democrazia simile a quelle dell'Occidente si deve «procedere passo per passo, chiedere l'applicazione dei diritti umani, la liberazione della donna, l'apertura ai contatti con il mondo e soprattutto fare una grande campagna per l'alfabetizzazione». Invitare alla Buchmesse una battagliera rappresentanza degli scrittori coinvolti in questa particolarissima guerra per il riscatto democratico dei loro Paesi sarebbe stato un segno importantissimo di impegno al loro fianco da parte della Germania (e dell'Europa). Affidare il tutto alla mediazione della Lega araba conferma invece che la Germania (e l'Europa) quando è il momento di scegliere tra un modo — pur diverso da quello degli Stati Uniti — di battersi per la liberazione dei Paesi arabi dalla dittatura e un compromesso con le più o meno temperate satrapie al potere, optano per la seconda strada. Sempre.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

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