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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Foglio Rassegna Stampa
23.09.2004 L'ambasciatore britannico smentisca la frase sulle "pressioni ebraiche" all'America
l'invito dell'ambasciatore d'Israele in Italia

Testata:Il Foglio
Autore: un giornalista
Titolo: «Israele ha chiesto a Londra chiarimenti sulle parole di sir Roberts»
Il Foglio di oggi, 23-09-04 pubblica in prima pagina un articolo sulla reazione della diplomazia israeliana alla dichiarazione antisemita dell'ambasciatore britannico in Italia. Vengono riportate le dichiarazioni sul caso dell'ambasciatore di Israele in Italia, Ehud Gol, che invita Ivor Roberts a pronunciare una chiara smentita, se non le ha pronunciate.
Ecco il pezzo:

Roma. La sede diplomatica britannica a Roma cerca di sminuire e ridimensionare
le conseguenze delle parole del suo ambasciatore, sir Ivor Roberts che, alla conferenza annuale italo-britannica a Pontignano, ha definito, off the record, il presidente americano George W. Bush: "Il più efficace ufficiale di reclutamento di al Qaida", e ha sostenuto che l’Amministrazione americana è sottoposta a "condizionamenti e pressioni" da parte di gruppi di potere israeliani, addirittura usando al posto dell’espressione "jewish lobby" il termine "jewish", considerato dispregiativo; la questione si è trasformata in un caso diplomatico checoinvolge la segreteria di Stato a Washington, i ministeri degli Esteri a Gerusalemme e a Londra. Rispondendo ai giornalisti la portavoce dell’ambasciata britannica a Roma ha detto: "Non posso confermare o negare parole che sono state dette o non sono state dette sotto ‘Chatham House
Rules’": off the record. I partecipanti sanno che sono liberi d’esprimersi, visto che i mass media non possono partecipare e riportare le discussioni che si svolgono a porte chiuse. Il ministero degli Esteri britannico ha espresso una
posizione analoga: "Non vorremmo commentare il caso, ma precisiamo che questa posizione non riguarda la politica del governo britannico". Queste dichiarazioni non sono state sufficienti a calmare l’atmosfera a Gerusalemme
e a Washington. Lo stesso giorno in cui le parole dell’ambasciatore britannico sono state pubblicate dal Corriere della Sera, la sede diplomatica israeliana a Londra ha cercato il maggior numero d’informazioni possibile sulle dichiarazioni precedenti dell’ambasciatore Roberts, per capire se si tratti di un personaggio con idee simili a quelle che circolavano nei periodi più bui della storia degli ebrei in Europa. Rivolgendosi ai giornalisti in cerca di un commento, la portavoce dell’ambasciata israeliana a Londra, Shuli Davidovitz, ha dichiarato che "se queste parole sono state dette, non si tratta di dichiarazioni che rappresentano la posizione del governo che ci ospita qui a Londra. Anche se l’ambasciatore ha espresso la sua opinione personale, non si può ignorare che le sue dichiarazioni puzzano di antisemitismo. L’ambasciata
israeliana a Londra intende rivolgersi al ministero degli Esteri britannico per chiedere il rapporto completo della conferenza". Il giorno dopo si è attivato anche il ministero degli Esteri di Gerusalemme, con una richiesta ufficiale per avere chiarimenti sul caso da Londra. I dubbi del Times, l’elogio del Guardian
Intanto a Roma le dichiarazioni di Roberts hanno causato imbarazzo enorme e hanno offeso personalmente i suoi colleghi israeliani e americani, che prima o poi dovrà pur incontrare nei salotti romani della diplomazia. Al Foglio l’ambasciatore israeliano a Roma, Ehud Gol, ha detto: "Supponendo che queste parole siano state dette, si può affermare che sono dichiarazioni antisemite del livello più basso che esista. Se l’ambasciatore Roberts è convinto di non
aver pronunciato queste parole, non c’e niente di più facile che emettere un’energica smentita". Il diplomatico israeliano, che ha lasciato che fosse il suo ministero a seguire il caso, ha anche precisato: "Prima lo fa, meglio è". La sede diplomatica americana a Roma si è limitata a dichiarare che: "Le due ambasciate, quella britannica e quella americana, hanno discusso il caso fra loro". Tutti i giornali a Londra hanno riportato la notizia, concentrandosi, per motivi interni, soprattutto sul primo punto, cioè il riferimento di Roberts al presidente americano Bush come "miglior ufficiale di reclutamento di al Qaida", e non sulla questione degli ebrei. Alcuni giornali non hanno fatto commenti sul secondo scivolone. Il Times ha dedicato spazio alla notizia in prima pagina. Poi nella quarta ha chiesto al ministero britannico se ci fosse intenzione di richiamare in patria l’ambasciatore Roberts, visto che le sue posizioni non corrispondono a quelle del governo che rappresenta. A Londra, cercando di riportare la calma nella vicenda, il ministero degli Esteri ha detto: "L’ambasciatore ha cinquantotto anni, e anche se ha sbagliato pronunciando quelle frasi, si tratta di parole dette a porte chiuse; in passato ha sempre svolto il suo lavoro in maniera soddisfacente". Il Guardian invece, come altri giornali, ha sottolineato l’imbarazzo che tutta la questione ha causato al governo del primo ministro Tony Blair. Lo stesso quotidiano ha anche dedicato al tema un editoriale, che elogiava l’ambasciatore britannico a Roma, parlando di lui come di una persona che aiuta molto tutti coloro che sono contrari alla guerra.
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