Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Assaliti dalla realtà: la sinistra e il terrorismo in Iraq ma non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere
Testata:Giornale di Sicilia Autore: Valter Vecellio Titolo: «La sinistra scopre che ci sono i "se" e i "ma"»
Sul Giornale di Sicilia di ieri, 01-09-04 Valter Vecelio firma l'articolo: "La sinistra scopre che ci sono i "se" e i "ma" "; sulla caduta delle illusioni della sinistra sulla vicenda irachena. Ecco il pezzo: E’ una polemica al calor bianco quella scoppiata nella redazione del Manifesto, il quotidiano portavoce e megafono di quella che viene definita sinistra antagonista e "radicale" (anche se l’uso del termine è quanto mai improprio, non avendo nulla a che vedere, il partito di Pannella e di Bonino con le posizioni che questa sinistra esprime). La polemica, nonostante il fair play esibito, cova. Pomo della discordia l’Irak. Il Manifesto, senza esitazione fin dal primo giorno ha valutato negativamente l’intervento per rovesciare Saddam; Bush, Blair, Berlusconi, Aznar vengono percepiti come la quintessenza di ogni sciagura. Ha abbracciato senza esitazione la causa di quanti chiedono il ritiro immediato dei militari occidentali dall’Irak, e dà voce a tutte le voci, dai Giulietto Chiesa ai Gino Strada, del variegato "partito" della pace senza "se" e senza "ma". Proprio in un intervento sul Manifesto Ingrao si è augurato che gli americani venissero sconfitti e ne avessero una solenne lezione. Poi sono venute le manifestazioni "a fianco della resistenza irachena", mentre qualche giorno prima i terroristi avevano ucciso i militari italiani a Nassyria. Il criminale slogan che si augurava ce ne fossero "dieci, cento, mille", di quelle stragi. Infine, è storia dei nostri giorni, il rapimento e l’uccisione di Enzo Baldoni: preceduto da una lunga serie di altri delitti e sgozzamenti: giornalisti americani, autisti e manovali pachistani e turchi, il povero Fabrizio Quattrocchi; e in Arabia Saudita, il cuoco Antonio Amato… E’ stato però con il delitto di Baldoni che una parte della sinistra italiana è stata costretta a prendere atto che quel che accade non coincide con quel che si desidera: Baldoni, infatti, non aveva particolare simpatia per gli Stati Uniti e certamente nessuna per Bush; temeva - e l’ha scritto - che il colpo gli potesse venire più da un marine che da un iracheno. Invece è andata come sappiamo, e molti ora a chiedersi: come mai anche a lui, che era un amico? Increduli del fatto che in Irak i terroristi uccidono non per quello che si fa, ma per quello che si è. Un dubbio è venuto anche all’ex direttore del Manifesto, quel Riccardo Barenghi che sotto lo pseudonimo di "Jena" firma telegrafici e perfidi corsivetti in prima pagina. Si è chiesto, sabato scorso, Barenghi: "Tra un Irak liberato a colpi di teste tagliate e un Irak occupato dagli americani, cosa scegliere? Io scelgo la seconda ipotesi". Parrebbe perfino naturale, scontato. Le pur odiose violenze e sevizie consumate nella prigione di Abu Grahib, o le detenzioni a Guantanamo, non sono minimamente paragonabili agli orrori che si sono consumati nei sotterranei della moschea dove si era asserragliata la soldataglia di Moqtada Al Sadr. Per le prime si sono levate una quantità di fiere voci di protesta. Per quel che è accaduto nella moschea di Majaf non uno dei fieri e scandalizzati censori, ha fiatato. Storia vecchia del resto. Ora il caso Barenghi. Alla redazione del Manifesto sono arrivate una quantità di lettere di proteste da parte di lettori "traditi". "L’ho messa giù dura, lo so, ma ci voleva", dice Barenghi, che traccia un primo bilancio: "Parecchie lettere di insulti, molte di discussione, finora una soltanto di approvazione, che però non è granché". Si parlava di polemica che cova sotto la cenere. Al Manifesto infatti si è tenuta una apposita riunione, per discutere della cosa. Chi vi ha partecipato la descrive come "vivace"; poi la decisione di ufficializzare la "linea" del giornale, che non è quella espressa da Barenghi. Un editoriale spiega che si tratta di "un’opinione a titolo strettamente personale"; e anche ieri la polemica è proseguita. Il direttore Gabriele Polo, in prima pagina, sostiene non essere vero che si sia obbligati a scegliere tra un Irak sotto occupazione USA e un paese "liberato" dai tagliatori di teste". "Non ci stiamo", scrive Polo. "Di fronte alla barbarie di mondi impauriti che per sopravvivere o per perpetuare privilegi si chiudono nelle appartenenze, scegliamo la diserzione". In cosa consista questa diserzione non è ben chiaro, chiarissimo invece che si mettono americani e terroristi sullo stesso piano. A Bareghi è concessa la "risposta" nelle pagine interne. Dice di essere anche lui contrario alla guerra, ma conferma i suoi dubbi: "E’ facile rispondere negando il problema oppure ripetendo che la causa primaria è la guerra, anzi il dominio dell’occidente sul mondo, i danni mostruosi che abbiamo fatto nei secoli. E che dunque tutto, tagliatori compresi, ne è una conseguenza. Facile, anche vero. Ma non sufficiente". Un pensatore della sinistra, Massimo Cacciari, archivia in fretta la vicenda: "Barenghi ha scoperto monsieur Lapalisse, perché è evidente che è meglio una democrazia americana di Saddam". E’ evidente, sì, solo ad aver voglia di veder le cose come sono. Ma il miglior cieco, come si sa, è quello che non vuole vedere. Nella sinistra italiana i ciechi per volontà e scelta sono ancora tanti, come il dibattito provocato dall’ex direttore del Manifesto evidenzia. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Giornale di Sicilia. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.