Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Il barbecue, "sottile tortura psicologica" sconosciuta alle più sanguinarie dittature, praticata in Israele
Testata:Il Giorno Quotidiano Nazionale - Il Manifesto Autore: un giornalista - Michelangelo Cocco Titolo: «Barbecue davanti alle celle contro lo sciopero della fame - Israele, barbecue in cella, razzi su Gaza»
Cronache da Israele incentrate sullo sciopero della fame dei detenuti palestinesi e sull'eliminazione a Rafah dei due terroristi di Hamas pronti a lanciare un missile Kassam verso il kibutz Saad (vedi "Citano le sole fonti palestinesi", Informazione Corretta del 17-08-04). Il GIORNO QUOTIDIANO NAZIONALE pubblica a pagina 16 l'articolo "Barbecue davanti alle celle contro lo sciopero della fame", che di seguito riproduciamo: Tel Aviv - Cucinare bistecche alla brace davanti alle celle dei detenuti che digiunano. E' questa la sottile tortura psicologica che gli israeliani metteranno in campo per scoraggiare i 1500 prigionieri palestinesi che ieri hanno proclamato lo sciopero della fame. Lo fecero anche gli inglesi con i detenuti nord irlandesi. Benchè "psicologica" e "sottile", il barbecue è dunque una "tortura", al pari delle finte esecuzioni capitali, delle scariche elettriche, dell'estirpazione delle unghie e della rottura della colonna vertebrale (in uso in Siria).
E' probabile che la sadica astuzia dei carcerieri non riesca a disinnescare la "bomba" dello sciopero e ad evitare che dilaghi a tutti gli 8000 detenuti arabi e fuori dalle carceri.
Forse questi "sadici" carcerieri israeliani sono troppo "sottili", troppo "astuti", tanto da risultare inefficaci. Niente a che vedere con gli interrogatori con i quali i palestinesi ottengono le confessioni dei collaborazionisti: la tortura "made in Anp", oltre a essere politicamente giustificabile e meno perfida dei barbecue israeliani è anche, stranamente, più efficace. Gli israeliani sanno bene che fu la rivolta dei prigionieri palestinesi nel 2000 a creare le basi dell'ultima Intifada che fino ad oggi è costata la vita a tremila arabi e a un migliaio di ebrei. Tra le vittime israeliane dell'attuale "Intifada", vi sono anche arabi israeliani, sia pure colpiti, secondo le dichiarazioni dei terroristi, "per errore". Inoltre questi dati non distinguono fra armati (in maggioranza fra i caduti palestinesi) e civili (in maggioranza fra gli israeliani)
Accanto ai detenuti in lotta si sono subito schierate le organizzazioni armate dell'Intifada. "Organizzazioni armate" responsabili di stragi terroristiche contro i civili israeliani.
Le "Brigate dei martiri di Al Aqsa", un gruppo legato ad al Fatah, la fazione palestinese di maggioranza, hanno ordinato ai loro militanti di rapire soldati israeliani "allo scopo di scambiarli con i reclusi palestinesi". Strani "militanti", dediti ai rapimenti, quelli di questo "gruppo legato ad Al Fatah.
E ieri mattina, acanto al recinto del carcere Hadarim (a nord di Tel Aviv) è stato deposto un piccolo ordigno che è stato poi disinnescato. Eppure questo tipo di solidarietà violenta
In una ideale classifica dei più brillanti eufemismi per "terrorismo", "solidarietà violenta" avrebbe certo i titoli per ambire al primo posto.
contrasta con lo spirito della protesta Spirito che rimane però occulto, non avendo ispirato nessuna condanna pubblica della "solidarietà violenta". I detenuti affermano infatti di aver presentato richieste di carattere umanitario come l'uso del telefono, rapporti meno difficili con i parenti in visita, la fine delle pratiche più umilianti del carcere.
Come le perquisizioni che, secondo gli israeliani hanno portato al sequestro di decine di telefoni cellulari dei quali i detenuti si erano serviti per organizzare nuovi attentati (vedi articolo su LIBERO "Sciopero della fame insidiato dalle grigliate", pagina 16). Ma di questo IL GIORNO QN non ritiene di dover informare i propri lettori. Il ministro della sicurezza interna, Tzabi Hanegbi, sceglie invece il pugno di ferro: non si farà intimidire "dai terroristi in carcere" e non muoverà un dito anche se "dovessero fare lo sciopero della fame fino alla morte". Anche il MANIFESTO nell'articolo di Michelangelo Cocco, "Israele, barbecue in cella, razzi su Gaza", a pagina 9, qualifica come "forme di tortura psicologica già sperimentate in Gran Bretagna sui prigionieri nord-irlandesi negli anni 70-80", "l'odore delle pietanze diffuso nelle celle" e i secondini che si mostrano "ai palestinesi nell'atto di mangiare" Di seguito il pezzo:
Il profumo della carne alla brace e l'aroma del pane appena sfornato per cercare di stroncare sul nascere lo sciopero della fame dei detenuti palestinesi, iniziato domenica, al quale ha preso parte anche il prigioniero dei prigionieri, quel Marwan Barghouti indicato come il successore naturale del presidente Arafat. I responsabili delle strutture penitenziarie israeliane ieri hanno confermato che lo Stato ebraico sta ricorrendo a forme di tortura psicologica già sperimentate dalla Gran Bretagna sui prigionieri nord-irlandesi negli anni `70-`80. Via libera dunque all'odore delle pietanze diffuso nelle celle, mentre i secondini sono invitati a mostrarsi ai palestinesi nell'atto di mangiare. «Non è la nostra politica ufficiale, ma è possibile che in alcune prigioni le guardie lo facciano, come iniziativa personale», ha dichiarato alla France presse (Afp) Sharon Gutman, portavoce del servizio penitenziario. Ofer Lefler, un altro portavoce, ha confermato all'Associated press che «vogliamo che i prigionieri riprendano a mangiare il più presto possibile». Da domenica sono in sciopero della fame oltre 1.500 detenuti, ma la protesta dovrebbe estendersi a tutte le carceri e i campi di detenzione, coinvolgendo entro la fine della settimana tutti i 7.000 palestinesi che - secondo i dati dell'organizzazione umanitaria B'Tselem - sono prigionieri nei centri di detenzione israeliani. E se il ministro della sicurezza interna, Tzahi Hanegbi, ha dichiarato che i detenuti «possono protestare fino alla morte», il presidente Arafat ha dato il suo imprimatur allo sciopero, una «protesta contro l'occupante e i suoi metodi razzisti e disumani». Tutte le organizzazioni palestinesi, dal Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp) ad Hamas, appoggiano i prigionieri ed hanno organizzato una serie di manifestazioni per sostenerli man mano che lo sciopero andrà avanti. Mahmoud Ziadi, a capo del comitato delle famiglie dei prigionieri della Cisgiordania, ha spiegato al manifesto che questa volta lo sciopero potrebbe assumere forme estreme, simili a quelle dei parenti dei prigionieri politici turchi che si lasciano morire di fame per lottare contro le condizioni di detenzione imposte ai loro cari. Ziadi ci tiene a sottolineare che «il carattere di questa protesta non è politico, ma umanitario». Le richieste dei prigionieri includono: telefoni pubblici nei blocchi carcerari, la rimozione del vetro di separazione durante i colloqui con i parenti, la fine di perquisizioni personali definite «umilianti». Al direttore delle carceri, Yaakov Ganot, che afferma che lo sciopero è pilotato dalle organizzazioni Hamas e Jihad, che vorrebbero organizzare nuovi attentati dall'interno delle prigioni, Ziadi risponde che «questa è solo propaganda», perché «gli israeliani sarebbero perfettamente in grado di controllare le conversazioni, telefoniche e non, reprimendo eventuali violazioni delle regole».
E nessuno, naturalmente, si sognerebbe di protestare contro l'intrusione nella privacy dei prigionieri, nè di cercare di rendere le istruzioni criminali incomprensibli agli Israeliani
La novità del barbecue, secondo il rappresentante delle famiglie, «dimostra l'ignoranza israeliana della determinazione dei prigionieri, che andranno avanti fino a quando avranno ottenuto questi diritti umanitari minimi». La notizia che Marwan Barghouti s'è unito allo sciopero è stata data all'Afp da Issa Qaraqea, presidente dell'Associazione dei prigionieri palestinesi, e confermata dalla figlia di Barghouti, Aruba. Il leader di Al Fatah, condannato a cinque ergastoli perché considerato da Israele mandante di numerosi omicidi, è prigioniero da due anni a Beersheva, nel sud d'Israele. Le Brigate dei martiri di Al Aqsa, hanno fatto sapere la loro ricetta per svuotare un po' le carceri del nemico dalle centinaia di prigionieri catturati dopo la seconda intifada: rapire soldati israeliani e scambiarli con i detenuti palestinesi.
Due palestinesi sono rimasti uccisi all'alba di ieri in un raid compiuto da un elicottero israeliano sul campo profughi di Jabaliya, nel nord della striscia di Gaza. L'Apache ha sparato quattro missili all'interno del campo. Le due vittime sono state identificate come Mussa Abu Mashi, 20 anni, e Mohamad Salmane Abu Hashish, 21; lavoravano come vigilantes nella tenuta.
Erano inoltre due terroristi di Hamas che cercavano di lanciare un razzo Kassam in Israele (vedi "Citano le sole fonti palestinesi", Informazione Corretta del 17-08-04).
Un giovane è stato ammazzato dall'esercito a Nablus, in Cisgiordania.
Nessuna informazione viene fornita sulle circostanze e le modalità di questo episodio, avvenuto durante un' operazione che ha portato alla scoperta di un laboratorio di esplosivi.
E nessuno, naturalmente, si sognerebbe di protestare contro l'intrusione nella privacy dei prigionieri, nè di cercare di rendere le istruzioni criminali incomprensibli agli israeliani.
La novità del barbecue, secondo il rappresentante delle famiglie, «dimostra l'ignoranza israeliana della determinazione dei prigionieri, che andranno avanti fino a quando avranno ottenuto questi diritti umanitari minimi». La notizia che Marwan Barghouti s'è unito allo sciopero è stata data all'Afp da Issa Qaraqea, presidente dell'Associazione dei prigionieri palestinesi, e confermata dalla figlia di Barghouti, Aruba. Il leader di Al Fatah, condannato a cinque ergastoli perché considerato da Israele mandante di numerosi omicidi, è prigioniero da due anni a Beersheva, nel sud d'Israele. Le Brigate dei martiri di Al Aqsa, hanno fatto sapere la loro ricetta per svuotare un po' le carceri del nemico dalle centinaia di prigionieri catturati dopo la seconda intifada: rapire soldati israeliani e scambiarli con i detenuti palestinesi. Due palestinesi sono rimasti uccisi all'alba di ieri in un raid compiuto da un elicottero israeliano sul campo profughi di Jabaliya, nel nord della striscia di Gaza. L'Apache ha sparato quattro missili all'interno del campo. Le due vittime sono state identificate come Mussa Abu Mashi, 20 anni, e Mohamad Salmane Abu Hashish, 21; lavoravano come vigilantes nella tenuta. Erano inoltre due terroristi di Hamas che cercavano di lanciare un razzo Kassam in Israele (vedi "Citano le sole fonti palestinesi", Informazione Corretta del 17-08-04).
Un giovane è stato ammazzato dall'esercito a Nablus, in Cisgiordania. Nessuna informazione viene fornita sulle circostanze e le modalità di questo episodio, avvenuto durante un'operazione che ha portato alla scoperta di un laboratorio di esplosivi. L'uomo era disarmato ma l'esercito fronteggiava palestinesi che lanciavano pietre.Vedi:
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