Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
I terroristi non sono democratici neanche quando combattono la corruzione analisi del caos politico nell'Anp
Testata: Il Foglio Data: 07 agosto 2004 Pagina: 3 Autore: un giornalista Titolo: «Le brigate anti Arafat»
Un editoriale a pagina 3 del Foglio di oggi, 07-08-04, analizza la crisi dell'Anp e del regime di Arafat e spiega come il perdurare al potere di una "camarilla sempre più ristretta e meno rappresentativa" consenta ora al terrorismo di "presentarsi paradossalmente come democratico". Senza tacere le pesanti responsabilità dell'Europa. Ecco il pezzo: La contestazione al potere di Yasser Arafat ha raggiunto ormai, tra i palestinesi, un livello assai prossimo alla guerra civile. L’attacco più insidioso viene dall’ala armata del suo stesso partito, Al Fatah, raggruppata attorno al movimento semiterroristico delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa. In un documento-ultimatum di questa organizzazione si esprime una sorta di pronunciamanto militare contro il regime del Rais, di cui si condannano senza appello la corruzione, il nepotismo, la tirannia. Si chiede in primo luogo la destituzione dei funzionari del potere palestinese "le cui ingiustizie, aggressioni e crudeltà sono state peggiori dei crimini dell’occupazione" israeliana. La rivolta che serpeggia all’interno di Al Fatah ha molte facce, probabilmente è almeno in parte sostenuta da nuovi leader che puntano ad assicurarsi la successione di Arafat puntando spregiudicatamente sulla disperazione dell’Intifada. Insieme a rivendicazioni di democrazia, come la richiesta di elezioni a tutti i livelli, e di trasparenza, contro l’utilizzo privatistico dei fondi pubblici o la subordinazione dei media, avanzano richieste bellicistiche, come la rivendicazione di una modifica costituzionale che sancisca il diritto alla lotta armata contro Israele. Tutto ciò avviene alla vigilia del disimpegno unilaterale di Israele dalla striscia di Gaza, territorio in cui la forza più popolare, il movimento terroristico di Hamas, tace, restando a guardare gli epigoni di Arafat che si sbranano tra di loro. E’ difficile prevedere quale sarà l’esito di questa lotta intestina, ma è abbastanza semplice identificarne le cause. La scelta dei finanziatori della Palestina, a cominciare dagli europei, di chiudere tutti e due gli occhi di fronte all’evidente ambiguità politica e degradazione democratica del regime di Arafat, ha consentito a una camarilla sempre più ristretta e meno rappresentativa di mantenere un potere autoreferenziale. Così l’insoddisfazione popolare ha trovato sbocco nel terrorismo che ora tenta di presentarsi paradossalmente come democratico. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.