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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Repubblica - Il Manifesto Rassegna Stampa
05.08.2004 Le dichiarazioni dell'Onu non si discutono (anche se poco credibili)
quelle dell'esercito israeliano non si citano nemmeno

Testata:La Repubblica - Il Manifesto
Autore: Marco Ansaldo - la redazione
Titolo: «Gaza, l'Onu abbandona - L'Onu si ritira da Gaza»
L'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei palestinesi profughi delle guerre arabo-israeliane, preoccupandosi essenzialmente di mantenerli tali per generazioni, e di impedire il loro inserimento nei paesi dove vivono, abbandona Gaza. Voluta dai paesi arabi come arma politica e propagandistica contro Israele, l'Unrwa impiega molti funzionari palestinesi. E non è certo un'organismo super partes.
Le dichiarazioni del suo direttore Peter Hansen, secondo il quale il motivo del ritiro è da ricercarsi nell'intensificarsi delle operazioni militari israeliane, che non hanno certo l'Unrwa come obiettivo, dovevano dunque essere prese con beneficio d'inventario. Tanto più nel momento in cui Gaza precipita nel caos dello scontro tra bande armate palestinesi e dei rapimenti di stranieri.
Così non hanno fatto, invece, nè LA REPUBBLICA nè IL MANIFESTO negli articoli dedicati all'argomento.

Da LA REPUBBLICA, a pagina 16, l'articolo di Marco Ansaldo, "Gaza, l'Onu abbandona".

GERUSALEMME - Via da Gaza. E subito. Gli stranieri lasciano la Striscia. Il Dipartimento di Stato americano ha invitato i propri connazionali ad abbandonare immediatamente la zona e a non andare in Israele. Il timore di rapimenti di cittadini occidentali è alto, e gli Usa raccomandano di stare lontani da Gerusalemme. Con una escalation drammatica e improvvisa ha annunciato il ritiro del personale straniero dalla Striscia anche l´Unrwa, l´agenzia Onu per i rifugiati palestinesi. Ma la motivazione è diversa: la protesta è invece contro l´aumento delle operazioni militari dell´esercito nell´area. Un gesto che mette ancora una volta Israele e le Nazioni Unite in rotta di collisione.
Gaza e la Striscia sono dunque da oggi "off limits", territori senza controllo. Il Dipartimento di Stato ha rilasciato addirittura un comunicato via Internet per chiedere ai cittadini Usa di uscire dall´area. Nel giro di due settimane ben due sequestri diversi sono avvenuti nei Territori, prima contro un gruppo di volontari francesi prima, e poi contro tre insegnanti occidentali tra cui un americano. Tutti sono stati liberati poche ore dopo. Ma gli Stati Uniti avvertono che la situazione in tutta la regione è «instabile», per nuovi attentati annunciati contro gli stranieri. E ha così ritenuto di aggiornare il comunicato del 28 aprile scorso, che invitava genericamente alla prudenza. Adesso Washington raccomanda invece di non andare del tutto in Israele. Chi dovesse farlo deve «evitare il più possibile locali pubblici, come ristoranti o bar, negozi e mercati e centri commerciali, isole pedonali, autobus e fermate di autobus, e altri posti affollati».
La situazione di Gaza è dunque sensibilmente destinata a peggiorare anche dopo la decisione dell´agenzia Onu per i rifugiati di ritirare il personale straniero. «Ci troviamo di fronte a una nuova fase - ha spiegato il direttore dell´organismo delle Nazioni Unite, Peter Hansen - di deterioramento della sicurezza. Ho ordinato che il resto degli impiegati stranieri si installino temporaneamente ad Amman, in Giordania, tranne quelli che lavorano nel mio ufficio e che collaborano con il vice commissario generale».
Le ragioni del gesto sono state affrontate più esplicitamente dal portavoce dell´Unrwa. Il motivo principale - ha detto Johan Eriksson - è «l´espansione delle operazioni militari che Israele sta attuando nel settore nord della Striscia», con l´intento di impedire lanci di razzi Qassam contro il suo territorio. Il provvedimento riguarda 19 dipendenti. Ma il mese scorso altri 20 erano stati già ritirati. Il personale straniero dell´Unrwa rimasto conta ora sole nove persone. «L´ufficio di Gaza - ha precisato Hansen - continuerà a operare con tutto il suo personale locale e assicurerà i servizi correnti e di urgenza per i rifugiati palestinesi». Attiva con migliaia di persone tra cui medici, insegnanti, assistenti sociali, infermieri, l´Unrwa è presente nei territori palestinesi dal 1948.
Da oltre un mese nella Striscia la tensione è forte tra gli stessi palestinesi, ed è sfociata anche in atti di violenza fra i sostenitori del presidente Yasser Arafat e i suoi avversari. La pressione israeliana tuttavia non si allenta. Ieri ha investito anche la periferia del campo profughi di Jabaliya, dove sono stati uccisi tre palestinesi, tra cui un bambino di 9 anni.
A conclusione dell'articolo, una grave omissione.
Le operazioni militari israeliane avevano lo scopo di fermare il lancio di missili Kassam contro Sderot, ma Ansaldo non lo scrive.

Dal MANIFESTO, a pagina 6: "L'Onu si ritira da Gaza":

Cinque palestinesi - fra cui un bambino - sono stati uccisi in tre diversi scontri con le forze israeliane nella striscia di Gaza e in Cisgiordania. Nel centro di Nablus un uomo di 29 anni è stato colpito a morte durante un conflitto a fuoco tra agenti israeliani sotto copertura e miliziani palestinesi.
Il fatto che il portavoce dell'esercito israeliano abbia negato che il palestinese a Nablus sia stato ucciso dai soldati israeliani ed abbia affermato invece che ad ucciderlo siano stati gli stessi terroristi palestinesi è una notizia che IL MANIFESTO preferisce non riferire. Può essere invece letta sia sul sito del quotidiano israeliano Maariv

http://www.maarivintl.com/index.cfm?fuseaction=article&articleID=10552

sia a pagina 13 dell'AVVENIRE di oggi, 05-08-04. Graziano Motta, nell'articolo "Territori, Israele estende l'offensiva. Uccisi due ragazzi e un bimbo a Jabaliya", (il cui titolo manca di informazioni essenziali circa le cause degli scontri), scrive infatti: "Versioni discordanti, invece, sull'uccisione di un palestinese a Nablus, in Cisgiordania. Per i palestinesi l'uomo, un venditore ambulante, è stato ucciso dai soldati nel corso di una sparatoria con i miliziani. Un portavoce militare ha detto invece che la vittima è stata colpita incidentalmente dai palestinesi"
Come IL MANIFESTO anche REPUBBLICA nel suo sito on-line dà la notizia senza riportare la versione israeliana. L'articolo è rinvenibile al seguente indirizzo internet:

http://www.repubblica.it/news/ired/ultimora/rep_nazionale_n_779787.html

Nella Striscia di Gaza due giovani sono morti durante operazioni dell'esercito israeliano. A Rafah, Jihad El-Bess, 20 anni, è stato ucciso durante un raid per portare alla luce la rete di tunnel utilizzata per contrabbandare armi e munizioni dall'Egitto. A Jabaliya, nel nord del territorio, sono stati uccisi due adolescenti. Kassem al Mutawaq, 18 anni, è stato colpito a morte dai soldati penetrati fin nel centro dell'abitato con l'obiettivo di stanare i miliziani responsabili del lancio di razzi rudimentali al-Qassam contro il sud di Israele. In quest'incursione ha perso la vita anche un bambino. Mohammed Hisham Salem, 9 anni, è stato colpito in pieno petto. Era figlio di un esponente di spicco della Jihad islamica di Beit Lahiya, a nord di Jabaliya. Visto il deteriorarsi della situazione, l'Unrwa (l'agenzia delle Nazioni unite impegnata nell'assistenza ai profughi palestinesi) ha deciso di ritirare per ragioni di sicurezza il proprio personale straniero dalla striscia di Gaza. L'organizzazione umanitaria ha annunciato che farà rientrare diciannove operatori, in aggiunta ai venti già rimpatriati il mese scorso, e che lascerà nella striscia di Gaza solo nove dipendenti. La decisione è stata presa - hanno spiegato i responsabili- alla luce della nuova spirale di violenza che sta insanguinando i territori occupati.

Bulldozer dell'esercito israliano hanno poi continuato la loro incessante opera di demolizione: ieri in Cisgiordania sono stati rasi al suolo almeno dieci tra case e negozi palestinesi che sarebbero stati costruiti senza permesso. Intorno alle 4 del mattino (le 3 in Italia), quattro ruspe sono entrate nel villaggio di Azzun Adna, vicino a Qalqiliya, con l'appoggio di una ventina di jeep e hanno cominciato a radere al suolo gli edifici. Il villaggio sorge accanto alla contestata barriera difensiva che Israele sta costruendo in Cisgiordania ed è tagliata in quattro dai blocchi di cemento del `muro'. Una portavoce del dipartimento per l'amministrazione civile israeliana, che ha la responsabilità dei territori occupati, ha spiegato che le palazzine sono state abbattute perché «costruite illegalmente».

Intanto si apre un inaspettato scandalo sicurezza nello stato ebraico. Gravi falle nei sistemi di sicurezza approntati a difesa di numerosi siti strategici in Israele, sia civili sia militari, sono state scoperte da una commissione parlamentare d'inchiesta della Knesset, i cui membri hanno compiuto una serie di sopralluoghi a sorpresa in oltre una sessantina di installazioni a rischio. E' quanto emerge dal rapporto stilato dai commissari stessi, in cui si denuncia l'esistenza di «punti deboli» persino in luoghi come l'aeroporto internazionale «David Ben Gurion», nei pressi di Tel Aviv, oppure nello scalo marittimo settentrionale di Haifa, il più importante del Paese. Il presidente dell'organo inquirente, il parlamentare laburista Efraim Sneh, a titolo di esempio ha citato l'ubicazione di un campo di accoglienza nel quale sono ospitati lavoratori stranieri, e persino palestinesi privi dei permessi prescritti: sorge nei pressi di una importante base militare nel centro dello Stato ebraico, la cui recinzione protettiva circostante è addirittura risultata letteralmente a pezzi. Nel rapporto si sottolinea inoltre che le reti di comunicazione interne sono vulnerabili ad «attacchi terroristici», sebbene sul punto Sneh non abbia poi voluto entrare nello specifico. «Non è il caso di lasciarsi prendere dall'isterismo», ha commentato ancora il deputato laburista. «Le misure di sicurezza nel loro complesso sono buone, ma ci sono punti deboli che potrebbero consentire ai terroristi di perpetrare un attacco di portata strategica».
IL MANIFESTO "scopre" che Israele ha dei problemi di sicurezza e trasforma in uno "scandalo" la denuncia di alcune falle in un sistema altrimenti efficace. Peccato che un'analoga considerazione per i problemi della sicurezza sia del tutto assente quando il quotidiano descrive le operazioni militari israeliane o la barriera difensiva.


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